JACOPO LIGOZZI “PITTORE UNIVERSALISSIMO” (VERONA 1547 – FIRENZE 1627) Firenze – Galleria Palatina di Palazzo Pitti 27 maggio – 28 settembre 2014 Curata da Alessandro Cecchi, Lucilla Conigliello e Marzia Faietti La Galleria Palatina in collaborazione con il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi dedica una mostra monografica al pittore Jacopo Ligozzi. Nato a Verona nel 1547 e discendente da una famiglia di ricamatori milanesi, figlio del pittore Giovanni Ermanno, Ligozzi svolse una iniziale attività in terra veronese, spostandosi però ben presto a Firenze dove nel 1577 è documentata la sua presenza presso la corte granducale di Francesco I e dove rimase stabilmente fino alla morte, nel 1627, impiantando una solida bottega. Questa mostra intende illustrare per la prima volta in modo organico l’arco di attività del pittore, mettendo in evidenza i diversi ambiti nei quali si trovò ad operare e la sua poliedrica e versatile fisionomia all’interno del panorama fiorentino. Per questa ragione si è ritenuto opportuno articolare l’esposizione in sezioni tematiche, a partire dai primi tempi presso la corte medicea, dalla quale Jacopo si fece apprezzare fin dal suo arrivo come disegnatore di naturalia e successivamente come ritrattista ma anche come sapiente regista di insiemi decorativi. Fu inoltre pittore di storia e si distinse, infine, come sapiente e delicatissimo progettista di abiti e ricami per tessuti, nonché di manufatti in pietre dure.
SACRI SPLENDORI IL TESORO DELLA ‘CAPPELLA DELLE RELIQUIE’ IN PALAZZO PITTI Firenze, Museo degli Argenti 10 giugno – 2 novembre 2014 Curata da Riccardo Gennaioli e Maria Sframeli Nel 1616 veniva consacrata con cerimonia solenne la ‘Cappella delle Reliquie’ in Palazzo Pitti, luogo simbolo della devozione delle granduchesse di Toscana e degli ultimi granduchi della famiglia Medici.
Costruita da Cosimo I negli anni Sessanta del Cinquecento, la cappella, a pianta ottagonale, dal 1610 fu oggetto di importanti lavori di abbellimento voluti dall’arciduchessa d’Austria e granduchessa di Toscana Maria Maddalena d’Asburgo, moglie di Cosimo II de’ Medici, per custodirvi i reliquiari preziosi che costituivano una parte importante delle sue collezioni. La prima sezione della mostra sarà dedicata a Maria Maddalena d’Austria e presenterà una selezione di opere scelte tra le oltre quattrocento descritte nel più antico inventario della cappella, redatto nel 1616 e aggiornato sino al 1635. Le successive sezioni della mostra saranno incentrate sulle figure di Vittoria della Rovere e del figlio Cosimo III. Quest’ultimo, in particolare, si dedicò all’incessante ricerca di reliquie, soprattutto di quelle appartenute a personaggi che provenivano da regioni remote, facendo realizzare per esse straordinarie custodie frutto della collaborazione fra esperti scultori e i maestri orafi operanti nelle botteghe di corte.
Il tesoro della ‘Cappella delle Reliquie’ rimase pressoché inalterato in Palazzo Pitti fino al 1785, quando il granduca Pietro Leopoldo di Lorena ordinò la consegna di oltre cento reliquiari alla basilica di San Lorenzo in cambio di diciotto vasi in pietre dure appartenuti a Lorenzo il Magnifico chiesti per la Regia Galleria degli Uffizi. Grazie alle ricerche condotte durante i lavori di preparazione per la mostra è stato possibile riconoscere un discreto numero di questi reliquiari che dopo più di duecentoventi anni torneranno ad essere esposti a Palazzo Pitti.
