“Un attimo, un istante, le emozioni travolgono tutto.
Ogni sentimento viene annullato e ridotto al suo stato originario. Le barriere crollano,
tutto diventa un flusso irrefrenabile di impulsi, impuri e fragili, vittime degli eventi.”
Così recita il prologo che apre lo spettacolo, mentre la scena svela una tipica stanza di un manicomio. È il 1978, G. è un’imprenditrice in carriera, intraprendente e sicura di sé, ma anche una moglie annoiata, infelice e per questo infedele. La sua lucidità crolla all’improvviso quando scopre il tradimento del marito. Le basta un attimo per riscoprire la sua grande paura di essere abbandonata e un attimo per uccidere l’uomo e l’amante tagliandogli la testa. G. scappa e chiede aiuto ad A., suo amante e Direttore di un manicomio. A. la ama profondamente e decide di inserirla nella struttura che dirige per proteggerla e curarla.
Le cure che il Direttore immagina possano farle del bene, in realtà si rivelano essere soprusi e torture che la donna subisce da parte degli infermieri, tanto da ridursi a rifiutare il cibo e a non rivolgere parola a nessuno. Un evento esterno porterà un cambiamento drastico nella vita della paziente G.
Il disegno registico proietta lo spettatore sull’esperienza che la protagonista vive all’interno della stanza in cui è rinchiusa, concentrandosi sulla costruzione di una dimensione surreale resa attraverso i personaggi degli Specchi. Questi tre personaggi-oggetti, interpretati da attori-danzatori, interagiscono solo con la protagonista e rappresentano le sue proiezioni mentali, parti di se stessa che G. vede ma non riconosce, le cui voci la trasportano continuamente al giorno dell’omicidio, costringendola a riviverne il trauma.
Lo stato semi-cosciente in cui G. si trova, può essere considerato il baricentro che regola la divisione tra sogno e realtà, un baricentro che metaforicamente indica lo stato di confine tra una dimensione fatta di colori, di sfumature, di immaginazione e di libertà, all’interno della
quale è possibile sentirsi come Uccelli del Paradiso e una dimensione governata solo da leggi, false ideologie, costrizione e sopportazione.
LA COMPAGNIA
“La ricerca e sperimentazione che portiamo avanti affondano le loro radici nella necessità di portare alla luce eventi o idee spesso censurati nella vita di tutti i giorni, che creano una sorta di privazione sociale ingiustificata. L’obbiettivo che ci poniamo nel proporre questa tipologia di lavoro è quello di coinvolgere chi guarda all’interno di un ragionamento più ampio e lontano dai canoni classici. Di coinvolgerlo appunto in una spirale di condizionamenti mirati a farlo riflettere, instaurando a volte una “paura” positiva, ma atavica. Questo processo porta alla luce ciò che la società tenta di nasconderci, oscurarci. Nelle storie che raccontiamo, già di per sé riflessive, poniamo domande, creiamo riflessioni sotto diverse luci e punti di vista per meglio riconoscersi in ciò che li si vede, ma nel vero viene nascosto.”
23 | 24 | 25 gennaio 2017
TEATRO HAMLET
La Compagnia delle Origini
presenta
TEATRO HAMLET
Via Alberto da Giussano, 13 Roma (Pigneto)
Regia:
Riccardo Merlini
Con:
Domizia D’Amico Simona Sorbello Carlotta Sfolgori Antonella Petrone Valerio Francesca La Scala Macellari Lorenzo D’Agata
Assistente alla regia
Domizia D’Amico
Foto di scena
Andrea Mercanti
Ufficio Stampa
Thèatron 2.0
comunicazione.theatron@gmail.com http://www.theatron-2-0.org/
Spettacoli ore 21.00 | Biglietti : 12 euro intero – 10 euro ridotto
Info e prenotazioni email compagniadelleorigini@gmail.com