“UN PAESE IN POSA. GH’EVA UNA VÖLTA A BARNI”

Antichi mestieri, oggetti d’altri tempi, dialetto lombardo, tornano nelle strade di Barni da protagonisti in linea con l’obiettivo della Regione Lombardia di riscoperta e tutela della lingua, delle tradizioni locali, della promozione del territorio e della sua conoscenza.

Barni, caratteristico borgo del Triangolo Lariano con la sua chiesetta romanica di San Pietro e Paolo, gioiello architettonico che si è aggiudicata il primo posto nel censimento 2016 de “I luoghi del Cuore” del FAI per la provincia di Como, ha saputo mantenere nella sua storia quella dimensione fuori dal tempo che racconta l’Italia più autentica. Tra paesaggi naturali, arti e mestieri, aie e corti, vicoli e percorsi che riconducono al fascino genuino del “come una volta”.

“Un paese in posa”, il progetto fotografico realizzato da Giulia Caminada per sottolineare il sentimento di appartenenza e di identità della comunità di Barni, a distanza di tre anni è più vivo e attraente che mai.

Grazie a CulturaBarni, alla Regione Lombardia per l’anno della Cultura 2017/2018, al Comune di Barni, alla Comunità Montana del Triangolo Lariano, alla Fondazione Provinciale Comasca Onlus, alla Pro Loco e al Gruppo Alpini di Barni, ai partner Associazione Volo Sopra la Vallassina, alla Rete Italiana di Cultura Popolare, a Twletteratura dal 30 settembre “Un paese in Posa” diventa una Galleria Fotografica negli scorci più significativi del borgo antico di Barni per raccontare a cielo aperto la comunità e la sua storia, i suoi oggetti di un tempo, senza fare code, 24 ore su 24.

Una retrospettiva che dà modo ai visitatori di entrare nelle radici di una comunità eletta a simbolo dell’Italia più genuina in uno scenario ambientale naturale e rilassante. Antichi mestieri, oggetti d’altri tempi, dialetto lombardo, tornano nelle strade di Barni da protagonisti in linea con l’obiettivo della Regione
Lombardia di riscoperta e tutela della lingua, delle tradizioni locali, della promozione del territorio e della sua conoscenza.

Per questo Barni il 30 settembre e il primo ottobre è in festa. Per rivivere l’atmosfera di un tempo nelle 13 corti aperte per l’occasione lungo il percorso fotografico tutto il paese è addobbato a festa. Con l’aiuto di mediatori locali dialettali si possono apprendere usi e costumi di un tempo grazie ai mediatori linguistici dialettali che accompagnano i visitatori lungo il percorso fotografico e nella conoscenza della realtà locale e della sua lingua (durata 45 minuti). Nelle 13 corti aperte per l’occasione si vivono scene di vita contadina grazie alla presenza di 60 figuranti del Gruppo Folcloristico della Val Cavargna che, ospiti speciali i Vallassina, preparano anche degustazioni di piatti tipici che riportano ai sapori della tradizione lombarda. Dagli gnocchi fatti a mano al voltadel e alla matuscia, due piatti tipici della Val Cavargna, dalle castagne bollite alla rasumada (uovo sbattuto con vino), dal caffè del pugnatin (ricetta dei nostri vecchi) al formaggio zancherlin, fino alla medrical, caramella di zucchero alla genziana che si vanno ad aggiungere alle specialità locali preparate dagli Esercenti e Associazioni locali.  Il programma del fine settimana è molto intenso. Grande spazio viene dato al canto popolare capace di aggregare le persone e mantenere viva la tradizione con diversi momenti musicali e due concerti gratuiti.  Si inizia sabato 30 settembre alle ore 14 alla Scuola dell’Infanzia di Barni con il convegno “Canto popolare. Esperienze a confronto” a cui partecipa la Corale Bilacus di Bellagio, il Coro Gruppo Alpini di Canzo, il Coro Cumpagnìa di Nost di Canzo e i Sulutumana e Antonello Marieni. La giornata entra nel vivo alle ore 16 nella piazza della Chiesa con l’inaugurazione del Percorso fotografico Un paese in posa alla presenza delle Autorità Locali, di Giulia Caminada, ideatrice del progetto, e di Cristina Cappellini, Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia. Anche i visitatori possono esprimere la loro gioia cantando alcune canzoni popolari durate diversi momenti musicali come le improvvisazioni di canto popolare sabato alle 16,15 in Piazza Pio XI e il concerto di Livio Gaio Van de Sfroos Tribute Band alla sera alle 20.30. Domenica si prosegue con uno stage di canto popolare polifonico con l’Associazione Voci di Mezzo a partire dalle 14 e alle 16, con il concerto dei Sulutumana.

