PREMIO NAZIONALE FRANCO ENRIQUEZ
La cerimonia finale della XVIII edizione del Premio Nazionale Franco Enriquez – Città di Sirolo e Regione Marche, si è svolta, il 30 agosto 2022, alle 21,00, al Teatro Cortesi di Sirolo.
L’intervento di Paolo Larici, direttore del Centro Studi Internazionale per la Drammaturgia e del Premio Franco Enriquez, ha sottolineato l’importanza di ricordare la figura del regista fiorentino che seppe rinnovare le vecchie formule del teatro. Tra i suoi meriti, l’aver fondato una compagnia come quella de “I quattro” che portarono in scena, tra le altre, opere di autori allora poco rappresentati come Samuel Beckett e Eugène Ionesco.
In sala, divere personalità del mondo accademico, della cultura e dello spettacolo che hanno applaudito i premiati e il loro impegno civile e culturale.
Quello che segue è l’elenco dei premi: Alla memoria di Carmelo Bene nel ventennale della scomparsa. L’interesse per il lavoro svolto da Bene è stato motivato con la forza rigenerativa e decostruttiva del testo. Va da sé accennare allo spettacolo del 17 e 18 agosto del 1985 dal titolo “Poesia della voce. Voce della poesia” tratto da Giacomo Leopardi, che fu messo in scena al Teatro alle Cave. Ulteriore riconoscimento alla memoria è andato a Paolo Graziosi per la straordinaria capacità di tradure il testo per la scena sia come attore, sia come regista.
A Sergio Casesi sono state riconosciute l’intensità e la dinamicità di una drammaturgia che favorisce l’incontro tra “arte e creatività” mediante il mito di Medea.
Intenso l’applauso per il riconoscimento a Massimo Dapporto che ottiene il premio alla carriera e per lo spettacolo teatrale “Il delitto di via Orsini” di Eugène Labiche, regia e adattamento di Andrée Ruth Shammah. A Elena Lietti il riconoscimento per la miglior attrice grazie alle sue capacità di esplorare ogni formula di recitazione. E ancora a Giuseppe Argirò per la regia del “Tieste”, prodotto da “Teatro della Città e Associazione Teatro dei due Mari”.
A Rino Bizzarro per la direzione artistica di “Puglia Teatro” insignito dal MIBAC, mentre l’Archivio ha ottenuto il riconoscimento di interesse “storico particolare”.
Invece, a Matteo Belli come miglior attore e mimo. Di questi si sono segnalate le ricerche sulla qualità della voce attoriale, presentate nel corso di alcuni convegni internazionali.
A consegnare il premio alla memoria di Francesco Scarabicchi per la sezione poesia e letteratura, Giandomenico Papa del Centro Studi Francesco Scarabicchi che è stato introdotto da Salvatore Ritrovato dell’Università degli Studi “Carlo Bo” e dal prof. Antonio Lucarini, amico del poeta. Miglior opera letteraria è stata riconosciuta la raccolta postuma di Scarabicchi La figlia che non piange.
Enrico Ballardini, Andrea Mirò; Musica da Ripostiglio e Emilio Russo sono nell’ordine migliori interpreti e miglior regia teatro canzone per lo spettacolo di Giorgio Gaber e Sandro Luporini Far finta di essere san” proposto del Teatro Menotti di Milano. La regia di Russo è dinamica e lascia spazio agli interpreti e ai musicisti.
Il Centro Studi Franco Enriquez ha voluto inoltre ricordare “La locandiera” di Carlo Goldoni diretto da Enriquez nella stagione 1965/1966. Al volume “La locandiera nella messa in scena di Franco Enriquez” di Pietro Corvi, a cura di Paolo Larici, viene riconosciuto il premio per la moderna lettura dell’opera goldoniana attraverso appunto la messa in scena.
Filippo Nigro e Fabrizio Arcuri sono l’attore e il regista dello spettacolo “Le cose per cui vale la pena di vivere” cui è andato il premio per il tema sociale, in cui si apre un approfondimento particolare sul tema della depressione affrontata con leggerezza e ironia. In più, un riconoscimento è andato al CSS Teatro Stabile del FVG per la miglior programmazione teatrale innovativa.
Premio a Daniele Biacchessi e Massimo Priviero capaci di raccontare storie di “un’altra Italia”. E, infine, Lorenzo Sant’Angelo viene premiato per la migliore proposta d’autore con il brano “L’arancio” e per l’impegno civile attraverso un percorso della memoria in prosa e in musica. Nel brano musicale è cancellato il rapporto tra “canzone e poesia” in favore di un linguaggio più intenso che racconta la drammaticità della vita.