Una volta, c’era…
Stagione 2020-21
settembre – gennaio
Una volta, c’era…: nella primavera di quest’anno, per effetto della pandemia che ha paralizzato l’intero pianeta, si è generato un improvviso strappo nel tempo, una ferita profonda si è aperta nella storia dell’umanità. Un mondo, il nostro, come eravamo abituati a percepirlo ogni giorno, c’era e ora non c’è più. Dentro questa emergenza generale, la comunità teatrale, fatta di artisti, spettatori e lavoratori, ha subito un vero e proprio shock perché ciò che è venuta meno a causa delle necessarie restrizioni in atto è l’essenza stessa di questa forma artistica: la presenza, la relazione.
Una volta, c’era. Partendo dal desiderio di uscire, finalmente, da uno stato di sospensione e scrivere una nuova storia – la stagione diffusa nelle cinque città – ERT Fondazione si lascia ispirare dal tradizionale incipit delle fiabe, ribaltando la prospettiva per arrivare a raccontare una realtà diversa a tutti gli effetti, completamente da reinventare.
«ERT Fondazione, in coerenza con la sua missione, – afferma il Presidente Giuliano Barbolini – è rimasta ben salda nel suo ruolo di teatro pubblico, come fautore di interazioni, e lo ha fatto spostandosi, durante i mesi del lockdown, sul web, quel “luogo non luogo” accessibile a tutti, riuscendo, grazie alla creazione della piattaforma ERTonAIR, a tenere aperto un pensiero sul Teatro e la sua funzione. Così, e con soddisfazione, abbiamo notato l’ampia volontà del pubblico di tornare a vivere e popolare lo spazio teatrale, e, appena possibile, con grande impegno, e nel rispetto delle norme di sicurezza, la nostra struttura ha dato vita in tutte le città che abita a fitti calendari di attività estive, con un notevole successo di partecipazione, con le persone liete di tornare a incontrarsi dal vivo e sentirsi parte di una comunità. Una funzione che ERT Fondazione ha svolto, anche in questa occasione, sempre in sintonia e in collaborazione con le istituzioni e le realtà associative e culturali della Regione, ma anche a livello nazionale e internazionale, in una rete vasta, e sempre più ampia.
Il teatro c’è, c’è ancora e ci sarà. Una comunità che proprio nella situazione di criticità attuale si è dimostrata ancor più necessaria, perché capace di reinventarsi e cambiare forma, restando sempre “bene comune” a fianco al cittadino, e oggi più che mai attenta alla contemporaneità che ci circonda».
Il Teatro Nazionale dell’Emilia-Romagna si prepara ora a inaugurare la stagione invernale: insieme agli artisti con cui in questi anni ha intessuto relazioni e condiviso visioni e ai cittadini di Modena, Castelfranco Emilia, Vignola, Bologna e Cesena, dando segno tangibile della sua presenza e della sua funzione pubblica. Tuttavia rimarranno chiuse per lavori di ristrutturazione le sale del Teatro delle Passioni di Modena (ma sono in fase conclusiva i lavori per ultimare la nuova sede delle Passioni), e del Teatro Bonci di Cesena, che riprenderà la programmazione in sede a gennaio 2021.
«Se da millenni – scrive il Direttore Claudio Longhi – le comunità si raccolgono a teatro è anche perché da millenni il dramma, nello spettro più ampio delle sue possibilità – dalla tragedia alla commedia d’intrigo barocca, giù giù fino al dramma paesaggio o all’enciclopedia delle forme postdrammatiche financo le più sospese –, ambisce a ben vedere a spiegarci la realtà, intrecciando trame, disegnando mete, ricercando origini, allineando, insomma, sassolino dopo sassolino, proprio come Pollicino, un atto dopo l’altro, una scena dopo l’altra, un episodio dopo l’altro, i fatti, le impressioni, le emozioni. A questo, tra l’altro, serve dunque lo specchio (e la specola) del teatro: a organizzare l’esistente. A dare una forma, e un senso, alla nostra quotidianità. Mutatis mutandis vale dunque per il palcoscenico e i suoi romanzi teatrali quanto Calvino argomentava circa le sue favole: “Le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita […]; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e una donna”».
Guardando al presente attraverso la lente delle fiabe, la stagione 2020-2021 di Emilia Romagna Teatro indaga il nostro tempo segnato da continui sconvolgimenti, per avviare una riflessione condivisa su alcuni temi cruciali della nostra attualità e dell’etica contemporanea: il rapporto dell’uomo con l’ambiente, il ruolo della scienza nella percezione della realtà e nell’evoluzione, la funzione dell’informazione e le sue trasformazioni, l’intervento della finanza negli assetti sociali globali e il fenomeno delle migrazioni.
