SI NOTA ALL’IMBRUNIRE

Dal 14 al 19 maggio al Teatro Argentina

in scena Si nota all’imbrunire, la nuova creazione scritta e diretta da Lucia Calamaro.

Protagonista Silvio Orlando, un uomo che ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie,

la più grave di tutte: non vuole più camminare. La messa per i dieci anni dalla morte della moglie diventa l’occasione di una riunione familiare,

e i figli, che finora non se ne erano preoccupati troppo devono smuoverlo da questa posizione che è una metafora del suo stato mentale:

quella di un uomo che vive accanto all’esistenza e non più dentro la realtà.

SI NOTA ALL’IMBRUNIRE

(Solitudine da paese spopolato)
di Lucia Calamaro
regia 
Lucia Calamaro
con 
Silvio Orlando
e con (in o. a.) Riccardo GorettiRoberto NobileAlice RediniMaria Laura Rondanini
scene Roberto Crea – costumi Ornella Marina Campanale – luci Umile Vainieri

Produzione Cardellino srl
in coproduzione con Teatro Stabile dell’Umbria
in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

Dal 14 al 19 maggio in scena al Teatro Argentina la nuova creazione a firma della drammaturga e regista Lucia Calamaro, che scrive e dirige uno spettacolo sulla «solitudine sociale». In scena Silvio Orlando con quattro interpreti –Riccardo GorettiRoberto NobileAlice Redini e Maria Laura Rondanini – per raccontare la storia di un uomo che confonde la realtà e i desideri. I figli Alice, Riccardo e Maria sono arrivati la sera prima. Il fratello maggiore Roberto anche. Un fine settimana nella casa di campagna di Silvio, all’inizio del villaggio spopolato dove vive da solo da tre anni. Silvio ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile. E da solo. Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come occuparsene, come smuoverlo da questa posizione che è una metafora del suo stato mentale: che è quella di un uomo che vive accanto all’esistenza e non più dentro la realtà. Emergono qua e là empatie, distanze e rese dei conti. I familiari di Silvio sono venuti a trovarlo per la messa dei dieci anni dalla morte della moglie. C’è da commemorare, da dire, da concertare discorsi. Preda del suo isolamento, nella testa di Silvio si installa una certa confusione tra desideri e realtà, senza nessuno che lo smentisca nel quotidiano, la vita può essere esattamente come uno decide che sia. «Fino a un certo punto – aggiunge Lucia Calamaro, che continua a raccontare –Questo spettacolo, che ha trovato nella figura del padre un interprete per me al tempo insperato e meraviglioso: Silvio Orlando, trova le sue radici in una piaga, una maledizione, una patologia specifica del nostro tempo che io, personalmente, ho conosciuto anche troppo. La socio-psicologia le ha dato un nome: “solitudine sociale”. A mettere in luce i rischi di questa situazione sono stati due studi presentati al 125° incontro annuale dell’American Psychological Association (APA). Essere isolati dalla società è un male oscuro e insidioso. Tutti noi infatti, in quanto esseri umani, abbiamo bisogno del contatto con gli altri, un bisogno che ci permette di sopravvivere. La preoccupazione insorge ancora di più se si pensa che questo tipo di “solitudine estrema” si sta espandendo e continuerà a crescere nei prossimi anni tanto che La Francia ha creato “la giornata della Solitudine” e l’Inghilterra ha istituito, addirittura, un ministero della solitudine. Secondo gli esperti potremmo trovarci alle prese, e non solo nei paesi più ricchi, con un’epidemia di solitudine. Diffusa oramai anche tra i giovani. Silvio Orlando è, secondo me, un attore unico. Capace di scatenare per la sua resa assoluta al palco, le empatie di ogni spettatore, e con le sue corde squisitamente tragicomiche, di suscitare riquestionamenti, emozioni ed azioni nel suo pubblico. E insieme ci piace pensare che gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo dovuto speriamo a questo spettacolo, magari la sera stessa all’ uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia».

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