Teatro India
22 – 26 marzo 2023
Fanny & Alexander
Sylvie e Bruno
liberamente tratto da Sylvie e Bruno di Lewis Carroll Ed. Einaudi
ideazione Chiara Lagani e Luigi De Angelis
drammaturgia Chiara Lagani
regia, scene e luci Luigi De Angelis
con Andrea Argentieri, Marco Cavalcoli, Chiara Lagani, Roberto Magnani, Elisa Pol
musiche e sound design e musiche di Emanuele Wiltsch Barberio
cura del suono e supervisione tecnica Vincenzo Scorza – costumi Chiara Lagani
ringraziamenti Anita Baliani, Paul Behnam, Brando Carella, Vittoria Casadio Lombini,
Guido Farina, Anna Frantini, Leo Molduzzi, Rodolfo Sacchettini
la canzone del giardiniere è cantata da Emanuele Wiltsch Barberio – immagine Igor Siwanowicz – foto di Enrico Fedrigoli
Produzione Ravenna Festival, E Production / Fanny & Alexander in collaborazione con Ravenna Teatro
orari: da mercoledì a sabato ore 20.00 | domenica ore 18.00
durata: 90 minuti senza intervallo
La compagnia ravennate Fanny & Alexander torna a viaggiare nella dimensione vertiginosa del sogno svincolata dalla percezione ordinaria della realtà con Sylvie e Bruno, in scena dal 22 al 26 marzo al Teatro India, uno spettacolo ispirato all’omonimo libro di Lewis Carroll, in occasione dell’uscita del volume con la traduzione di Chiara Lagani per Einaudi, e diretto da Luigi De Angelis, per un racconto che si districa tra una contrastata vicenda d’amore e una storia magica.
Sul palcoscenico corre una doppia storia in parallelo, che ha per protagonisti Sylvie e Bruno, due fratelli, due mondi in cui il punto di partenza è quello stato di dormiveglia in cui la realtà si miscela sapientemente al sogno. Nei due mondi accade qualcosa che stravolge e destabilizza la dimensione. Nel mondo magico, infatti, è appena avvenuto un violento colpo di Stato, mentre nel mondo reale infuria una terribile misteriosa febbre, simile alla pandemia che improvvisamente ha fatto il suo ingresso sul pianeta: da un lato ritroviamo un mondo al collasso, in cui all’improvviso irrompe la forza della bellezza e dell’immaginazione; dall’altro un mondo piagato da una terribile, metaforica malattia, che però sopravvive, in nome della potenza dell’amore e dell’arte.
Gli attori sono le radici di questo processo che, attraversando molti ruoli, permettono al pubblico di restare attaccato alla dimensione concreta della rappresentazione. Una dimensione fatta di pochi elementi visivi, poiché l’azione è immersa in uno spazio inizialmente neutrale e progressivamente popolato da voci e suoni, per ricreare in modo iperrealistico una serie di luoghi che, nella logica surreale del sogno, si materializzano come ologrammi sonori o puri fantasmi, dando vita alle due storie intrecciate. In scena, un testimone-narratore passa e trapassa dall’uno all’altro mondo (e, a staffetta, dall’uno all’altro attore), mentre altri personaggi hanno una sorta di “doppia cittadinanza” nelle due dimensioni, e infine i magici Sylvie e Bruno possono prendere figura umana e mescolarsi al mondo grigio degli adulti. I due mondi, sogno e realtà, hanno incidenti e modi differenti, hanno una logica diversa e questa logica è affidata all’incantevole Bruno e in minor grado a due erratiche e confinarie figure di Professori, impegnati in scoperte scientifiche carrolliane, nonché in una sorta di filosofica strampalata forma di “resistenza”. «Sylvie e Bruno, che ispirò James Joyce nella costruzione del suo famosissimo romanzo Finnegans Wake, opera attraverso le categorie visionarie del sogno, una dimensione rapinosa che ci porta al di fuori dalla percezione del reale, perfino diremmo dai nostri involucri materiali concreti, concedendoci esperienze immaginifiche e vertiginose che riflettono al contempo problematiche nodali dell’inconscio singolo e collettivo – commenta la compagnia Fanny & Alexander – Immaginatevi di essere terribilmente stanchi e che il sonno stia per sorprendervi e trascinarvi al fondo di un sogno. Il punto di partenza di questo spettacolo è proprio quello stato parzialmente vigile e al contempo di semi-abbandono in cui il corpo si fa improvvisamente pesante, la mente si solleva e quasi possiamo vederci dall’alto, salvo repentini sussulti delle membra che, se non ci svegliano, segnalano proprio un profondo inevitabile trapasso ad un mondo “notturno”, fatto di immagini e suoni volatili eppur consistenti. Siamo allora nel mondo dei sogni, un mondo dotato di sue regole parallele che in qualche modo riorganizzano e trasformano le immagini diurne con quelle del nostro inconscio».