Così cinque figure del nostro immaginario fiabesco, con le loro simboliche avventure, diventano le immagini guida, le icone grafiche di questa stagione: Cappuccetto Rosso, Mago Merlino, Pinocchio, Robin Hood, Alice.
L’emergenza sanitaria ha imposto un’organizzazione della stagione in due parti e privilegiato l’attività produttiva, con un nucleo di attori stabile, come già avviene in alcuni teatri europei. Da settembre 2020 a gennaio 2021, andranno in scena quasi esclusivamente produzioni made in ERT: al centro gli attori della Compagnia permanente che quest’anno si arricchisce di nuovi componenti, per un totale di 14 attori e una regista assistente – Simone Baroni, Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Michele Di Giacomo, Simone Francia, Michele Lisi, Diana Manea, Paolo Minnielli, Elena Natucci, Silvia Rigon (regista assistente), Maria Vittoria Scarlattei, Cristiana Tramparulo, Jacopo Trebbi, Giulia Trivero, Massimo Vazzana – che lavoreranno accanto ad altri attori, guidati da registi e drammaturghi cari alla Fondazione, alcuni da anni di casa nei teatri di Emilia Romagna Teatro.
«Un ensemble permanente di attori – arricchito di qualche innesto per scompaginare le fila e rimescolare le carte – allo scopo di prospettare nuove regole di ingaggio e nuove strategie di tutela dei lavoratori dello spettacolo ai più diversi livelli, – spiega il Direttore Claudio Longhi – adeguandosi ai modelli organizzativi d’Oltralpe e adattandoli altresì alle nostre peculiarità. Una compagnia stabile pensata per ridefinire la relazione tra una comunità e il suo teatro e per riposizionare il ruolo dell’attore nell’ordito delle nostre società complesse e sfaccettate – guardando sì davanti a noi, senza dimenticare, però, per un verso l’antica eredità trasmessaci dal passato vivacissimo delle microsocietà capocomicali, per l’altro il lascito del laboratorio del teatro politico degli anni Settanta, specie nella variante castriana costruita sulla figura dell’attore come operatore culturale.
Un sistema di creazioni stanziali, concepite al più per circolare nella rete delle nostre sedi, al fine di contenere gli spostamenti in risposta all’emergenza in atto, ma anche di saggiare la praticabilità e la fecondità di un paradigma repertoriale, strutturato per gruppi di lavoro. Un impianto operativo, quindi che antepone, in gergo tecnico, la produzione (o coproduzione) all’ospitalità».
Tra produzioni, riprese e ospitalità, i nomi in cartellone sono: Alejandro Tantanian, Claudio Longhi, Paolo Di Paolo, Tiago Rodrigues, Matthew Lenton, Lino Guanciale, Gabriel Calderón, Lola Arias, Deflorian/Tagliarini, Bluemotion e Giorgina Pi, Emanuele Aldrovandi, Lisa Ferlazzo Natoli e lacasadargilla, Sotterraneo, Marta Cuscunà, Marco D’Agostin, Riccardo Frati, Kepler-452, Davide Carnevali, Nanni Garella con la compagnia Arte e Salute, Angela Malfitano, Julian Rachlin, Andrea Santonastaso, Loris Fabiani, Elena Ferrante.
Alla programmazione si unisce un sistema vastissimo di attività culturali: un lavoro, quello di ERT, che non solo produce, ospita e promuove spettacoli, ma realizza attività durature, frutto di una progettualità condivisa con le istituzioni cittadine e alcune delle più importanti realtà del territorio e nazionali. Nasce così una vera e propria stagione parallela che si compone di Etimologie, progetto dedicato alle parole della lingua italiana a cura di Marino Sinibaldi, realizzato in collaborazione con Radio3 e con il sostegno del Gruppo Unipol, in cui importanti figure del panorama culturale italiano – Donatella Di Cesare, Stefano Laffi, Giorgia Serughetti, Mariapia Veladiano, Domenico De Masi, Silvia Salvatici, Ezio Mauro – si confrontano su termini chiave e sull’evoluzione del loro significato in un mondo che cambia; Scienza, coscienza e conoscenza. Sei sguardi ai saperi per fare comunità, un ciclo di appuntamenti organizzati in collaborazione con Fondazione Innovazione Urbana e RAI Radio3 Scienza, con alcuni dei più autorevoli personaggi del mondo accademico, scientifico e artistico come Luca Mercalli, Carlo Alberto Redi con Manuela Monti, Catalina Oana Curceanu, Alberto Mantovani, Chiara Saraceno, Marco Paolini con Telmo Pievani, James Moore e Niles Eldredge, e a moderare alcune serate Elisabetta Tola e Roberta Fulci, voci di Radio3 Scienza.
