UNA STANZA AL BUIO in scena dal 4 al 20 febbraio al Teatro Martinitt di Milano.

UNA STANZA AL BUIO in scena dal 4 al 20 febbraio al Teatro Martinitt di Milano.

 

Intervista con Francesco Branchetti regista dello spettacolo UNA STANZA AL BUIO in scena dal 4 al 20 febbraio al Teatro Martinitt di Milano

 

Come nasce la tua passione e come l’idea di questo spettacolo?

 

“La mia passione per il teatro di Manfridi ha una lunga storia ho messo in scena tantissimi testi di Giuseppe da “Ultrà” a “Corale dell’attesa”, “Il persecutore”, “Tommy”, “Shakespeare Family” ed altri …. “Una stanza al buio” l’ho incontrata per la prima volta quasi 20 anni fa e lo scorso anno abbiamo deciso di riportarla in scena e mi auguro che finalmente quest’anno possa avere il successo e la lunga vita che tutti quanti ci auspichiamo; è un testo che ho amato per la sua complessità, per la perfezione drammaturgica e per la creazione di due protagonisti straordinariamente originali”.

Un complimento ricorrente?

“Spesso mi viene detto che riesco a costruire in maniera estremamente credibile personaggi apparentemente complessissimi e molto sfaccettati e credo sia il complimento più ricorrente oltre forse a quello molto gradito da me di dare ai miei spettacoli tratti da testi contemporanei lo stesso respiro di quando porto in scena dei classici cosa a cui ambisco sempre”.

Progetti futuri?

“Sto lavorando su tre progetti che mi auguro possano vedere la luce prima dell’estate due di matrice classica e uno tratto da un testo contemporaneo”.

Come vedi oggi cambiato il teatro ?

“Trovo che il teatro sia molto cambiato per quanto riguarda le istituzioni e l’attenzione che danno ad esso … per quanto riguarda le produzioni che sono sempre più attente al mercato di quanto lo fossero prima; credo che essenzialmente il teatro sia cambiato perché non ha più la libertà che aveva fino a 20 anni fa per tutta una serie di motivi anche molto concreti e purtroppo deve confrontarsi troppo forse con il mercato ed in una maniera fortemente condizionante e talvolta tutto questo rende molto difficile lavorare nella direzione di un teatro d’arte e di ispirazione sincera”.

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