Teatro Argentina
17 ● 25 ottobre
Giacomo Bisordi dirige Uomo senza meta del norvegese Arne Lygre,
uno spettacolo sulle delusioni del sogno capitalista, tra sentimenti e politica,
per centrare la riflessione sull’ambiguità dei comportamenti umani, da sempre facilmente
manipolabili dal desiderio di profitto, grandezza e successo.
Uomo senza meta
di Arne Lygre
traduzione Graziella Perin
regia Giacomo Bisordi
con Francesco Colella (Pietro), Aldo Ottobrino (Fratello), Monica Piseddu (Moglie),
Anna Chiara Colombo (Figlia), Silvia D’Amico (Sorella), Giuseppe Sartori (Proprietario/Assistente)
costumi Anna Missaglia – luci Vincenzo Lazzaro
aiuto regia Fausto Cabra – assistente alla regia Angelo Galdi
i diritti dell’opera Uomo senza meta di Arne Lygre sono concessi da Colombine Teaterförlag, Stoccolma
in collaborazione con Zachar International, Milano
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Approda sul palco del Teatro Argentina dal 17 al 25 ottobre Giacomo Bisordi, giovane regista di matura sensibilità scenica, che ribalta in invenzione l’assenza di contatto dovuta alle limitazioni anti-Covid con la nuova produzione del Teatro di Roma, Uomo senza meta, la microsaga familiare del norvegese Arne Lygre sulle delusioni del sogno capitalista e le ambiguità dei comportamenti umani.
Messo in prova lo scorso luglio – presentato al pubblico in forma di studio in una serata aperta al processo creativo della messinscena – Uomo senza meta è stato il primo gesto “in presenza”, dopo la riapertura a giugno delle sale teatrali, grazie al quale il Teatro Argentina è tornato ad essere vissuto e abitato dai suoi artefici. Un lavoro che si è confrontato con le nuove modalità di produzione teatrale imposte dalla crisi sanitaria, oltre che con alcuni degli aspetti più profondi a cui questa ci ha messo di fronte: la relazione con il potere, l’isolamento, la necessità della relazione umana e i paradossi che questa comporta. Nelle parole di Giacomo Bisordi, Lygre «è un autore che in Uomo senza meta pone una questione cogente: come il sistema economico in cui viviamo sia capace di disegnare un sistema affettivo completamente deformato, compromettendo la nostra stessa capacità di stare assieme ai nostri simili, assieme agli altri».
Giocare una partita a monopoli è il modo migliore per avvicinarsi a Uomo senza meta. Il gioco da tavolo per definizione si può considerare a tutti gli effetti un corso accelerato di capitalismo. Proprietà, trattative, case, alberghi, debiti, ipoteche – un capitalismo novecentesco, ma identico allora come oggi nella sua tossicità emotiva: depressione per l’agonia che accompagna la perdita, euforia isterica e ingorda nel caso di una possibile vittoria. Uomo senza meta vive di questa tossicità: Peter, un imprenditore pieno di progetti e iniziative, decide di fondare una nuova città sui terreni incontaminati di un fiordo norvegese. Trent’anni dopo, la città è nel pieno del suo sviluppo e accanto a Peter si riuniscono quelli che sembrano essere i suoi affetti: una ex-moglie, una figlia e un fratello. Cos’è successo in questo lasso di tempo? E perché i familiari di Peter sembrano non avere memoria?
Con Uomo senza meta, Arne Lygre analizza le delusioni del sogno capitalista, tra sentimenti, denaro e politica, per centrare la riflessione sull’ambiguità dei comportamenti umani, da sempre facilmente manipolabili dal desiderio di profitto, grandezza e successo. Una drammaturgia che porta in scena il pericoloso gioco di sottomissione e dominazione che corrompe e compromette ogni aspetto dell’uomo, la sua identità, le sue aspirazioni, la sua lealtà: «Arne Lygre è un autore minimalista, scrive con frasi brevissime – continua Bisordi – le battute più lunghe sono al massimo due o tre righe, non ci sono monologhi. I personaggi, ammesso che si possa parlare di personaggi, parlano per frasi mozzate, ridotte all’osso, senza alcun tipo di sviluppo concettuale. Sono contratti, ma allo stesso tempo ci troviamo di fronte a un autore che dentro a queste battute “piccole” riesce a costruire un mondo con una precisione di dettaglio unica. È un vero maestro in questo, nel saper disegnare qualcosa con il minimo sforzo necessario».