E ancora Agorà Laterza. Il mondo dopo la fine del mondo, una tre giorni di ragionamento con grandi nomi della cultura e della scienza, a proposito dell’emergenza che stiamo attraversando e della gestione di quel che sarà dopo, prodotta da ERT e Comune di Modena con il sostegno di BPER; le Lezioni di Storia di Editori Laterza con lo storico Alessandro Barbero; un calendario di presentazioni dei libri che confermano la forte attenzione di ERT all’editoria e che ospita La città dei vivi (in uscita per Einaudi il 20 ottobre) di Nicola Lagioia, direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino, e a Modena Teatro – Volume 2, edito da Arcadiateatro Libri, che raccoglie i testi di Bernard-Marie Koltès. A Modena prosegue anche il sodalizio con la Biblioteca Civica “Antonio Delfini”, che accoglie le puntate della lettura integrale di Padri e Figli di Ivan Turgenev, in attesa del debutto dell’omonima produzione con la regia di Fausto Russo Alesi. Mentre Cesena, in collaborazione con la Biblioteca Malatestiana, accoglie Poesia dai manoscritti, una lettura in due appuntamenti dei poeti Orazio e Giovenale, i cui testi sono testimoniati da preziosi manoscritti conservati nella biblioteca. A Bologna Specialmente in libertà unisce i membri di Specialmente in biblioteca in un progetto fotografico e poetico su libertà di espressione e diritti umani. Non manca infatti l’attenzione al calendario civile dedicato agli appuntamenti della storia, come la Giornata Mondiale dei Diritti del bambino e quella per l’Eliminazione della violenza contro le donne. Quest’anno si conclude inoltre il progetto di residenza e produzione Radar dedicato a giovani realtà under 28.
L’impegno di ERT nell’editoria si rispecchia anche nel lavoro di Linea, la collana creata in collaborazione con Luca Sossella editore, che da quasi tre anni pubblica alcuni dei testi degli spettacoli prodotti e monografie con LineaExtra.
Alle attività culturali si aggiunge poi un insieme di iniziative svolte con la Comunità, come Dire+Fare=Fondare, l’azione di teatro partecipato, audience development, pedagogia civica e promozione territoriale rivolta a un pubblico dagli 11 ai 25 anni, all’interno di Così sarà! La città che vogliamo – progetto promosso dal Comune di Bologna e finanziato con i fondi europei del Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane (PON Metro) 2014-2020; l’atelier di teatro partecipato con i cittadini di Modena per un brindisi di fine anno; Ricordo al futuro a Cesena; il progetto Mediatori del reale, vincitore del Bando SIAE “Per chi crea”.
Con l’autunno si torna inoltre a Scuola con i Classroom Plays, le lezioni spettacolo, i Corsi di lettura ad alta voce, i seminari per docenti e il Teatro in classe a Modena e Cesena.
Altro tassello importante dell’attività della Fondazione è la Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro, i cui corsi sono approvati dalla Regione Emilia-Romagna e cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo, offrendo un servizio totalmente gratuito per gli allievi, selezionati tramite bando pubblico. Quest’anno il corso di Perfezionamento attoriale Manifesto/Manifesti: per una poetica dell’azione della Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro porta in scena diciotto performer in una lettura scenica a cura dei due formatori, i drammaturghi sudamericani di fama internazionale Sergio Blanco e Gabriel Calderón.
GLI SPETTACOLI
La stagione si apre a Modena con una nuova regia di Claudio Longhi, che, su drammaturgia originale di Alejandro Tantanian a partire dai racconti dello scrittore tedesco Alfred Döblin Fiaba del materialismo e Traffici con l’aldilà, dirige la Compagnia permanente di ERT: Il peso del mondo nelle cose è un ritratto inedito del nostro tempo, ripensato da nuovi punti di vista, in cui i concetti di natura e umanità, presente e futuro entrano in tensione. Tantanian, figura di riferimento del teatro contemporaneo argentino, poliedrico artista che con Longhi condivide l’idea di un teatro aperto, vivo e dinamico, in stretto dialogo con la comunità, affronta attraverso le opere di Döblin un quanto mai attuale senso di sconvolgimento cosmico, provando a immaginare un avvenire luminoso in cui l’uomo ritrova la sua relazione con il mistero e riconosce la signoria immensa e inesorabile della natura.
