Sacri splendori

 

Questa mostra, dedicata alla ricostruzione del Tesoro della ‘Cappella delle Reliquie’ in Palazzo Pitti, come recita il titolo sotto l’epigrafe sintetica ma evocativa Sacri Splendori, fa sì che a distanzadi quasi quattro secoli riaffiori, manifestandosi nella sua magnificenza, l’identità dimenticatae dispersa di un autentico santuario interno alla reggia medicea, ch’era stato inauguratocon cerimonia solenne nel 1616.” (Cristina Acidini).

Con queste parole la Soprintendente presenta, nel catalogo dedicatole, la mostra che ha luogo al Museo degli Argenti, nelle sale di rappresentanza di quelli che furono gli Appartamenti estivi della famiglia Medici.

Ubicata al piano nobile della reggia medicea, accanto agli appartamenti riservati alle granduchesse di Toscana, la Cappella delle Reliquie svolse infatti, per oltre centotrenta anni, il ruolo di scrigno di una delle più vaste e ricche collezioni di reliquiari e oggetti devozionali d’Europa, paragonabile per fasto a quella dei sovrani di Spagna all’Escorial.

Questo straordinario patrimonio, formato da quasi mille oggetti di inestimabile valore fu disperso a iniziare dal 1785. A decretarne la dispersione fu in parte proprio il suo splendore: l’oro, l’argento, le pietre preziose e gli altri materiali di pregio di cui erano costituite molte delle custodie dei sacri resti furono destinati a incrementare le casse del Granducato dai Lorena, divenuti i nuovi signori della Toscana dopo la morte di Gian Gastone de’ Medici, ultimo granduca della casata fiorentina.

L’evento che diede inizio alla disgregazione del prestigioso insieme fu, nel 1785, la volontà di acquisire i vasi in pietra dura appartenuti al più illustre membro della famiglia Medici, Lorenzo il Magnifico, richiesti alla basilica di San Lorenzo dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena per arricchire le collezioni della Regia Galleria degli Uffizi. Questi vasi erano stati recuperati dai due papi medicei, Leone X e Clemente VII, sul mercato antiquariale, e quindi trasformati in reliquiari da Clemente VII e da lui donati nel 1532 alla Basilica di San Lorenzo. In cambio di questi esemplari – oggi custoditi nel Museo degli Argenti – alla basilica fiorentina furono donati quasi cento dei reliquiari appartenenti al patrimonio della cappella di Palazzo Pitti. A distanza di pochi mesi da tale avvenimento, Pietro Leopoldo ordinò un completo riordino delle suppellettili rimaste nel palazzo, che comportò lo smantellamento della Cappella della Reliquie e il trasferimento di ventinove reliquiari nella nuova Cappella Palatina realizzata al piano terra del Palazzo, con ingresso dal cortile dell’Ammannati. Altri reliquiari furono donati all’allora arcivescovo di Firenze, Antonio Martini, e da questi distribuiti alle pievi e alle chiese della diocesi, operazione di cui non è rimasta traccia.

La mostra è il risultato di un attento studio scientifico che ha presupposto uno ricerca accurata nelle carte d’archivio ed ha consentito la ricostruzione di questo importante tesoro sacro, con oltre cento opere nuovamente riunite per la prima volta dopo più di due secoli. In particolare, la lettura delle minuziose descrizioni riportate negli inventari sei e settecenteschi della Cappella delle Reliquie e il loro confronto con i dati riportati nelle schede dei reliquiari stilate da una parte dall’ Ufficio Catalogo ministeriale (oggi diretto dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e da quella per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le provincie di Firenze, Pistoia e Parato) e dall’altra dalla Conferenza Episcopale Italiana hanno consentito l’identificazione di un consistente nucleo di quei reliquiari che furono distribuiti a diversi luoghi di culto della diocesi fiorentina.

Nella maggior parte dei casi si tratta di opere di oreficeria di grande interesse, la cui illustre provenienza dalla reggia medicea era stata completamente dimenticata; alcuni di essi erano stati presentati alla mostra dedicata a Firenze sacra del 1933, ma senza il riferimento alla loro origine medicea e nella maggior parte dei casi senza l’immagine nel piccolo catalogo che l’accompagnava.

