«Volevo solo baciarti.» Mi disse proprio così quando scostai la tenda di garza bianca, sorpresa di vederlo apparire nel caldo afoso di metà estate e sentì che le sue dita si allungavano a toccare le mie come intrecciando passi di danza, al di là dell’inferriata che ci separava.
Non avrei mai potuto immaginare che quell’incontro dopo due anni di silenzio, sarebbe stato il preludio di un addio. Un’eternità dissolta in un attimo. Era una vigilia che voleva festeggiare con me, per dimenticare il dolore che lo aveva attraversato. Ora era un’altra vigilia, a me sconosciuta. Il mio sguardo perplesso, il mio broncio che mal celava una voglia incontenibile di abbracciarlo, lo invitarono ad entrare. Mi chiedevo cosa volesse dire e mi sentii ridicola in quel frangente a lasciarmi trasportare lontano da riccioli di pensiero. «Volevo solo baciarti» ripetevo nella mia testa. Voleva solo un bacio o voleva baciarmi senza sosta. Non so se la mia risata poté ascoltarla in qualche modo, ma di certo intuì che dentro di me si muovevano strani pensieri. E intanto pensavo a quel “volevo”, indefinito, come il tempo delle fiabe che mi riportava lontano, là dove a scuola un mio professore censurò l’imperfetto come il tempo del diavolo e così, d’un colpo, congelò le mie emozioni. Fu proprio quell’associazione d’idee, forse, a sciogliermi nell’abbraccio caldo di una canicola appiccicosa e stranamente silenziosa. La sua pelle salata improvvisamente mi riportò all’odore del mare e quel sentore silvestre e acuto che sapeva di macchia mediterranea mi fece scendere le lacrime senza che me ne accorgessi. Sentii allora le sue labbra incollarsi e la sua bocca quasi masticando la mia pelle bagnata dire «Volevo solo riascoltare il mare, tuffarmi in te per aspirare di nuovo il profumo delle onde e della sabbia nel mare di una conchiglia.»
Oggi in un’altra vigilia, quella di Natale, leggendo il biglietto lasciatomi sotto la porta mi ricordai improvvisamente del quell’ultimo incontro e di quel piatto di vongole che avevo preparato credendo di restituirgli un’idea di mare che era la sua vera, unica patria, per lenire un poco la sua nostalgia e regalargli un assaggio della Capitale in quella notte stellata che per lui era la finestra su un mondo nuovo. Non avevo mai saputo se non troppo tardi e da un biglietto che nascose sotto il letto alla fine di quel pomeriggio che lì aveva trovato, senza rendersene conto, il suo porto. Purtroppo la nostalgia di me lo raggiunse tardi e quando tornò indietro sapeva già che sarebbe stato il sogno di un momento.
«Volevo solo baciarti.» Iniziava così il messaggio e continuava «al piatto di spaghetti che ha cambiato la mia vita. Torno da te…per restare, forse solo come un’ombra che ti riparerà quando il sole potrebbe scottarti e sparirà quando troverai il calore che cerchi e che meriti. Tu sei la mia conchiglia e l’ho capito tardi.»
Sentii come in anticipo la nostalgia di una sorpresa.
Ilaria Guidantoni
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