Dopo aver firmato le drammaturgie di due fra le ultime produzioni Emilia Romagna Teatro Fondazione dirette da Claudio Longhi – Istruzioni per morire in pace e La classe operaia va in paradiso – lo scrittore Paolo Di Paolo continua a collaborare con il Teatro Nazionale dell’Emilia-Romagna per il nuovo allestimento WET MARKET La fiera della (nostra) sopravvivenza, ambientato in un mercato coperto nel cuore di una grande città: uomini e donne di scienza – i medici, i pionieri, i “cacciatori di microbi” (da Montagu a Jenner, da Pasteur a Koch, da Spallanzani a Blackwell) – incrociano i loro passi in questo ideale campo comune, dando vita al grande affresco della ricerca al vaccino più sicuro, agli antibiotici più efficaci. Una regia collettiva per riflettere sulla conoscenza, affidata alla Compagnia permanente di ERT, che la interpreta a Bologna, accanto a Marina Occhionero.
Da una coproduzione internazionale di quindici teatri e festival, fra cui Emilia Romagna Teatro Fondazione, nasce Catarina e a beleza de matar fascistas, il nuovo lavoro di Tiago Rodrigues, autore, attore e regista, direttore artistico del Teatro Nacional D. Maria II di Lisbona, atteso a Modena. Al centro dello spettacolo – una prima nazionale, in portoghese con sottotitoli in italiano – una famiglia in cui per tradizione si uccidono fascisti e la riflessione sulla crescita esponenziale dei populismi nell’Europa contemporanea.
La pandemia ha reso ancora più urgente questo tema, ponendo nuove questioni: in che modo i demagoghi di estrema destra sfrutteranno la paura e la miseria generati dall’emergenza sanitaria? Quanto tempo ci vorrà prima che le persone che oggi vivono in democrazia accettino una dittatura eccezionale per risolvere problemi eccezionali? Il racconto si proietta in un futuro prossimo, immaginando i mesi a venire fra distopia e nuove prospettive possibili.
Debutta a Cesena (e replica a Vignola) nel riallestimento italiano The Metamorphosis, in programma nell’ambito di VIE festival e sospeso a causa dell’emergenza da Covid-19. Il regista Matthew Lenton, direttore artistico e fondatore della compagnia Vanishing Point con sede a Glasgow, già insegnante presso il Royal Conservatoire of Scotland e primo direttore britannico dell’École des Maîtres, dopo 1984, con la sua cifra visionaria riscrive per Emilia Romagna Teatro Fondazione il più celebre e tragicomico racconto di Franz Kafka.
Artista di casa a ERT, Lino Guanciale approda alla sua seconda regia, dopo Nozze di Elias Canetti, dirigendo a Modena e Vignola la Compagnia permanente ne La mia infinita fine del mondo. Attraverso un catalogo di alcune delle transitorie apocalissi attraversate dal pianeta e dall’umanità fin dalla preistoria, fra eruzioni vulcaniche ed ere glaciali, diluvi universali e crisi economiche d’epoca preindustriale, intrecciate al vissuto di precarietà personale di un piccolo manipolo di giovani protagonisti, la drammaturgia di Gabriel Calderón restituisce un tableau di possibilità di relazione con la nevrosi della fine, ponendo l’accento non più soltanto sulla disperazione che il crollo di un mondo porta inevitabilmente con sé, ma sulle possibilità che si aprono ogni volta che la Storia torna ad insegnarci che nulla dura per sempre.
Nell’ambito di Atlas of Transitions Biennale – sospeso per il lockdown e che sarà riprogrammato con un nuovo calendario dal 2 al 6 dicembre con il titolo WE THE PEOPLE – debutta a Bologna Lingua Madre, il progetto, prodotto Emilia Romagna Teatro Fondazione, della scrittrice e regista teatrale e cinematografica di origine argentina Lola Arias che ripensa la parola madre da zero. Per mesi Arias ha incontrato un gruppo di persone di varie età, professioni, classi, passati migratori, per porre loro un questionario sulla maternità: cosa significa la parola madre? È necessario essere una donna per essere una madre? È necessario essere madre per essere una donna? Essere madre è una decisione? Di chi? C’è un solo modo per essere una madre? Le risposte danno vita a un’azione e a un dibattito collettivo. La performance verrà realizzata in altre città del mondo con persone diverse che risponderanno alle stesse domande, creando così un laboratorio mobile.