Rinvenuti, grazie all’aiuto dell’Arcidiocesi fiorentina, in armadi di sagrestia di varie parrocchie del territorio fiorentino, i manufatti usciti dalle botteghe granducali si presentavano in condizioni conservative che non ne avrebbero consentito l’esposizione. Il restauro di tutti quanti questi oggetti, affidato alle mani di alcuni tra i più valenti operatori nel settore, oltre a restituire a questo patrimonio qualità conservativa, ha rivelato importanti novità.

Tra queste il rinvenimento del punzone dell’orafo parigino che eseguì la preziosa cornice di un ritratto di Enrico III re di Francia e figlio di Caterina de’ Medici che lo consegnò in dote alla nipote Cristina di Lorena e che costei, animata da una fede fervida, trasformò poi in reliquiario della santa croce; o la scoperta che la cassetta del Santo Sepolcro – già ritenuta opera dello scultore Massimiliano Soldani Benzi – e in questa occasione restituita su basi documentarie all’orafo Cosimo Merlini il Giovane – non è di bronzo dorato come si credeva ma tutta d’argento e arricchita con applicazioni di veri e propri gioielli di gusto cinquecentesco, forniti personalmente da Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina.

Le quattro sezioni previste dal percorso espositivo sono dedicate ai protagonisti di questo particolare ambito del collezionismo mediceo, quegli esponenti della Casata che più degli altri contribuirono all’incremento del tesoro della Cappella delle Reliquie, a partire da Cristina di Lorena, nipote della regina di Francia Caterina e dal 1589 moglie di Ferdinando I, affiancata dall’arciduchessa Maria Maddalena d’Austria, moglie di Cosimo II de’ Medici e vera fondatrice della Cappella delle Reliquie. Grazie all’aiuto di potenti corrispondenti, come il nunzio papale a Napoli Paolo Emilio Filonardi, l’arcivescovo di Genova Domenico Marini e il cardinale Scipione Caffarelli Borghese, Maria Maddalena in pochi anni riunì un cospicuo numero di reliquie inserite in un eterogeneo insieme di elaborati contenitori realizzati in materiali rari e pregiati: dall’ebano alle variopinte pietre dure, dall’ambra baltica all’avorio.

Le successive sezioni hanno per protagonisti Vittoria della Rovere, moglie di Ferdinando II de’ Medici e suo figlio, il granduca Cosimo III de’ Medici. Quest’ultimo, in particolare, si dedicò all’incessante ricerca di reliquie, privilegiando quelle appartenute a personaggi che provenivano da regioni remote. Si ricorda in particolare l’osso del femore di San Casimiro, patrono della Polonia e della Lituania per la quale diede in segno di ringraziamento al vescovo di Vilnius un dente ed alcuni capelli di Maria Maddalena de’ Pazzi.

Per preservare le preziose reliquie raccolte Cosimo fece realizzare scenografiche custodie in argento, oro, pietre preziose e pietre dure, frutto della collaborazione tra i più valenti artefici della medicea Galleria dei Lavori e abili scultori come Massimiliano Soldani Benzi e il poliedrico Giovan Battista Foggini architetto di corte, progettista di reliquiari di grande fasto e dalle forme ricercate. Proprio Massimiliano Soldani Benzi realizzò l’originale reliquiario di San Casimiro, di altissima manifattura, composto da un trionfo di gigli e nastri in argento, sorretto da putti a tutto tondo.

La mostra, a cura di Maria Sframeli e Riccardo Gennaioli, come il catalogo edito da Sillabe, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, il Museo degli Argenti e l’Arcidiocesi di Firenze, con Firenze Musei e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

I visitatori della mostra a partire dal 13 giugno prossimo, con una sosta dall’8 al 16 agosto compresi, il venerdì pomeriggio, alle ore 15.00 e 16.30, e il sabato mattina alle ore 10.00 e 11.30 potranno accedere con una visita accompagnata alla Cappella delle Reliquie. Le visite alla Cappella, data la ristrettezza dell’ambiente, saranno a numero contingentato e accessibili fino a esaurimento dei posti, per cui è consigliata la prenotazione allo 055 294883.

 

qqqqqqqqqqqqqIl Tesoro della ‘Cappella delle Reliquie’ in Palazzo Pitti

 

Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, Firenze

 

10 giugno – 2 novembre 2014

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