Matrimonio e ruoli genitoriali sono ritenuti alla portata di gay e lesbiche proprio perché svuotati di significato, fatti esteriori ed estetici, di superficie e non di sostanza, privati e non comunitari, tanto che unioni civili e omo-parentalità, propagandati quali traguardi di uguaglianza, sono in larga misura status symbol generati dalla reazione alla censura e dall’esclusione di un tempo. Altrettanto l’equiparazione forzata e astratta tra uomo e donna, che indebolisce e incattivisce l’uno e fa perdere identità e buon senso all’altra.
Eppure, se da un lato la coppia e il familismo subiscono i colpi d’ascia dell’autore, più in profondità risalta la prospettiva di restauro delle fondamenta della sessualità, attingendo alla dimensione dell’immaginario antropologico (mitologia inclusa) e valorizzando al massimo l’asse ereditario umano, nelle varie espressioni di genitorialità spirituale, perché “se alla natura interessa avere eredi materiali, la civiltà ha bisogno di figli culturali”.
Mattia Morretta: psichiatra, psicoterapeuta e sessuologo, si è occupato di temi sanitari e sociali nel servizio pubblico e nel mondo del volontariato, di educazione alla salute nelle scuole e di formazione degli operatori, dedicando particolare attenzione all’omosessualità e al comportamento sessuale. Ha pubblicato numerosi saggi di impianto culturale, tra i quali: Il percorso del morire (1995), Sessualità e Aids (1995), Legami a rischio (2000), Che colpa abbiamo noi – Limiti della sottocultura omosessuale (2013), Tracce vive – Restauri di vite diverse (2016), Viva Dalida – Icona immortale (2017). Un vasto archivio di articoli e scritti è consultabile sul sito http://www.mattiamorretta.it