TELLURICA
Pino Genovese | Alberto Timossi
a cura di Davide Silvioli
Alla Galleria d’Arte Moderna due opere ambientali
che mettono in dialogo le materie utilizzate dai due artisti
con lo spazio architettonico tardo-cinquecentesco del museo
14 luglio – 15 ottobre 2023
Roma, 13 luglio 2023 – Da venerdì 14 luglio fino a domenica 15 ottobre, la Galleria d’Arte Moderna di Roma ospita Tellurica, mostra di Pino Genovese e Alberto Timossi. Il progetto presenta al pubblico due opere ambientali inedite, realizzate in coppia da entrambi gli artisti ed esposte insieme a un gruppo di fotografie che testimoniano momenti di cooperazione tra Genovese e Timossi, i quali, in questa circostanza, uniscono le caratteristiche dei rispettivi linguaggi. L’esposizione si articola su tre diversi ambienti della Galleria d’Arte Moderna, andando dall’esterno all’interno. Ad aprire il percorso di visita, l’ingresso di via Crispi vede la collocazione della scultura Innesto, per poi passare alla serie fotografica visibile nel chiostro delle sculture che anticipa il chiostro-giardino, a sua volta luogo d’intervento per l’installazione Tellurica, da cui proviene il titolo del progetto. Tanto le fotografie quanto i due lavori ambientali consentono di osservare le possibilità di dialogo tra le materie distintive del lessico dei due artisti, ossia legno di recupero (Genovese) e PVC (Timossi), configurate giungendo a un suggestivo livello di uniformità che, al contempo, qualifica le soggettività.
La mostra raccorda le ricerche dei due autori a partire dalla predisposizione comune a operare nello spazio aperto, con interventi su scala ambientale. Sulla base di questa attitudine condivisa, Genovese e Timossi, per Tellurica, hanno eseguito due opere ex novo, nate dal connubio tra i loro alfabeti e ideate per conversare con il contesto che le accoglie. Nei lavori, la forza primigenia della natura si compenetra con le proprietà dell’artificio umano, modulandosi reciprocamente e in risposta all’architettura circostante. Ne deriva un’estetica composita, che rinnova aspetti disciplinari legati all’essenza stessa della scultura e alla sua declinazione in chiave installativa, riunendo dimensione arcaica e artefatto industriale, materia geofisica e materiale sintetico, modello naturale e antropizzazione.
La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. A cura di Davide Silvioli.
Pino Genovese (Roma, 1953). Figlio d’arte, suo padre, lo scultore Rocco Genovese, lo segue nei primi insegnamenti del disegno e lo coinvolge nella fotografia di sue opere. Si diploma in design all’Istituto ISIA di Roma. Lavora nello studio di Lavinio, a contatto con la natura e il mare; suoi riferimenti e fonti di ispirazione. Dopo un periodo dedicato alla scultura, senza mai tralasciare il disegno, comincia a sperimentare l’installazione. La sensibilità verso la natura lo induce a creare opere che ne restituiscono una visione arcaica, ricorrendo a materiale recuperato in spiagge e nel sottobosco.
Ha esposto al Centro Luigi Di Sarro di Roma, al Museo Nitsch di Napoli, all’Area Archeologica di Satricum di Le Ferrerie (LT), all’Accademia Belgica di Roma. Suoi interventi ambientali sono in permanenza presso il Museo di Arte nella Natura di Opera Bosco, il Parco Internazionale di Scultura Contemporanea Sculture in Campo, il Parco Allestimenti di Arte Contemporanea Terra Arte.
Alberto Timossi (Napoli, 1965). Si è formato tra Genova e Carrara, dove ha frequentato la Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti. Lavora nel suo studio di Roma, dove, da qualche anno, conduce una personale ricerca sull’arte ambientale, realizzando installazioni scultoree con l’uso di materiali derivanti dall’edilizia. Dopo aver confrontato il proprio lavoro in vari contesti urbani, l’attenzione verso l’ambiente naturale, che si modifica in risposta ai processi di antropizzazione, costituisce il centro della sua pratica recente.
Ha esposto al Pastificio Cerere di Roma, alla Collezione Manzù di Ardea, al MUSMA di Matera, al Palazzo dei Consoli di Gubbio, alla Fondazione Orestiadi di Gibellina. Suoi interventi ambientali sono stati realizzati presso le cave Michelangelo di Carrara, il laghetto del Col d’Olen in Valle d’Aosta, il ghiacciaio del Calderone sul Gran Sasso, l’area sacra del Kothon sull’isoletta di Mozia.