Un testo inedito, un nuovo autore e un teatrante di lungo corso come César Brie, ci raccontano un fatto di cronaca del passato, uno degli episodi più oscuri ed emblematici della storia del nostro paese, Viva l’Italia.
Le morti di Fausto e Iaio. il racconto di due diciottenni milanesi frequentatori del centro sociale Leoncavallo, uccisi a colpi di pistola la sera del 18 marzo 1978, due giorni dopo il rapimento di Aldo Moro da parte delle BR, in scena al Teatro India di Roma dal 22 ottobre al 2 novembre. Una coproduzione Teatro di Roma e Teatro dell’Elfo.
Una drammaturgia storica pensata in forma di cinque monologhi intrecciati tra loro a ricostruire un quadro d’insieme per rivivere il passato, affinché la memoria di quegli anni diventi testimonianza della storia che ci ha preceduto. A condurre gli spettatori nei segreti e nei retroscena della vicenda saranno i personaggi stessi, che si nutrono delle emozioni e della disperazione che il testo di Roberto Scarpetti (vincitore della Menzione speciale Franco Quadri al Premio Riccione per il Teatro nel 2011) ricostruisce intrecciando vita privata e storia pubblica del nostro Paese. A portarlo in scena la regia affidata a César Brie che incrocia e racconta i mesi cupi del terrorismo, dei molti misteri mai risolti, dalla morte di Aldo Moro fino alla grande strage nera della stazione di Bologna. La prigionia del leader della DC non è solo il contesto storico in cui è avvenuto il duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci: le indagini sulle Brigate Rosse si collegano alla morte dei due ragazzi del Leoncavallo. Fausto abitava in via Montenevoso 9, esattamente di fronte al civico 8, dove c’era un covo dei brigatisti, mentre all’ultimo piano del suo palazzo era ubicato un punto di osservazione dei servizi segreti.
Una tragedia civile raccontata attraverso le passioni personali e politiche di cinque protagonisti che si muovono sul filo della vita e della morte: Fausto (Federico Manfredi), Angela, la madre di Iaio (Alice Redini), Giorgio, uno dei tre assassini (Umberto Terruso), il commissario della Digos titolare dell’inchiesta, Salvo Meli (Andrea Bettaglio) e un giornalista dell’Unità, Mauro Brutto (Massimiliano Donato) che, ossessionato dalla vicenda, comincia a condurre indagini indipendentemente dalla polizia. Tutti e cinque sono ispirati a persone realmente esistite e le loro vicende, su cui è stato creato un carattere di finzione, sono il risultato della rielaborazione di fatti realmente accaduti.
«Il testo di Roberto Scarpetti non è un documento. È una finzione basata su fatti reali, accaduti non troppo tempo fa. L’autore, nel creare questa finzione, ha reso esemplare un periodo della nostra storia che non si è conclusa ancora, almeno per quanto riguarda la giustizia dovuta alle vittime e i rapporti tra apparati deviati dello Stato e il terrorismo nero – racconta César Brie – Gli assassini di Fausto e Iaio non sono stati trovati. Ci sono i nomi e i sospetti, ma non le prove che li inchiodano. Oggi va di moda accusare di tutto i magistrati. I grossi partiti (di destra e di sinistra) sopportano male un potere dello stato indipendente e cercano di controllarlo. Questo lavoro ha cambiato il mio modo di ricordare gli anni tra il ‘75 e l’82, in cui gestivo il Centro Sociale Isola, il primo Centro Sociale occupato a Milano. La notte della morte di Iaio e Fausto partecipai alla prima manifestazione spontanea, piena di sgomento e rabbia. Spero che questo lavoro serva a ricordare, a capire, a inquietarci, e aiuti i più giovani a capire cosa
Dal 22 ottobre al 2 novembre al Teatro India di Roma
Viva l’Italia
Le morti di Fausto e Iaio
di Roberto Scarpetti
regia César Brie
con Andrea Bettaglio, Massimiliano Donato,
Federico Manfredi, Alice Redini, Umberto Terruso
Produzione Teatro di Roma e Teatro dell’Elfo
accadeva in questo Paese quando i loro genitori erano ragazzi».