I tempi che stiamo vivendo ci proiettano verso un’inevitabile riflessione sul senso della vita e sul valore di essa. Questa Ecuba moderna parla un linguaggio “misto”, un susseguirsi di racconto di una piccola vita che si scontra con i terreni problemi del quotidiano con improvvise impennate poetiche, che elevano la sua sensibilità al “linguaggio di tutte le madri”, alla lingua del cuore di chi dà la vita e non si rassegnerà mai al vedere questa stessa vita che si dissolve, preda dell’ingiustizia che si annida nel potere, nelle guerre, nelle prevaricazione. E’ un’Ecuba che viaggia a piedi fra i binari dell’Europa in cui c’è chi erige muri di filo spinato e c’è chi chiude pesanti porte di vecchi treni. Ma c’è anche chi si accosta al viandante per passargli una bottiglietta d’acqua e c’è chi offre una branda di una stanza di una casa modesta per condividere il viaggio terreno con altri esseri umani compagni di cammino
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