Teatro Argentina
5 • 13 giugno 2021
Dal 5 al 13 giugno Carmelo Rifici torna a esplorare gli archetipi dell’inconscio con uno spettacolo
che si fa spazio di condivisione tra attori e pubblico: MACBETH, LE COSE NASCOSTE, tratto dalla sanguinosa e geniale opera di Shakespeare,
nella potente riscrittura di Angela Dematté. Rifici affonda le radici nel rito teatrale per rivisitare il passato come fonte inesauribile di
comprensione del presente per un’opera che illumina i recessi del nostro io più profondo portando sul palco un processo psicanalitico:
quello attraversato dagli attori durante l’originale genesi dello spettacolo
MACBETH, LE COSE NASCOSTE
di Angela Dematté e Carmelo Rifici
tratto dall’opera di William Shakespeare
dramaturg Simona Gonella
progetto e regia Carmelo Rifici
équipe scientifica Dottore Psicoanalista Giuseppe Lombardi e Luciana Vigato, esperta di comunicazione non verbale e stili relazionali
con (in ordine alfabetico) Alessandro Bandini, Alfonso De Vreese, Angelo Di Genio, Tindaro Granata,
Leda Kreider/Marta Malvestiti, Maria Pilar Pérez Aspa, Elena Rivoltini
e con (in alternanza) Angela Dematté, Simona Gonella, Carmelo Rifici
scene Paolo Di Benedetto – costumi Margherita Baldoni – musiche Zeno Gabaglio
disegno luci Gianni Staropoli – video Piritta Martikainen – assistente alla regia Ugo Fiore
scene e costumi realizzati dai Laboratori di Scenografia e Sartoria del Piccolo Teatro di Milano – corone Alessandro De Marchi
Produzione LAC Lugano Arte e Cultura
in coproduzione con Teatro Metastasio di Prato, TPE – Teatro Piemonte Europa, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con Centro Teatrale Santacristina –partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco
Si ringraziano Giuseppe Lombardi per l’amorevole partecipazione al progetto, Igor Horvat per la partecipazione in video, Alessio Maria Romano per la cura dei movimenti di scena e tutto lo staff tecnico del LAC. Un ringraziamento speciale a Chiarastella Serravalle e all’Associazione Culturale Arte-Mide (Venezia) per le immagini video della maestra merlettaia Emma Vidal. Un affettuoso grazie a Christian La Rosa per il viaggio compiuto insieme.
Nello spettacolo è presente una scena di nudo integrale
Dal 5 al 13 giugno (ore 19, la domenica ore 17) la spregiudicata e audace indagine sui classici e sugli archetipi dell’inconscio collettivo di Carmelo Rifici conquista il palco dell’Argentina con il sanguinario MACBETH, LE COSE NASCOSTE, una riflessione sulla violenza in bilico tra finzione e testo che si muove nello spazio intimo delle esperienze personali degli attori, ripercorse sul filo delle suggestioni dell’opera grazie al lavoro dello psicoanalista junghiano Giuseppe Lombardi e della psicoterapeuta Luciana Vigato.
Quattro anni dopo Ifigenia, liberata, il regista Carmelo Rifici si immerge assieme ad Angela Dematté e alla dramaturg Simona Gonella nella riscrittura di uno dei classici più potenti ed evocativi del genio shakespeariano, in cui il teatro si fa spazio di condivisione tra attori e spettatori. Se la filosofia è lo strumento che ha accompagnato il lavoro su Ifigenia, la psicoanalisi è la chiave della genesi e della realizzazione di Macbeth; parte integrante del progetto sono state infatti le sedute di analisi nelle quali gli attori hanno affrontato, in bilico tra esperienze autobiografiche e spunti dell’opera, i temi del testo. Il palco si dispone dunque a portare alle spettatrici e agli spettatori le elaborazioni e le incarnazioni di un processo psicanalitico, il cui risultato è un progetto articolato in tre parti. Uno spettacolo che offrirà al pubblico la possibilità di riagganciarsi alla “strega interiore”, lasciandosi guidare in un sogno collettivo, in un dialogo/confronto con la pulsione e il desiderio: «la prima parte consiste in un’analisi degli attori coinvolti nello spettacolo – racconta Rifici – Dai loro lati “nascosti” si passa alla seconda fase, quella del lavoro sui personaggi: Macbeth vuole scoprire che cosa c’è oltre le cose conosciute, vuole distruggere il senso delle cose. La terza sezione è invece legata al mondo infero delle streghe, di Ecate, il mare nero nel quale nuota inconsapevolmente la collettività, la comunità degli uomini».