La scoperta delle tradizioni e della galleria fotografica prosegue per tutta domenica 1 ottobre dalle 9 alle 18 quando è previsto un Mercatino a KM 0 dove comperare prodotti enogastronomici e artigianali o visitare uno dei gioielli di Barni: la graziosa chiesetta romanica di San Pietro e Paolo, luogo di culto che domina il borgo antico e prima classificata nella provincia di Como tra “I luoghi del cuore” del FAI. Per poter iniziare gli interventi di rifacimento programmati gli abitanti e i villeggianti hanno un intenso programma di iniziative atte a raccogliere i fondi necessari tra cui una lotteria con ricchi premi.

“Un paese in posa” è l’occasione per scoprire il centro storico di Barni anche dopo il fine settimana di festa. Esso riserva ai visitatori attenti alle vestigia del passato molti scorci discretamente conservati, tipici dell’architettura spontanea contadina come lobbie, portali con pregevoli contorni in pietra, cortili, edicole sacre, vicoli con sottopassi a volta che hanno conservato il loro aspetto tortuoso originario. E godere del clima familiare, di ospitalità, di accoglienza, di amicizia e di condivisione, di cordialità tipica contadina pervade Barni e tutto il territorio circostante. “Un paese in posa” è un esempio sotto gli occhi di tutti di valorizzazione dell’identità culturale del Triangolo Lariano e del paesaggio come patrimonio naturale, sociale, monumentale, artistico. Con questo progetto il dialetto torna nelle vie, riemergono le radici di una storia secolare ricca di gusto e tradizioni, come elemento di rilancio culturale e turistico del territorio del Triangolo Lariano.

L’appuntamento è di quelli da non perdere: Barni riserva mille e una sorpresa…

Marco Fioroni

Presidente di CulturaBarni e Direttivo

 

È con orgogliosa soddisfazione che CulturaBarni presenta questa iniziativa frutto della collaborazione con Giulia Caminada, con la Regione Lombardia, la popolazione della comunità di Barni e le Associazioni. Un museo foto–etnografico, all’aperto, senza biglietti, senza file, aperto 24 ore su 24, dove la fruizione delle immagini e dei contenuti, è arricchita dal contesto del centro storico, espressione dell’architettura spontanea contadina medioevale. La costante compresenza della lingua locale accompagna il visitatore nella pace e nella quiete dei nostri vicoli. Qui è possibile scoprire, o anche solo ricordare, oggetti della vita quotidiana di un tempo e, spesso, evocativi di piacevoli reminiscenze legate all’uso che da bambini ne avevamo visto fare dai nostri nonni. L’evento spazia dal canto popolare alla riproposizione da parte del Gruppo Folcloristico Val Cavargna di scene di vita contadina nelle corti e nelle vie del centro storico. L’iniziativa si è aggiudicata il patrocinio e il coinvolgimento degli enti pubblici, partner e sostenitori ai quali va il nostro ringraziamento. Insomma un appuntamento da non mancare. Barni e la sua gente Vi aspettano numerosi!

 

→  Cristina Cappellini

Assessore alle Culture, Identità e Autonomie

Patrimonio identitario e prezioso veicolo comunicativo, la lingua lombarda, in tutte le sue declinazioni e varietà, è una risorsa da tutelare e salvaguardare.

Con l’approvazione delle linee strategiche per la cultura messe a punto dalla nuova legge regionale “Politiche regionali in materia culturale – Riordino normativo”, Regione Lombardia ha introdotto tra le priorità in campo culturale proprio la salvaguardia e valorizzazione della lingua lombarda, componente essenziale dell’identità sociale e storica del nostro territorio, che si esprime nella grande varietà delle singole voci locali. Queste sono, per la loro originalità e peculiarità, tratti distintivi delle comunità lombarde ed è importante che, anche attraverso azioni sperimentali, ne siano favorite la conoscenza, lo studio, la valorizzazione e ne sia garantita la trasmissione alle future generazioni.

