Sono passati dodici anni da quando Piero Mosti ha esposto le sue opere nelle prestigiose sale di Palazzo Ducale. Dopo “un lungo viaggio” espositivo nelle principali città europee, a New York, e dopo l’invito nel 2011 alla Biennale di Venezia, Mosti ritorna nella sua città.
La mostra fortemente voluta dal Sindaco Alessandro Volpi e dall’Assessore alla Cultura Mauro Fiori, curata da Daniele Lucchesi tramite l’ associazione culturale Mussi Arte, raccoglie il lavoro degli ultimi anni in cui Mosti ha forse terminato il suo viaggio verso quello che è l’elemento più distintivo della sua terra, il mare.
Mosti ha da sempre identificato la propria vita con la pittura in una ricerca continua arrivando ad una pittura carica di simbolismo nella quale l’uomo, inteso come figura, non ha più ragione di esservi rappresentato perché tutto nelle sue opere è riconducibile all’uomo, al trascorrere della vita, del tempo. in questo suo cammino i suoi compagni di viaggio sono stati la luce e il colore. Nella pittura di Mosti manca completamente l’aspetto chiassoso e ridanciano, vi è una sorta di atmosfera vellutata, sottesa nascosta, i cui sentimenti vengono sempre rilevati in sordina, il ricordo personale di ognuno di noi ne è il grimaldello, una pittura in cui solo una lunga frequenza con le immagini può rivelarne l’intensità psicologica. Piero non è un pittore da colpo d’occhio, è uno dei pittori più arcani e più introversi nel panorama artistico, molti critici hanno messo in relazione la sua pittura con l’opera di Marcel Proust.
Le immagini di Piero Mosti sono come immagini della memoria che risorgono attraverso la luce, le sue opere hanno una immobilità e una vita silenziosa a cuì l’artista è arrivato dopo una lunga introspezione alla quale non può sottrarsi lo spettatore se vuole essere partecipare della pittura di Piero,
questo legame, tra artista e colui che osserva, è il grande miracolo della sua pittura.
Piero Mosti è sicuramente uno degli artisti più ermetici, più intimi dell’arte italiana, la sua pittura è una forma di intimismo che coinvolge l’osservatore che riguarda non solo le immagini ma anche la nostra capacità di lettura delle immagini stesse. E’ un pittore che che rappresenta da sempre qualcosa di estremamente silenzioso, una specie di velo di silenzio dato dall’uso personalissimo di colore e luce. L’efficacia e la bellezza delle opre di Mosti sono dovute alla immobilità iconica delle immagini sottolineata dall’uso sapientissimo della luce e del colore.
in questi ultimi lavori, circa 50 tele di medie e grandi dimensioni, possiamo dire che Mosti conclude il suo viaggio verso l’elemento più caratteristico della sua terra, il mare. Per la prima volte Piero ha deciso di darne una sua personalissima visione. Ovviamente alla sua maniera, giocando con luce e colori come solo lui sa fare. Ben si prestano le parole del Sindaco Alessandro Volpi per descriverne i contenuti:
” Un mare cupo e inquieto, privo di tracce antropiche che trasmette il grande vuoto del silenzio. Le “marine” di Piero Mosti coltivano, con cura, una dimensione concettuale, che sembra non cedere all’istintività, e che affida al colore l’elaborazione delle sensazioni. Si tratta di visioni inverosimili, che acquistano un radicamento nel reale attraverso pennellate di schiuma bianca, estranee a qualsiasi immaginario mediterraneo. In questi scenari della solitudine impastata di salmastro, compare però il forte senso distintivo di un territorio domestico immediatamente rintracciabile nei capanni “appanni”, luoghi quasi mistificati di un tempo che non esiste più. In questo senso, Mosti recupera una personale tradizione “paesaggistica” a lungo frequentata e ora declinata nella materiale liquidità di un mare leggermente, ma non certo placidamente, increspato.
I capanni, ben diversi dalle più definite e oleografiche cabine, trasmettono, in tali scenari, il senso di appartenenza ad una memoria molto forte in grado di fornire un ancoraggio davanti ad un orizzonte reso ignoto dalle cromie scure degli stati d’animo dispersi nel tempo ignoto. Diffondere a Massa, nella sale del Palazzo Ducale, questo odore del mare rappresenta il modo migliore per contribuire a dare quei capanni la capacità di sconfiggere l’incognito”.
BREVE NOTA BIOGRAFICA
Piero Mosti vive e lavora a Massa.
Dopo le elementari frequenta i corsi serali di pittura sotto l’insegnamento di Mario Angelotti, all’Istituto d’Arte di Massa e, successivamente, le lezioni riguardanti le tecniche di preparazione degli intonaci e dell’affresco. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Carrara dove incontra il Prof. Pier Carlo Santini che , riconosciutane la bravura, scrive: “…era logico che il primo trapasso stilistico stilistico si verificasse nella direzione di un tipo di realismo idoneo il suo senso dolente della vita, venato di pessimismo dolente. Il pericolo era la retorica, lo scontato…Mosti lo ha evitato, sostituendo al racconto letterale e in definitiva illustrativo, una figurazione di natura evocante, la cui materia tematica si fa allusiva di ben altro di ciò che è, assumendo un pregnante valore simbolico.”
In oltre quarant’anni di attività ha esposto in importanti spazi pubblici e privati, sia in Italia che all’ estero. E’ uno dei maestri riconosciuti della pittura italiana contemporanea. Nel 2011 è stato invitato alla Biennale di Venezia.
Hanno scritto di lui:
Pier Carlo Santini, Dino Carlesi, Franca Calzavacca, Rosi Galleni Fabiani, Anna Laghi, Gianni Dova, Fausto Maria Liberatore, Franco Solmi, Tommaso Paloscia, Gianni Cavazzini, Elvira Cassa Salvi, Carlo Bordoni, Alberico Sala, Massimo Bertozzi, Giovanni Testori, Luciano Caprile, Paolo Rizzi, Sebastiano Grasso, Giovanni Faccenda, Riccardo Ferrucci, Maurizio Sciaccaluga, Alessandro Romanini, Duccio Trombadori, Giuseppe Cordoni, Viginie Moreau, Jean Galb, Paola Artoni, Domenico Montalto…e altri…
PIERO MOSTI:
L’ODORE DEL MARE a cura di Daniele Lucchesi
MASSA
PALZZO DUCALE
13 GIUGNO – 19 LUGLIO 2015
orario tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19 – INGRESSO LIBERO
informazioni: MOBILE 328-8375423 MAIL mariavitt5@gmail.com