Luigi Viva a Velletri e Genzano: “Il lascito più grande di De André è lo stimolo a pensare”

Tre appuntamenti emozionanti a Velletri e Genzano con Luigi Viva, che a vent’anni dalla scomparsa di Fabrizio De André ha presentato il suo ultimo libro “Falegname di parole”. Un ricordo e una testimonianza dagli occhi di un amico del grande cantautore genovese, in un volume ricco di lettere, immagini, foto e testi sul personaggio, sul genio e sul musicista Faber. Prima tappa giovedì mattina presso la Casa Circondariale di Lazzaria, a Velletri: grazie alla collaborazione con l’Associazione Volontari Assistenza Reclusi “con profonda commozione” – come dichiarato da Guido Ciarla – “abbiamo ascoltato le parole e la musica di De André nel carcere”. Ad accompagnare gli incontri con la loro bravura e maestria, voce e chitarra di Giampiero Gotti e Simone Presciutti, presenti in Carcere, alla Mondadori di Velletri e a quella di Genzano. Grazie alla proiezione di vari contributi video, Luigi Viva ha spiegato e raccontato il suo De Andrè “visto da vicino”, iniziando dal contributo sul principe anarchico di Maggiani. “Mi ha colpito subito” – ha detto l’autore – “il suo modo di pensare, mi è sembrato quasi doveroso confrontarmi con lui per motivi politici. Ricevendo da lui stesso l’autorizzazione a scrivere uno studio sulla vita e sulle opere, ho appreso e vissuto un sacco di aneddoti” – ha svelato Viva – “che mi hanno fatto comprendere la grandezza di questo personaggio”. Dalle foto degli anni Sessanta al Teatro Duse con Tenco, fino alle collaborazioni con i più grande della musica italiana: parole e immagini hanno dato la cifra del mondo di Faber, “che definire un poeta è di una banalità assurda”, come chiosato da Viva. Gotti e Presciutti hanno letteralmente in cantato eseguendo “La canzone di Marinella” e “Se ti tagliassero a pezzetti”, prima di un altro interessante intervento dell’autore sulle influenze musicali che hanno formato e colpito particolarmente De André. “Rispetto a tanti fenomeni odierni” – ha detto Luigi Viva – “Fabrizio non aveva timore a dire di aver imparato da qualcuno. Non ha mai disconosciuto le influenze, e uno dei grandi cantautori che lo hanno formato è Georges Brassens, che conobbe nel 1956”. Fra i tre dischi cardine della produzione dell’artista genovese Viva ha citato “Crêuza de mä”, importante per la sua valenza politica, per la ricerca musicale ed etnica, “Le nuvole”, un album di passaggio con canzoni come “Don Raffaè” e “Le Nuvole stesse”, e “La domenica delle salme”, per le opinioni che ha determinato e portato avanti. Proprio su “Don Raffaè”, fra i pezzi più celebri e conosciuti, Viva ha voluto soffermarsi per spiegare il dramma unito alla leggerezza in una canzone che sotto una apparente ilarità cela in realtà un grido di dolore dello Stato inchinatosi alla camorra. La corrispondenza fra Faber e Raffaele Cutolo in tal senso spiega molto sul significato del pezzo. Gotti e Presciutti hanno dunque eseguito, con il coinvolgimento del pubblico, “Don Raffaè” e “La guerra di Piero”. Un aspetto che più ha intrigato gli spettatori di Velletri e Genzano è stato quello del rapporto di Faber con gli altri cantautori: da Venditti a De Gregori, per citarne soltanto due, De André è stato amato e apprezzato da tanti. Vent’anni dopo la sua scomparsa prematura, solo un amico e un conoscitore vero di Luigi Viva poteva ricordarlo nella sua essenza più profonda, e così ha fatto in chiusura, non senza suscitare un pizzico di commozione: “La perdita più grande che abbiamo avuto con Fabrizio è quella civile e politica. Ci ha rappresentato un po’ tutti, quando diceva che dava voce agli oppressi dall’odiata borghesia. Il lascito più grande di De André è lo stimolo a pensare, da parte di un cantautore è davvero molto”. Prima del lungo firma-copie e delle tante foto-ricordo a cura dell’Associazione Click!, tempo per ascoltare una traccia sull’anarchia e “Bocca di rosa”, ancora una volta magistralmente eseguita da Simone Presciutti e Giampiero Gotti. Si è chiusa così una due giorni, quella con Luigi Viva, che ha visto il pienone in entrambe le Librerie gestite da Guido Ciarla e Aurora De Marzi, a Velletri e Genzano, e un incontro denso di emozioni in Carcere. “Falegname di

parole” si candida a diventare uno dei libri più belli ed intensi del 2019, mentre De André – qualora ce ne fosse bisogno – si conferma un dispensatore di brividi, emozioni e pensieri.

Rocco Della Corte

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