A Lenzavacche, minuscolo paese della Sicilia, vivono il piccolo Felice, la madre Rosalba e la nonna Tilde. È il 1938, e sembra non esserci posto per quel bambino disabile e vivace nell’Italia ossessionata dalla perfezione fisica esaltata dal fascismo. Felice, tuttavia – frutto di un amore appassionato della madre con un arrotino di passaggio, il Santo – riesce a vivere in pienezza nonostante i disagi fisici e l’emarginazione. Perché la sua è una famiglia speciale, di sole donne, le ultime discendenti di un gruppo di “streghe” che nel 1600 trovarono rifugio proprio a Lenzavacche dopo essere state bollate come corruttrici e istigatrici del demonio. Spose abbandonate, mogli gravide, figlie reiette, donne perseguitate che decisero di riunirsi per fronteggiare eventi difficili della vita, affratellandosi in un vincolo di solidarietà umana. Accanto a lui, oltre a queste donne piene di risorse, sostenitrici zelanti del potere benevolo delle streghe, c’è il farmacista Mussumeli, donnaiolo incallito ma benigno protettore della famiglia. E infine Mancuso, il nuovo maestro della scuola elementare, giovane e innamorato della cultura, dominato da un dolore lontano. Tutti insieme si ingegnano per escogitare metodi che possano regalare a Felice movimento, parola e indipendenza. In una Sicilia viziosa e ipocrita, dove c’è sempre qualcuno pronto a giudicare, Felice e il Maestro Mancuso diventano un simbolo di coraggio e fantasia, il segno concreto di una rinascita possibile.
Foto Simona Lo Iacono2
L’autrice
Simona Lo Iacono è nata a Siracusa nel 1970. Magistrato, presta servizio presso il Tribunale di Catania.
Cura circoli di lettura e convegni letterario/giuridici.
Fa parte dell’EUGIUS, l’associazione europea dei “giudici-scrittori” e della Società Italiana di Diritto e Letteratura (SIDL). Cura sul blog letterario “Letteratitudine” di Massimo Maugeri, una rubrica che coniuga norma e parola, letteratura e diritto, dal nome “Letteratura è diritto, letteratura è vita”.
Sulla pagina culturale de “La Sicilia” tiene una rubrica fissa, dal titolo: “Scrittori allo specchio”.
Il suo primo romanzo “Tu non dici parole” (Perrone 2008) ha vinto il premio Vittorini Opera prima.
Nel 2010 ha pubblicato il racconto lungo scritto a quattro mani con Massimo Maugeri “La coda di pesce che inseguiva l’amore” (Sampognaro & Pupi, 2010 – Premio “Più a Sud di Tunisi”).
Nel 2011 ha pubblicato il romanzo intitolato “Stasera Anna dorme presto” (Cavallo di Ferro), con cui ha vinto il premio Ninfa Galatea (ed è stata finalista al Premio Città di Viagrande).
Nel 2013, sempre per Cavallo di Ferro, ha pubblicato il romanzo “Effatà” (con cui ha vinto il Premio Martoglio).
Collabora come volontaria con il carcere di Augusta dove tiene corsi di letteratura e teatro per i detenuti, onde dare attuazione all’art. 27 della Costituzione che prevede il principio rieducativo della pena.