E’ tempo di risposte: C.Re.S.Co. lancia un SOS per il teatro italiano
Il coordinamento C.Re.S.Co, sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria internazionale, ha risposto alle numerose sollecitazioni da parte delle Istituzioni avanzando senza sosta proposte e suggerimenti, con l’obiettivo di salvaguardare il sistema dello spettacolo dal vivo nazionale prestando particolare attenzione ai soggetti più fragili.
Non abbiamo mai nascosto una profonda perplessità per alcune misure, certamente dettate dall’emergenza e adottate nel tentativo di accontentare tutti, senza però tenere conto delle enormi differenze del comparto: si pensi ad esempio all’indennità INPS erogata ai lavoratori dello spettacolo per i mesi di marzo, aprile e maggio, quando chi aveva 7 giornate lavorative versate e chi ne aveva 150 si è visto corrispondere la stessa cifra pari a 600 euro (ad oggi siamo ancora in attesa di sapere cosa ne sarà dell’indennità una tantum di 1.000 euro prevista dal DL rilancio); si consideri ancora il contributo destinato a soggetti diversi come gli extra FUS, imprese di dimensioni molto differenti che forse non c’è stato il tempo (e la volontà) di mappare davvero, preferendo assegnare 10.000 euro alle piccole realtà emergenti così come alle imprese più strutturate ma non finanziate dallo Stato.
Pur riconoscendo la bontà delle intenzioni messe in campo dal Governo, dobbiamo ammettere che le ripercussioni pratiche delle misure citate non hanno avuto un impatto così decisivo sul settore, infatti oggi le piccole e medie imprese, che rappresentano spesso la parte più dinamica e innovativa della scena contemporanea, sono sul punto di implodere, trascinando via con sé il sogno di un ricambio generazionale che pure gli obiettivi strategici del DM avevano promesso.
Stanno chiudendo (se non l’hanno già fatto) molti piccoli teatri che, applicando le misure di distanziamento sociale, vedono ridursi drasticamente la sostenibilità delle stesse strutture; molte imprese di produzione indipendenti, che non avranno la possibilità di circuitare in Italia e all’estero, non potranno più contare sulle entrate che ne hanno garantito ad oggi la sopravvivenza, non riuscendo di conseguenza ad assicurare il tasso occupazionale fin qui faticosamente mantenuto; i festival stanno lottando per recuperare intere programmazioni cancellate e per garantire agli artisti la possibilità di fare il proprio lavoro.
A fare le spese di tutto ciò non sono solo i lavoratori dello spettacolo, ma tutti i cittadini e le cittadine italiane che non godranno più della stessa offerta culturale, soprattutto nelle aree più periferiche del Paese.
Il cd Cura Italia (DL 17/03/2020 n.18) ha istituito il Fondo Emergenze, raddoppiato di fatto dal DL del 19 maggio 2020 n. 34: come si è scelto di impegnare quelle cifre che possono davvero dare ossigeno all’intero sistema?
Inoltre tutti i soggetti finanziati dal Fus non sanno ancora come dovranno rendicontare il contributo ministeriale, garantito per tutti in misura pari all’80% del contributo 2019: chi valuterà l’operato delle imprese, considerato che il restante 20% sarebbe dovuto essere erogato “tenuto conto dell’attività svolta a fronte dell’emergenza sanitaria da Covid_19, della tutela dell’occupazione e della riprogrammazione degli spettacoli”? Cosa ne sarà dei soggetti finanziati dal Fus e degli extra Fus nel prossimo triennio e quale destino aspetta le residenze teatrali nel 2021?
Cosa ne è del Codice dello Spettacolo e dei suoi decreti attuativi, che attendiamo da anni dopo aver considerato una vittoria l’approvazione della L.107 del 22 novembre 2017?
Come saranno usati i fondi del Recovery Fund e che ruolo avrà la cultura – e lo spettacolo dal vivo – nella ripartizione delle risorse di cui l’Italia potrà giovare per la ripartenza?
In queste ore delicate, dopo che i correttivi messi in campo fin qui hanno lasciato spazio all’incertezza più profonda, rischiamo che gli slanci progettuali e le istanze di cambiamento espresse dal settore cedano il passo allo sconforto. Siamo altrettanto convinti che solo assieme sia possibile disegnare il teatro che vorremmo, affrontare i cambiamenti e cogliere le opportunità che questo tempo difficile può comunque regalarci, in primis favorendo un ripensamento profondo di funzioni e responsabilità dell’intero settore.
Perché non accada, perché non si perda l’alta qualità artistica che questo Paese ha raggiunto e perché le attività garantite ai cittadini possano continuare a contrastare la povertà educativa che diventa sempre più un pericolo anche per la nostra democrazia, crediamo che sia necessario che le Istituzioni tornino ad ascoltare il comparto attraverso le sue forme di rappresentanza e che rispondano presto alle domande che da troppo tempo ci stiamo ponendo. C.Re.S.Co è come sempre a disposizione per continuare il dialogo avviato da tempo nelle sedi istituzionali.