Catalogo Sillabe. PURO SEMPLICE E NATURALE NELL’ARTE A FIRENZE TRA CINQUE E SEICENTO
Firenze, Galleria degli Uffizi
17 giugno – 2 novembre 2014 Curata da Alessandra Giannotti Claudio Pizzorusso Giorgio Vasari nelle pagine delle Vite (1568) assegnava un ruolo fondativo nella ‘rinascita’ dell’arte moderna ai fiorentini Andrea del Sarto e fra’ Bartolomeo, affiancandoli ai triumviri Leonardo, Raffaello e Michelangelo. Eccellente e di elevato ingegno, la loro produzione, incardinata sull’esercizio costante del disegno, si segnalava per onestà d’invenzione e perfetta imitazione della natura, dalla carne alla vivezza degli affetti. La strenua difesa, al limite dell’autarchia, di una tradizione fiorentina fondata sulla perfetta misura e serena espressività, intimamente confidenziale, interessata alla resa accostante del dato quotidiano, in una semplicità di schemi talora arcaizzante, dalla tecnica pittorica nitida e compatta, avrebbe trovato ulteriori paladini fino alla metà del Seicento, in particolare con l’emblematica personalità di Lorenzo Lippi.
E’ a partire dagli anni Venti del Novecento con Hermann Voss, e dagli anni Cinquanta e Sessanta con le originali intuizioni e le lucide analisi di Mina Gregori e Fiorella Sricchia, che si è cominciato a ritessere quel sottile filo che legava i maestri del primo Cinquecento a quelli del Seicento maturo, precisandone il carattere di “novità nella tradizione”. La mostra punta ad illustrare questa identità dell’arte fiorentina, attraverso un ricco e serrato contrappunto tra pittura e scultura, articolato in nove sezioni che raggruppano circa ottanta opere e trentacinqueartisti. Il catalogo è edito da Giunti
LA FORTUNA DEI PRIMITIVI”
TESORI D’ARTE DALLE COLLEZIONI ITALIANE FRA SETTE E OTTOCENTO
Firenze, Galleria dell’Accademia
24 Giugno – 8 Dicembre 2014 Curata da Angelo Tartuferi e Gianluca Tormen La mostra – la prima dedicata all’argomento nel suo complesso – si propone di offrire un punto critico-bibliografico su questo importantissimo fenomeno culturale riguardante la storia del gusto e del collezionismo in Italia, tra la fine del Sette e l‘inizio dell’Ottocento, che esercitò tra l’altro una rilevante influenza diretta sulla formazione delle grandi raccolte d’arte pubbliche nei maggiori paesi europei. Partendo dal fondamentale contributo di Giovanni Previtali (“La fortuna dei primitivi. Dal Vasari ai Neoclassici”, Torino, 1964), pubblicato giusto cinquant’anni fa, il Comitato scientifico della mostra intende approfondire questo tema sin qui relativamente trascurato. Individuare Firenze come luogo privilegiato per una simile mostra è quasi scontato, per la ricchezza che l’area tosco-fiorentina ha avuto, storicamente, nella produzione di opere Tre e Quattrocentesche: quasi tutte le raccolte di “primitivi” vantavano infatti opere provenienti da questa area geografica. La mostra passerà in rassegna le principali personalità che agirono in prima linea in questo recupero, esponenti della chiesa, ma anche nobiluomini, oltre a quegli eruditi i quali non si sottrassero al sensibile richiamo di quelle fragili e preziose testimonianze artistiche. Un dialogo serrato (tra pitture, sculture, oggetti di arte suntuaria e codici miniati) che accompagnerà il visitatore in una sorta di passeggiata ideale nell’Italia collezionistica della fine del XVIII e degli inizi del XIX secolo, invitandolo a confronti visivi stringenti, nel tentativo di cogliere il gusto, l’occhio e la sensibilità estetica dei diversi collezionisti, le cui raccolte sono messe per la prima volta a confronto.
Il catalogo della mostra, edito da Giunti, verrà a costituire verosimilmente il testo di riferimento dedicato a questo specifico tema nel suo insieme, sin qui non disponibile.
Salvatore La Spina
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