Teatro India   4 • 9 maggio 2021 

Teatro India 

 4 • 9 maggio 2021

Dopo il tempo sospeso dall’emergenza sanitaria, il sipario del Teatro India si rialza dal 4 al 9 maggio

ospitando il debutto de LA CLASSE di Fabiana Iacozzilli, una creazione in bilico tra La classe morta di Kantor e I cannibali di Tabori,

animata dall’esigenza di tracciare la storia personale e collettiva di una classe di 30 bambini

realmente esistita,  quasi quarant’anni fa, in un istituto per suore. Una riflessione su un mondo perduto nella memoria

e sul senso del ricordo, che indaga il rapporto tra l’infanzia e il diventare adulti

 LA CLASSE

 uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | Cranpi

collaborazione alla drammaturgia Marta Meneghetti, Giada Parlanti, Emanuele Silvestri

collaborazione artistica Lorenzo Letizia, Tiziana Tomasulo, Lafabbrica

performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti

scene e marionette Fiammetta Mandich  luci Raffaella Vitiello  suono Hubert Westkemper

fonico Jacopo Ruben Dell’Abate  assistenti alla regia Francesco Meloni, Silvia Corona, Arianna Cremona

foto di scena Tiziana Tomasulo, Valeria Tomasulo  consulenza Piergiorgio Solvi – un ringraziamento a Giorgio Testa

 Produzione CranpiLafabbrica,

 La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello Centro di Produzione Teatrale, Carrozzerie | n.o.t |

con il supporto di Residenza IDRA Teatro Cantiere Florida/Elsinor nell’ambito del progetto CURA 2018

e di Nuovo Cinema Palazzo e con il sostegno di Periferie Artistiche Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio

Un ringraziamento speciale ai compagni di classe 

Dal 4 al 9 maggio (tutte le sere ore 19 e domenica ore 17) il sipario del Teatro India torna ad alzarsi, dopo la sospensione per l’emergenza sanitaria, con il debutto de LA CLASSE di Fabiana Iacozzilli, spettacolo pluripremiato nel 2019 dall’edizione In-box e dal riconoscimento della critica ANCT, oltre ad essersi aggiudicato l’Ubu come miglior progetto a cura di Hubert Westkemper.

Fabiana Iacozzilli, facendo riferimento ai propri ricordi personali, indaga il rapporto tra l’infanzia e il diventare adulti attraverso una riflessione sul senso profondo della memoria, resa possibile grazie alla ricerca collettiva di pezzi e tracce passate. In mano a un misterioso deus ex machina, pupazzi di legno, quindi fantocci di gioventù morte, si muovono senza pathos su dei tavolacci che ricordano banchi di scuola o tavoli operatori di qualche esperimento. Queste creature-marionette realizzate dall’artista Fiammetta Mandich, abitate” dai performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’AmoreFrancesco Meloni, Marta Meneghetti, popolano la scena per raccontare un mondo perduto nella memoria, eppure così centrale nell’esistenza di ognuno.