Chi ha ucciso mio padre, produzione ERT dal testo del giovane scrittore francese Édouard Louis, considerato un vero e proprio caso letterario contemporaneo, con la regia di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini e interpretato da Francesco Alberici, torna in stagione a Bologna dopo il debutto a VIE Festival 2020. Per la prima volta Deflorian e Tagliarini si affidano a un testo non scritto da loro, ma da un autore con cui condividono affinità importanti, a cominciare dalla relazione tra vita e finzione e il faticoso rapporto tra il singolo individuo e la società. Uno sguardo non più rabbioso, ma riconciliato verso i cattivi padri. Un’intimità che continuamente si apre alla Storia e al presente.
Un’altra ripresa produttiva è Wasted, lo spettacolo di Bluemotion – con la regia di Giorgina Pi, tra i fondatori del collettivo romano dell’Angelo Mai – tratto dal testo di Kae Tempest, atteso a Bologna. Artista deflagrante che mescola rap, poesia, politica e musica dando vita a uno stile unico, Tempest, considerata al suo esordio una rivelazione della nuova letteratura anglosassone, è diventata un’icona per la scena culturale britannica. Con la sua voce racconta una generazione sofferente, divisa tra ambizioni e sogni infranti. La regista romana, che ha già lavorato su Caryl Churchill, continua la sua ricerca sulla scrittura di donne rivoluzionarie della letteratura inglese contemporanea.
Farfalle, il testo di Emanuele Aldrovandi, dopo essere andato in scena a New York con la regia di Jay Stern, debutta a Bologna nella sua versione italiana: diretta dallo stesso autore è una produzione di Associazione Teatrale Autori Vivi, Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Elfo Puccini.
Protagoniste di una curiosa favola nera due sorelle, una bionda (Bruna Rossi) e una mora (Giorgia Senesi), e il gioco che le ha unite fin da quando, piccolissime, sono state abbandonate prima dalla madre, morta suicida, e poi dal padre, fuggito all’estero con un’altra donna. Il testo ripercorre la loro crescita personale e le scelte di vita che compiono, finendo per diventare molto diverse dalle ragazzine che erano.
ERT Fondazione continua il sodalizio con Lisa Ferlazzo Natoli e lacasadargilla: dopo When The Rain Stops Falling e Arrival – tratto da Story of Your Life di Ted Chiang, in anteprima nazionale questa estate a Modena – la compagnia sceglie un testo di matrice classica, Elettra. La drammaturgia è affidata a Fabrizio Sinisi, firmano la regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni; in scena, a Modena, Francesca Mazza e gli attori della Compagnia permanente di ERT. Rileggere Elettra significa, per Lisa Ferlazzo Natoli, tornare all’origine di un discorso radicato dentro la famiglia, che sempre attiene a un lascito: memoria, strappo, rimozione, affermazione, cancellazione o liberazione che sia. Il teatro occidentale inizia con una faida familiare: il conflitto tra padri e figli è l’istante zero della nostra cultura. Continua a ripresentarsi ai nostri occhi in forme sempre nuove, varianti infinite della stessa lotta, come un loop in cui la nostra storia torna sempre a cadere.
Nel mondo ci sono parole intraducibili: concetti complessi raccolti in vocaboli unici che non esistono in altri idiomi. Dopo Overload, spettacolo sul sovraccarico di informazioni nella comunicazione contemporanea, il collettivo di ricerca teatrale fiorentino Sotterraneo affronta questo tema: dal tentativo di dar corpo alle situazioni indicate dalle parole emerge l’impossibilità di farlo a causa delle limitazioni da Covid, che da pure restrizioni si ribaltano in un pensiero sulle relazioni umane e l’incomunicabilità. Si delinea così la condizione di una specie evoluta e interconnessa chiamata a cooperare su scala globale.
La prima in casa ERT, a Modena, di Dizionario illustrato della Pangea sarà in “extended version”, con un cast temporaneamente allargato per l’occasione agli attori della Compagnia permanente.
