Terza edizione del Festival “Teatro delle Migrazioni” dal 1° al 3 luglio 2024, presso il Nuovo Teatro Ateneo

Terza edizione del Festival “Teatro delle Migrazioni”

dal 1° al 3 luglio 2024, presso il Nuovo Teatro Ateneo

In scena: “Storie di persone”, di e con Ascanio Celestini, “Sindrome Italia. O delle vite sospese” di e con Tiziana Francesca Vaccaro, “L’ultimo Icaro” una produzione dei Cantieri Meticci

Dopo il successo degli scorsi anni, Sapienza Università di Roma ripropone il Festival “Teatro delle Migrazioni”, giunto alla sua Terza Edizione. L’iniziativa è finanziata nell’ambito delle attività di Terza Missione e Public Engagement di Ateneo, sviluppate per un pubblico esterno non accademico e finalizzate a promuovere la sensibilizzazione e l’attenzione sui temi dell’immigrazione e dell’inclusione.

La Terza edizione del Festival si svolgerà dal 1° al 3 luglio 2024, presso il Nuovo Teatro Ateneo, e ospiterà i tre spettacoli ritenuti di maggiore pregio ed interesse, che hanno preso parte al bando preposto e che sono stati selezionati da una commissione, presieduta dal Prof. Guido Di Palma. Gli spettacoli saranno: “Storie di persone”, di e con Ascanio Celestini (in scena il primo luglio alle ore 20,15), “Sindrome Italia. O delle vite sospese” di e con Tiziana Francesca Vaccaro (in scena il 2 luglio alle ore 20,15), “L’ultimo Icaro” una produzione dei Cantieri Meticci (in scena il 3 luglio alle ore 20,15). Tre spettacoli atti a promuovere il dialogo interculturale, attraverso un lavoro di narrazioni e drammaturgia legate al tema delle migrazioni e al confronto con l’”altro”.

“Il Festival Migrazioni è un’iniziativa che testimonia l’impegno civile di Sapienza in favore della pace tra i popoli e contro ogni forma di conflitto – afferma il Prof. Guido Di Palma – In un mondo sciagurato incapace di dialogare, che preferisce il linguaggio delle bombe, del terrorismo e del profitto spietato invece della solidarietà, occorre ritrovare la capacità di ascolto di ciò che si considera diverso da sé. Il teatro è un mezzo straordinario per confrontarsi con l’altro, per penetrare nelle vite altrui, per comprendere. La rassegna raccoglie tre spettacoli, molto diversi l’uno dall’altro. Il racconto dell’odissea di un migrante tessuto da Ascanio Celestini, una spietata narrazione a tre voci in cui le vicende delle persone si mescolano a surreali visioni sociali di Cantieri Meticci e, infine, un racconto di Tiziana Vaccaro sulla vita delle donne dell’est emigrate in Italia. Tre modi per affrontare il tema della migrazione e della convivenza attraverso il linguaggio del teatro che non è retorica affermazioni di principi ma luogo in cui si può sperimentare la qualità delle relazioni umane. Un piccolo contributo al dialogo con le proprie ombre e con la diversità che è la base di qualsiasi convivenza pacifica”.

Gli spettacoli saranno accompagnati da alcuni momenti di riflessione critica con componenti dell’intera Comunità Sapienza e dalla presentazione di alcuni dei numerosi progetti di Terza Missione finanziati dall’Ateneo per favorire l’integrazione sociale della popolazione migrante. Di seguito il dettaglio del programma giornaliero.

Programma

1 luglio 2024

ore 18.00 – saluti istituzionali e avvio

Giuseppe Ciccarone, Prorettore Vicario, alle Politiche per l’internazionalizzazione e alla Terza Missione Irene Baldriga, Delegata della Rettrice al Public Engagement Marco Benvenuti, Direttore del Crea-Nuovo Teatro Ateneo Maria Ester Scarano, Direttrice dell’Area Terza Missione e Trasferimento Tecnologico

ore 18.15 – presentazione delle attività e dei risultati del Progetto Terza Missione Indirizzi Strategici: CON-Sapienza. Percorsi di inclusione socio-sanitaria e psicologica per la popolazione migrante.