Una storia che la regista fa nascere dai ricordi delle scuole elementari all’istituto “Suore di carità” e in particolare da quelli legati alla sua maestra, Suor Lidia, ricreando la comunità dei compagni e delle compagne di scuola con la quale ha condiviso quella fase di vita, e ricomponendo i tasselli di una storia collettiva attraverso lo strumento dell’intervista. Tutto intorno, silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e compagni che respirano. Unica presenza in carne ed ossa è quella terrorizzante di Suor Lidia, che sfugge alla vista di pupazzi e pubblico. In questa ricerca di pezzi di memorie andate, emerge il ricordo in cui Suor Lidia affida a Fabiana la regia di una piccola scena per una recita scolastica decidendo, forse, insieme a lei, la vocazione della sua alunna. Mentre le registrazioni vocali delle compagne e dei compagni fanno da sfondo alle azioni degli esserini manipolati sulla scena, La Classe passa dal parlare di abusi e di potere a parlare di vocazione, facendo emergere una domanda: “che cosa ci facciamo con il dolore?”; “cosa ogni essere umano è in grado di diventare a partire dal proprio dolore?”. «La classe, è un testo/spettacolo/rito collettivo – spiega Iacozzilli – in cui io e i miei “veri” ex compagni di classe della scuola elementare, abbiamo osservato la spettacolarizzazione degli episodi più significativi da noi vissuti tra i 6 e i 10 anni in un istituto di suore. I “noi bambini” sono interpretati da 4 puppets mentre i “noi adulti” assistono a questa rappresentazione. Un progetto che parte da un’esigenza personale fortissima, nel tentativo di ricostruire un passato frammentato alla ricerca di un senso, di una risposta alla domanda sulla difficile relazione tra fede e bambino e sulla continua ricerca di dio attraverso il rito teatrale. Un lavoro in cui si vuole evitare l’effetto “amarcord” o la facile denuncia ma che vuole essere una testimonianza, uno strumento d’indagine alla ricerca di quella spiritualità che forse è ancora presente in alcuni di noi. Dal 1983 al 1988 io e altri 30 bambini siamo stati gli alunni di una classe elementare in un istituto gestito da suore e che oggi ospita una casa per ferie – continua la regista – La nostra unica maestra era Suor Lidia, venuta a mancare più di vent’anni fa. Non è stato mai facile per me raccontare degli anni trascorsi in istituto e della rigidità dell’educazione alla quale ci sottoponevano. Lo scorso anno ho deciso che avrei realizzato uno spettacolo a partire da quegli anni e mi sono messa alla ricerca dei miei ex compagni, ritenendo indispensabile ricreare quella “comunità” con la quale ho condiviso l’esperienza in questione. Per iniziare a ricomporre i tasselli della “storia” li ho intervistati, ponendo loro domande molto semplici: “Come era Suor Lidia?”; “Cosa ti ricordi di lei?”; “Quali sono gli episodi che ti ricordi maggiormente?”; “ Oggi qual è il tuo rapporto con la fede?”; “Sei stato felice quando è morta Suor Lidia?”; “Ti ricordi cosa accadeva in quella classe?”; “Ne parlavi con i tuoi genitori oppure avevi paura che se ne avessi parlato la suora ti avrebbe punito di più?”; “Ti ricordi il silenzio degli altri compagni mentre venivi “punito”?; “Quale è l’episodio di violenza che maggiormente è rimasto impresso nella tua memoria?”. Ho scelto di lavorare La classe utilizzando il teatro di figura per rendere grottesca l’azione scenica: noi adulti che rileggiamo i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di “buscarcele”, interpretati da fantocci in mano a un misterioso “deus ex machina”».

TEATRO INDIA_ Lungotevere Vittorio Gassman (già Lungotevere dei Papareschi) – Roma

Biglietteria Teatro di Roma _ tel. 06.684.000.311/314 _ www.teatrodiroma.net

Biglietteria Vendita e acquisto online dei biglietti sul portale vivaticket.com e 3 ore prima dell’inizio dello spettacolo

Botteghino Teatro India: da martedì 4 maggio, dalle ore 16.00 _ domenica dalle 14.00
Biglietti: Argentina da 40€ a 12€_ India da 15€ a 10€

Mini Card 50€ 2 ingressi per Argentina o 4 per India o Torlonia _ Card under35 50€ 5 ingressi per tutti i teatri

Orari spettacoli: tutti i giorni ore 19.00 e domenica ore 17

Alcune indicazioni sulle modalità di accesso agli spettacoli:

Per evitare code ed assembramenti, vi invitiamo a presentarvi presso il luogo dello spettacolo con largo anticipo, presentando il biglietto sul vostro telefono o altro dispositivo elettronico.

Potrà accedere in sala il pubblico munito di mascherina e con temperatura inferiore a 37.5.
Sullo spazio troverete i dispenser per l’igienizzazione delle mani
I posti in sala garantiscono il distanziamento interpersonale nel rispetto delle normative vigenti.

Per permetterti di godere le rappresentazioni al meglio e in totale sicurezza, in tutti i nostri teatri potrai scegliere se acquistare posti singoli o posti in coppia. Al momento dell’accesso in sala ti sarà richiesta un’ autodichiarazione:
– clicca qui per stampare il modello Posti singoli

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