Per queste motivazioni e per la qualità del progetto, Regione Lombardia sostiene ”Barni. Un paese (lombardo) in posa. Ritratto linguistico di una comunità” e la performance di lingua locale “Il dialetto torna per le vie”, in programma nei giorni 30 settembre e 1° ottobre 2017, un percorso linguistico-culturale ideato e realizzato dall’Associazione culturale CulturaBarni, che vede collocate in vari punti e lungo le strade di Barni le fotografie scaturite da una recente sperimentazione fotografica intitolata “Un paese in posa”, in cui sono ritratti ben 700 abitanti del luogo.

Il percorso dei ritratti segue, contemporaneamente, un circuito toponomastico, linguistico, ergologico e gastronomico per far rivivere il vecchio nucleo del paese; ogni corte inoltre propone un antico mestiere con facilitatori linguistici dialettali e mediatori culturali esperti.

Sarà quindi una vera e propria festa all’insegna della riscoperta del dialetto e delle nostre radici culturali, con spettacoli di musica popolare per le vie del paese e nei principali luoghi pubblici, locali, ristoranti ed angoli all’aperto di particolare bellezza. Ma non solo le tante attività performative animeranno il paese in questa particolare occasione, accanto a queste anche momenti di approfondimento come il convegno dedicato al canto popolare in collaborazione con la Rete Italiana di Cultura Popolare. Un programma molto ricco e di alto pregio a cui destino tutto il mio plauso e il mio augurio di grande successo. “Il dialetto torna per le vie” è una vera e propria testimonianza volta a tutelare un tassello fondamentale dell’identità di tutta la Vallassina e della Lombardia, un’iniziativa in grado di raccontarne la storia e le tradizioni, obiettivo mai sopito e oggi più che mai doverosamente istituzionale.

 

→Patrizia Mazza

Presidente Comunità Montana Triangolo Lariano

Ci sono molti modi per raccontare la storia di un Paese: quello degli archivi, delle commemorazioni, dei racconti tramandati di generazione in generazione e così di seguito. La via scelta da Un paese in posa. Gh’eva una volta a Barni è certo più affascinante, di sicuro più originale, forse unica. Rivedersi e rievocare il trascorrere del tempo, attraverso le immagini dell’esposizione fotografica a cielo aperto   realizzata da CulturaBarni, con gli scatti di Giulia Caminada lungo le vie del paese, è qualcosa che coinvolge ciascuno di noi. Persone ed oggetti prendono vita e ci fanno riscoprire le nostre origini legate ad un territorio che è un’eccellenza riconosciuta ed ammirata in tutto il mondo. Il progetto realizzato a Barni, che ha unito le sinergie di molti, rappresenta un patrimonio culturale e sociale collettivo, che merita di essere condiviso e che rende orgoglioso l’intero Triangolo Lariano.

 

Mauro Caprani

Sindaco di Barni

Un tempo vi erano solo le cartoline a rappresentare i luoghi, di soggiorno piuttosto che di dimora; poi vennero le pubblicazioni e, in tempi recenti, il web. Indistintamente ognuno di questi mezzi di comunicazione ha avuto quasi esclusivamente quale oggetto e messaggio da veicolare un luogo o un paesaggio quale rappresentazione di fascino o di una emozione. Il Colosseo significa Roma, Piazza San Marco Venezia, Ponte Vecchio Firenze. Testimonianze si destinate a durare all’infinito e quindi da assurgere quale assoluto manifesto per la rappresentazione ideale e identitaria di una società, prettamente urbana, ma nelle quali l’oggettività ha il sopravvento sulla soggettività, su coloro cioè che nel tempo ed a vario titolo hanno “costruito” quel manifesto.

