Martedì 28, mercoledì 29, giovedì 30 gennaio 2020 le Gallerie Nazionali Barberini Corsini dedicano tre giorni di studi, indagini e approfondimenti alla Fornarina, prima che lasci Palazzo Barberini per la grande mostra che celebra Raffaello nel cinquecentenario della morte in programma dal 5 marzo alle Scuderie del Quirinale.
Tre giorni in cui i visitatori avranno l’occasione di osservare gli esperti al lavoro sul capolavoro di Raffaello e scoprire i segreti dell’opera, eccezionalmente da vicino.
l primo giorno sarà dedicato ad un’acquisizione fotogrammetrica Gigapixel+3D del dipinto, realizzata dal team di Haltadefinizione di Franco Cosimo Panini con il supporto delle tecnologie di digital imaging della società partner Memooria, nell’ambito dell’accordo stipulato con le Gallerie nel 2019. La ripresa Gigapixel, ovvero una ripresa ad altissima risoluzione ottenuta tramite l’unione di più macrofotografie di dettagli di uno stesso soggetto, sarà effettuata sul fronte, sul retro e sulle parti laterali e consentirà ingrandimenti di gran lunga superiori rispetto a quanto l’occhio umano possa percepire, con una resa di colori, toni, dettagli, nitidezza e illuminazione non altrimenti raggiungibili. Il modello 3D derivato dalla campagna fotogrammetrica, inoltre, permetterà di mappare la forma dell’oggetto, delle pennellate e delle crettature con una precisione nell’ordine di decine di micron, e potrà essere impiegato sia per il monitoraggio dello stato di conservazione dell’opera, che per la diffusione e valorizzazione dell’immagine di Raffaello.
Il secondo e terzo giorno saranno dedicati ad una campagna di scansione macro della Fluorescenza dei Raggi X (MA-XRF), a cura di “Emmebi diagnostica artistica” e “Ars Mensurae” con degli strumenti messi a punto nell’ambito del Progetto MU.S.A. (Multichannel Scanner for Artworks), in collaborazione con l’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Università Roma 3, La Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Scienze di Base e Applicate per l’Ingegneria. Queste analisi forniscono immagini ad alta risoluzione degli elementi chimici presenti sul dipinto analizzandone i singoli punti. L’aspetto innovativo dell’analisi Ma-XRF è quello di andare oltre l’analisi di un singolo punto e di fornire vere e proprie immagini della distribuzione dei singoli elementi chimici rilevati, offrendo ampie ed inedite possibilità di conoscenza sulla natura dei pigmenti, sulle tecniche pittoriche, sullo stato di conservazione delle opere.
Alle ore 11.00 di ogni giorno è previsto inoltre un incontro con i curatori e i restauratori del museo per conoscere meglio la storia e la tecnica di questo fondamentale ritratto. Le visite sono gratuite previo acquisto del biglietto e prenotazione in biglietteria.
Raffaello da vicino tre giorni di studi, indagini e approfondimenti sulla Fornarina A cura di Alessandro Cosma e Chiara Merucci Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini Roma, via delle Quattro Fontane 13 Martedì 28, mercoledì 29, giovedì 30 gennaio 2020
SCHEDA OPERA:
Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma 1520)
La Fornarina, 1520 circa
olio su tavola, cm 87 x 63
La donna raffigurata è, secondo la tradizione, l’amante e musa ispiratrice di Raffaello: Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere, da cui il soprannome “Fornarina”. Non si ha notizia di chi fosse il committente dell’opera e ciò potrebbe avvalorare l’ipotesi che Raffaello l’abbia dipinta per sé, negli ultimi anni della sua vita. Che si tratti o meno dell’amante di Raffaello, dietro questo volto imperfetto, dai tratti marcati, si nasconde una rappresentazione di Venere. La posa delle mani, una adagiata nel grembo, l’altra sul seno, segue il modello della “Venere pudica” della statuaria classica: un gesto di pudore che tuttavia orienta lo sguardo dell’osservatore proprio su ciò che si vorrebbe nascondere. Simboli della dea dell’amore sono anche il bracciale della donna su cui si legge “Raphael Urbinas”, firma dell’autore e pegno di vincolo amoroso, nonché, sullo sfondo, il cespuglio di mirto e il ramo di melo cotogno, simbolo di fertilità. Il quadro apparteneva già ai primi proprietari del palazzo, gli Sforza di Santafiora, e fu uno dei primi ad essere acquistato dai Barberini.