· Presentazione delle attività e dei risultati (Gaspare Palaia – coordinatore del progetto, Laura Maggi, Giuseppe Piras, Pasquale Bronzo, Adele Romano)

· Presentazione e Contributo dei partners del progetto (Programma Integra, ACSE, Adamas Scienza, Commissione Odontoiatria Sociale dell’Ordine dei Medici di Roma)

· Testimonianze dei beneficiari

· Consegna attestati di partecipazione per i beneficiari del “Corso di formazione specifica sulle energie rinnovabili”

· Conclusioni e prospettive future

ore 20.00 – inizio spettacolo

Storie di persone,

Di e con Ascanio Celestini

e con, alla fisarmonica, Gianluca Casadei

produzione Fabbrica srl

Un proverbio eritreo recita: “L’uccello che canta non costruisce il nido”. E così Joseph racconta la vita degli altri, ma non costruisce mai la sua. Allora un giorno si mette in strada e parte. A lui si unisce un compagno di viaggio che nel deserto prega il suo Dio: “Se devo morire, fammi morire in mare”. Perché a morire nel deserto ci vogliono giorni, nel mare si muore in un attimo. Finiscono nelle carceri in Libia, dove però riescono a lavorare e a mettere da parte un po’ di soldi per la traversata. Ma in mezzo al mare il motore si ferma, comincia a fumare. Il carburante esce dal serbatoio. Brucia i piedi, brucia i polmoni per la puzza. Si agitano tutti. La barca si capovolge, finiscono in mare. Joseph si tiene stretto allo scafo rovesciato. Il suo compagno scivola, si aggrappa a lui, cade in mare portandogli via una scarpa. Cominciano insieme una discesa verso il fondo del mare. Scendono lungo una scala fatta di acqua e ossa. Sul fondo trovano una sorta di magazzino degli affogati. Se tornassero tutti a galla il Mediterraneo diventerebbe una grande pianura di carne.

Non sono vivi, perché non possono respirare. Ma non sono nemmeno morti, perché non li va a cercare nessuno. Nessuno li sdraia su un letto per una preghiera o un ricordo. Nessuno li ripone in una bara per portarli in corteo. Nessuno prende in mano vanga e badile, nessuno scava e poi li ricopre. I pescatori a volte li tirano su con le reti, li lasciano al porto e qualcuno li sotterra: sulla croce non c’è nome perché il loro nome non lo sa nessuno. Ma quasi tutti

restano sul fondo: sono come i pesci, che non hanno un nome.

Quando Joseph torna a galla scopre un mondo che non lo vuole, che lo preferisce morto. Una società che lo considera un delinquente. Guidava l’imbarcazione e dunque è uno scafista, un trafficante da chiudere in cella. La casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere è il suo destino. Scontata la pena, quando si apre il portone del carcere si ritroverà lungo la SS 7 bis davanti a una grande discarica. Ma la storia non finisce qui, lui non è solo. Il suo compagno di viaggio continuerà a vivere con lui, attraverso di lui. Due vite a metà che non ne fanno una intera.

ore 21.00 – buffet

2 luglio 2024

ore 18.00 – Presentazione delle attività e dei risultati del Progetto Terza Missione a valere sul Bando 2021, progetto rifinanziato nel 2024: Servizio di accoglienza legale-amministrativa per studenti stranieri (SALASS). Intervento di Marco Benvenuti, coordinatore del progetto, e testimonianze di altri soggetti partecipanti al progetto.

Presentazione delle attività e dei risultati del Progetto Terza Missione a valere sul Bando 2022: NILab: Laboratorio Nuov* Italian*. Progetto di accompagnamento alla cittadinanza per neo-diciottenni. Interventi di Francesca Angelini, coordinatrice del progetto, e delle esperte legali NILab; testimonianze della Prof.ssa Chiara Allegri dell’Istituto Professionale Alberghiero Pellegrino Artusi della rete di scuole NILab e di altri soggetti partecipanti al progetto.

ore 19.45 – proiezione clip menzioni speciali:

Burattingegno Teatro, 1+1 Compagnia Atacama, Migranti Manovalanza, L’ora in cui non sapevamo Associazione Babel – Progetto Amunì, Pilate’s Borders Cranpi, Radio Ghetto. Voci Libere Factory Compagnia Transadriatica, Il Viaggio dei Bambini. Ballata per la Katër i Radës

ore 20.15 – inizio spettacolo:

Sindrome Italia. O delle vite sospese

Di e con Tiziana Francesca Vaccaro

musiche originali Andrea Balsamo

visual concept e luci Eleonora Diana

illustrazione Elena Mistrello

in collaborazione con Qui e Ora Residenza Teatrale

con il sostegno di Officine Papage, Trac-Centro di Residenza Pugliese / Bottega degli Apocrifi-Manfredonia, r-Esistenze (RC) / DRACMA teatro

Nel 2005, Andriy Kiselyov e Anatoliy Faifrych, due psichiatri ucraini, intuiscono che due donne in cura nel loro reparto presentano un quadro clinico diverso dagli altri. Sintomi che hanno imparato a riconoscere in anni di attività (cattivo umore, tristezza persistente, perdita di peso, inappetenza, insonnia, stanchezza, e fantasie suicide) si innestano su una frattura

del tutto nuova, che mescola l’affievolirsi del senso di maternità con una profonda solitudine e una radicale scissione identitaria. Queste donne sono due giovani madri e in comune hanno una storia precisa: gli anni vissuti come migranti in Italia lavorando come colf e badanti, lontane dalla loro famiglia e dai loro figli; il ritorno nella terra d’origine e la realizzazione di non sapere più a quale famiglia, a quale parte d’Europa appartengano. Quel “complesso di malattie mentali invalidanti, con ideazione persecutoria, di maltrattamenti e ossessioni ricollegabili alle attività lavorative svolte in Italia” assumerà il nome di “Sindrome Italia”, la “malattia delle donne dell’Est”. Chi sono queste donne che arrivano dalla Romania, dalla Polonia, dall’Ucraina, dalla Moldavia, cioè chi sono state prima di essere badanti? Cosa hanno lasciato a casa? Cosa immaginano per il futuro?