Con il suo stile unico, il drammaturgo norvegese rielabora, parodizza e tradisce il patrimonio genetico degli abissi ibseniani e del minimalismo stilistico di Jon Fosse. Nella dissezione dei rapporti umani, Uomo senza meta tratta quest’ultimi e la loro evoluzione quasi come un oggetto di studio biopolitico, con un allestimento pensato a partire dalla dimensione del distanziamento: «Quello che si è cercato di fare è stato appunto di capire come raccontare questa solitudine, questo individualismo spietato – conclude Bisordi – Trovandoci nello spazio immenso del Teatro Argentina, l’idea è stata fin da subito di sfruttarne al massimo le potenzialità spaziali. Si è tentato di far percepire man mano lo spazio come sempre più restringente, sempre più ostile rispetto agli attori, di modo che con tutta una serie di meccanismi scenici, gli attori vengano spinti man mano sempre di più verso la platea, un’opportunità per far incontrare chi guarda con la vicenda che si sta raccontando».
Giacomo Bisordi, dal suo battesimo come assistente alla regia per Gabriele Lavia ha lavorato tra gli altri, con Peter Stein, Giorgio Barberio Corsetti, Massimo Popolizio, Veronica Cruciani, Eleonora Danco, Matthias Langhoff, Thomas Ostermeier e Milo Rau, di quest’ultimo da Gennaio 2019 è diventato collaboratore fisso all’interno della sua compagnia, l’International Institute of Political Murder (IIPM) e del teatro da lui diretto, NTGent. È stato aiuto regista e dramaturg nel film Il Nuovo Vangelo (2019) che verrà proiettato al Teatro Argentina all’inizio del 2021.
Iniziative e incontri attorno a Uomo senza meta
A partire dalla pièce di Arne Lygre si svilupperà una trama di eventi variamente intrecciati con lo spettacolo Uomo senza meta che vedranno impegnato il regista Giacomo Bisordi assieme a ospiti italiani e internazionali, sui temi del capitalismo moderno, dell’alienazione sociale e delle disfunzioni affettive, strettamente connesse con la politica e la cultura di un popolo, proprie dell’epoca in cui viviamo.
Si comincia lunedì 19 ottobre con il lancio social della Conversazione con Arne Lygre: una registrazione zoom del drammaturgo norvegese in dialogo con il regista Giacomo Bisordi, il drammaturgo Fausto Paravidino e il giornalista Graziano Graziani, per addentrarsi nella storia particolare dell’Uomo senza meta, che intreccia la fondazione di una città, quasi una spinta utopica, con un dramma familiare, nella consapevolezza che ogni utopia, per edificarsi, deve presto o tardi fare i conti con il terreno su cui poggia, quello smosso e perennemente instabile dell’animo umano e delle relazioni interpersonali.
Si prosegue martedì 20 ottobre (ore 18.30) nella Sala Squarzina con un talk dal titolo Senza Meta, la drammaturgia di Arne Lygre, figura molto apprezzata in Francia e in altri paesi centro europei, ma ancora poco conosciuta in Italia. L’incontro sarà un’occasione per approfondire il suo percorso artistico e la sua scrittura drammaturgica, che si inserisce nella tradizione scandinava pur distaccandosene e rinnovandola. Con l’addetta culturale dell’Ambasciata di Norvegia in Linda Gaarder e il regista Bisordi dialogheranno in video Lygre e Paravidino. I due drammaturghi, infatti, hanno studiato assieme nel 2000 presso l’International Recidency del Royal Court di Londra, ambitissimo stage del teatro inglese frequentato agli esordi, e porteranno in questa conversazione un confronto fra nord e sud Europa.
Sabato 24 ottobre (dalle ore 10 alle 13) sul palco dell’Argentina il regista Bisordi condurrà un Atelier aperto al pubblico.
19 ottobre 2020
Conversazione con Arne Lygre con Arne Lygre, Giacomo Bisordi, Fausto Paravidino, Graziano Graziani
20 ottobre 2020 (ore 18.30) • Sala Squarzina
Senza Meta, la drammaturgia di Arne Lygre
Talk con il regista Giacomo Bisordi, gli attori della compagnia e Linda Gardeer. Modera Graziano Graziani
24 ottobre 2020 (ore 10.00 – 13.00) • palco Teatro Argentina
Atelier condotto da Giacomo Bisordi