L’idea di voler rappresentare una comunità con i suoi protagonisti e non già o non solo con i luoghi di dimora racchiude da sola in sé la vera differenza con la società così come intesa nei nostri Paesi, sinonimo cioè di realtà depositaria di valori, di tradizioni del passato da trasmettere in un prossimo futuro; valori condivisi tra persone che sentono di essere legate assieme da una comune esperienza. Fermamente convinto che la perdita delle comunità abbia prodotto un declino negli standard morali, una maggior instabilità sociale ed una eccessiva individualità, auspico che il processo di deurbanizzazione in corso possa riportare le persone ad un legame comune fatto di esperienza, identità e valori. Una comunità espressione di volti soprattutto.

→ Giulia Caminada

Ideatrice del progetto “Un Paese in posa”

Il progetto fotografico “Un paese in posa. Ritratto fotografico di una comunità” è stato un susseguirsi di azioni comunitarie che ora trova, nella galleria fotografica a cielo aperto lungo le vie del vecchio nucleo di Barni, un altro dei suoi momenti significativi. Tornano per strada 40 oggetti perduti, in uso a Barni anche solo fino a una quarantina di anni fa e gettano un ultimo sguardo su una socialità genuina ma in via di una inarrestabile, forse giusta, trasformazione. Non il paese, non il tessuto urbano, non le vie e i monumenti a fare da sfondo alla ricerca, ma singoli sguardi, pose solitarie o di piccoli gruppi posti su fondo neutro, estrapolati dalle difese offerte da sempre dalle proprie mura. E gli oggetti. A testimoniare che le cose hanno un’anima, sono pegno della reciprocità e del ricordo. Ad essi è legata la memoria storica della gente, soprattutto di quelle generazioni che hanno vissuto da protagonisti il passaggio dalla civiltà della parsimonia a quella del consumismo, che proprio in questi anni è attraversata da una profonda crisi. L’avvento dell’era industriale ha quasi cancellato la cultura contadina, della quale si conservano ancora deboli ma significative tracce sparse qua a là. Oggetti conservati negli scantinati, in qualche ripostiglio, nelle antiche corti, sono ancora presenti a Barni e hanno conservato l’antica destinazione d’uso ma non sappiamo più quale fosse la loro primitiva funzione, soppiantati da attrezzature moderne. L’aver cercato di accoppiare persone e cose è un ritratto della memoria e una lettera al futuro. Interagire con gli abitanti del paese con la macchina fotografica mi ha permesso di trasformare un rito in una fabbrica di valori, di usare uno strumento visivo per rinsaldare concretamente i legami sociali. Non solo fra me e le persone fotografate, ma anche fra le persone che hanno voluto essere parte del progetto. Il filo conduttore è stato il sorriso. Non me l’aspettavo, ma in fondo lo speravo ed ero curiosa di vedere quale sarebbe stato l’effetto al momento conclusivo della mia antropologia della fotografia in cui le persone si sarebbero rispecchiate nelle fotografie esposte lo scorso anno in mostra e pubblicate nell’omonimo libro fotografico. Ora, con la galleria a cielo aperto, gli oggetti e il loro suono dialettale tornano nelle vie e per questo sono grata al paese, che con entusiasmo ha accolto la sua realizzazione, e a CulturaBarni, che ha voluto realizzarla. Perché continui, si concluda e ricominci il gioco identitario di una comunità.

 

A proposito di Giulia Caminada

Giulia Caminada, nata nel 1969 e residente a Barni, ha conseguito la Laurea in Lettere all’Università degli Studi di Milano e, oltre a dedicarsi all’insegnamento, svolge attività di ricerca linguistica e antropologica applicata alle tradizioni del focolare prealpino. Giulia ha negli ultimi tre anni approcciato la fotografia come strumento di ricerca, documentazione, comunicazione e arte. E’ nato così il catalogo “Un Paese in Posa. Ritratto fotografico di una comunità”, edito da Silvana Editoriale, naturale evoluzione dell’autoritratto linguistico della comunità barnese confluito una decina di anni fa nel “Vocabolario del dialetto di Barni”. Nel 2014 è stata nominata dalla Rete Italiana di Cultura Popolare ‘Cercatrice di traccia’, figura che si distingue nella comunità per il suo lavoro di ricerca etno-antropologica e per gli studi del territorio di riferimento.

 

→ Ettore Adalberto Albertoni

Presidente emerito del Consiglio Regionale della Lombardia

 

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