Lo spettacolo racconta la storia di Vasilica Baciu, una delle donne incontrate durante il lavoro di indagine e ricerca svolto in collaborazione con l’associazione Adri – donne romene in Italia. Racconta i dieci anni di lavoro in Italia che Vasilica trova il coraggio di rivelare ai propri figli attraverso una lettera. Il tempo che li ha tenuti lontani, il perché di una partenza verso un paese straniero, la terra promessa dei pettegolezzi di campagna. Sola in quella terra, chiusa nelle loro case, Vasilica si è presa cura di persone straniere, estranei, così come lei è ora estranea a sé stessa. Dall’Italia alla Romania passando per Palermo e Milano, Sindrome Italia è il racconto di un ritorno, delle cicatrici della migrazione, di una femminilità in lotta, è la storia di una e insieme di moltissime donne, le nostre “badanti”.

ore 21.15 – buffet

3 luglio 2024

ore 18.00 – Spazio autogestito da studentesse e studenti: letture e performance sul tema delle migrazioni

· Samuele Marrone – La notte poco prima della foresta di Bernard-Marie Koltès

· Bianca Cavallotti, Gabriele Ferrara e Giulia Pisanti – Il pericolo di un’unica storia di Chimamanda Ngozi Adichie

· Niloufar Davari e Giorgia De Giorgi – Abeo, Antologia di un tempo non perduto

ore 20.00 – inizio spettacolo

L’ultimo Icaro

Drammaturgia e regia Pietro Floridia

con Donatella Allegro, Anna Luigia Autiero, Younes El Bouzari

al drone Francesco Lombardi

scenografie Luana Pavani

musica Stefano D’Arcangelo

videodisegni Sara Pour

L’Ultimo Icaro nasce al confine tra Bosnia e Croazia, ispirandosi al viaggio di Pietro Floridia e Sara Pour e alle vicende di uomini afghani respinti da muri, da soldati in passamontagna, da cani feroci. Nasce dalla fantasia dei loro bambini che, accampati in mezzo al bosco, si disegnano come uccellini che sfuggono ai cacciatori e oltrepassano i muri. Nasce da ciò che avviene in tutta Europa, dove lo straniero è sempre più un nemico da demonizzare. Attraverso il prisma del mito di Dedalo e Icaro, Cantieri Meticci indaga il corpo a corpo tra labirinto e volo, tra dispositivi per contenere e dispositivi per evadere. L’Ultimo Icaro è ambientato nel Regno Unito di oggi, tra siti complottisti e fake news, tra milioni spesi per

droni a presidiare la Manica e deportazioni di immigrati irregolari in Ruanda, È un racconto a 3 voci, ognuna da una prospettiva diversa, sulla storia dell’arabo volante. Un uomo marocchino condivide ricordi dell’infanzia a Casablanca, dove insegnava ai cardellini a cantare e trasformava piccioni viaggiatori in campioni di traversata; racconta della sua amicizia con Youssef, addestratore di piccioni, fino al misterioso incidente in cui quest’ultimo perde la vita. Una seconda voce, quella di un’artista visiva, rivela la sua intima connessione con questo enigmatico uomo, dapprima modello dei suoi dipinti, poi amante, e infine percepito come “mostro” dai media, accusato di essere il fantomatico “arabo volante”. Infine, un’antropologa esamina dossier bizzarri inviati ai giornali che potrebbero essere tanto capolavori artistici quanto indizi di un nuovo tipo di invasione migratoria in Inghilterra. Lo sguardo del controllo, lo sguardo del desiderio, lo sguardo dell’artista vengono indagati attraverso diversi dispositivi visivi: un cellulare che trasmette in diretta, un drone che sorvola la scena, una videoartista che crea in tempo reale, specchi sospesi che distorcono la realtà in echi subacquei. Sulla scena la contrapposizione tra il volo come tensione dell’anima e il volo divenuto strumento di controllo, occhio volante che tutto vede e sorveglia.

ore 21.00- buffet

Per prenotazioni: https://bit.ly/teatrodellemigrazionisapienza2024 Per informazioni: terzamissione.artem@uniroma1.it

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