A partire dal 23 settembre 2023 fino al 12 gennaio 2024 presso l’Archivio di Stato di Firenze si terrà una mostra dedicata all’architetto fiorentino Adolfo Coppedè (1871-1951).
L’evento costituisce l’occasione per ufficializzare l’acquisizione da parte dell’Istituto di un consistente nucleo documentario afferente all’archivio Coppedè, già depositato presso l’Archivio fiorentino nel 1999 e finalmente acquistato dal Mibact nel 2020, in piena fase pandemica.
Coppedè fu una delle figure di maggior rilievo nell’architettura civile italiana della prima metà del ’900. Formatosi a Firenze principalmente nella bottega di intaglio paterna, all’insegna di un artigianato artistico che ambiva a elevarsi ad arte ufficiale, Adolfo raggiunse la fama come architetto nei primi anni Dieci, con i lavori per le sale del palazzo della Nuova Borsa di Genova; proseguì poi senza sosta e con alterne fortune la sua attività, sia in Italia sia all’estero, fino al 1937, quando decise di ritirarsi definitivamente dalla scena pubblica.
L’esposizione documenta la vicenda professionale di Coppedè mettendo in luce alcuni aspetti nodali della sua produzione, a partire proprio dal lavoro all’interno della bottega di intaglio del padre Mariano, La Casa Artistica, che gli diede modo di formarsi nel solco della tradizione ebanistica fiorentina, ma anche di aprirsi al contesto internazionale, grazie ai progetti realizzati per importanti committenti esteri.
Del prestigioso progetto architettonico relativo alla decorazione interna delle sale del palazzo della Nuova Borsa di Genova (1909-1912) si presentano per la prima volta i cartoni preparatori delle vetrate e del lucernario del salone: cinque disegni di grande formato, dal tratto deciso e dai colori vivaci, oggetto di un recentissimo intervento di restauro finanziato dall’Archivio di Stato di Firenze.
In generale, la mostra rappresenta in maniera vivida la versatilità stilistica di Adolfo, nonché la sapiente disinvoltura con cui trascorse, ad esempio, dall’eclettismo, che fu la cifra dell’arte dei Coppedè, ai linguaggi più marcatamente liberty, in voga a cavallo tra i due secoli, alle forme del razionalismo dominante nel Ventennio, di cui è esemplificativo l’imponente progetto (mai realizzato) per il Palazzo del Littorio a Roma.
La versatilità dell’architetto si manifesta con evidenza nel suo lavoro a Firenze, che annovera numerosi progetti che solo in parte videro la luce: la villa Pagani Nefetti a Bellosguardo, importante esempio cittadino di stile eclettico; il Teatro-giardino Alhambra (1919-1921), modello di commistione di riferimenti liberty ed esotici, che sorgeva nei pressi di piazza Beccaria al posto dell’attuale sede del quotidiano La Nazione; il Teatro Savoia, in seguito divenuto noto come cinema Odeon; infine, una monumentale galleria nel centro storico di Firenze, tra il Duomo e S. Lorenzo, che gli costò una feroce stroncatura da parte di D’Annunzio e rimase irrealizzata.
Ciascuna delle sezioni in cui è articolata la mostra, oltre a evidenziare l’intensa e multiforme attività grafica di Adolfo, consente di apprezzare anche i profondi legami intrattenuti con il tessuto artistico, culturale e produttivo del territorio fiorentino: basti pensare alle collaborazioni con Galileo Chini, con la fonderia del Pignone, con la Regia Scuola d’arte applicata all’industria “Richard-Ginori” di Sesto Fiorentino.
Il percorso è arricchito da uno spazio multimediale dedicato al fratello di Adolfo, Gino Coppedè, di cui saranno mostrati in video i disegni appartenenti al suo archivio, anch’esso conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze. Sarà presente anche una sezione dedicata al progetto Art Bonus, grazie al quale i visitatori, se lo vorranno, potranno trasformarsi in mecenati e finanziare con una donazione il restauro di alcuni materiali dell’archivio Coppedè, per l’occasione esposti in vetrina; e un focus sulla storia del Laboratorio di restauro dell’Archivio di Stato di Firenze, cuore pulsante delle attività dell’Istituto volte a salvaguardare e promuovere il patrimonio documentario conservato, allo scopo di condividerlo e trasmetterlo alle generazioni future.
“Lo stile Coppedè rappresenta, nell’architettura italiana dei primi venticinque anni del secolo, l’episodio limite della terza via tra accademia e Modernismo”.
Rossana Bossaglia, storica dell’arte