Marta Cuscunà debutta a Cesena con la nuova produzione sostenuta da Emilia Romagna Teatro Fondazione, CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, São Luiz Teatro Municipal di Lisbona e Etnorama Associazione Culturale. Liberamente ispirato a Staying with the trouble di Donna Haraway, Earthbound è uno spettacolo di fantascienza che immagina un futuro prossimo nel quale la manipolazione del genoma umano riporta la vita in aree del pianeta danneggiate dall’uomo. È un monologo per attrice e creature animatroniche, che ibridando la tradizione del teatro di figura con tecniche di animazione innovative trasforma in teatro il pensiero eco-femminista contemporaneo: uno dei racconti possibili del mondo nuovo in cui potremmo trovarci a vivere domani.
Al coreografo e danzatore Marco D’Agostin è dedicata una personale a Bologna. In programma tre spettacoli: BEST REGARDS, la performance che avrebbe dovuto debuttare in forma di anteprima all’edizione 2020 di VIE Festival, First Love, dedicato alla campionessa olimpica Stefania Belmondo, e la prima del nuovo lavoro, PLAYGROUND, prodotto da ERT.
In italiano e inglese, BEST REGARDS è una lettera impossibile a Nigel Charnock, uno dei fondatori dei DV8 – Physical Theatre negli anni ’80, straordinario performer e coreografo scomparso nel 2012. PLAYGROUND è il ritratto – che parte dalle suggestioni delle fotografie di Luigi Ghirri – di Andrea, un ragazzo col pallone in mano in un campo da basket, con lo sguardo sempre rivolto indietro, verso il furore dell’adolescenza.
Rilettura della più celebre gara della campionessa piemontese, la 15km a tecnica libera delle Olimpiadi di Salt Lake City 2002, First love è la storia di un ragazzino e del suo primo amore, Stefania Belmondo.
Per il suo esordio alla regia Riccardo Frati – che dal 2015 collabora stabilmente con Emilia Romagna Teatro Fondazione per cui ha curato il visual design di produzioni teatrali come la trilogia Istruzioni per non morire in pace, La classe operaia va in paradiso, 1984 e La commedia della vanità – sceglie Il Piccolo Principe di Antonie de Saint-Exupéry, dirigendo a Modena la Compagnia permanente di ERT.
Favola moderna sul senso della vita, la solitudine e l’amicizia, dedicata a tutti i grandi che sono stati bambini una volta, questo racconto contiene un messaggio universale: l’importanza del linguaggio, essenza stessa del legame fra gli esseri viventi e della comprensione.
Io sono mia moglie, il testo che Michele Di Giacomo traduce, dirige e interpreta per ERT a Cesena, racconta la vera storia di Charlotte Von Mahlsdorf, sopravvissuta da travestito all’assalto nazista e al regime comunista a Berlino, recuperando e collezionando oggetti e mobili di antiquariato: un’indagine quasi giornalistica scritta da Dough Wright su un simbolo di libertà e lotta, tra luci e ombre. Una prova d’attore con oltre trenta personaggi, che ha vinto il premio Pulitzer nel 2004. I am my own wife ripercorre la vita della protagonista attraverso i nastri delle interviste che l’autore, anche lui personaggio in scena, ha registrato dal gennaio del 1993, in un’ossessiva ricerca volta a comprendere chi sia davvero la persona che ha di fronte, la cui stessa esistenza rappresenta una vittoria sulla storia.
Il giardino dei ciliegi – Trent’anni di felicità in comodato d’uso di Kepler-452, prodotto da ERT, con Annalisa e Giuliano Bianchi, Paola Aiello, Nicola Borghesi e Lodovico Guenzi, nasce dall’incontro tra i membri della compagnia con due personaggi “immaginari” realmente esistenti, Giuliano e Annalisa Bianchi, ossia Ljuba e Gaev: per trent’anni queste persone hanno vissuto in una casa colonica concessa in comodato d’uso gratuito dal Comune nella periferia di Bologna, finché nel 2015 ricevono un avviso di sfratto in coincidenza dell’apertura di un grande parco a tema agroalimentare proprio di fronte al loro “giardino dei ciliegi”. In programma a Castelfranco Emilia.
Dopo Menelao e il progetto triennale dedicato al teatro a scuola, Classroom Plays, Davide Carnevali, drammaturgo tra i più apprezzati in Italia e all’estero, per ERT Fondazione riporta in scena a Castelfranco Emilia, insieme agli attori Michele Dell’Utri, Simone Francia e Maria Vittoria Scarlattei, un originale spettacolo di teatro partecipato ispirato ai testi di Federico García Lorca Il pubblico e Commedia senza titolo. Passando attraverso le opere di William Shakespeare, in particolare Romeo e Giulietta e Sogno di una notte di mezza estate, simboli assoluti di teatralità e a loro volta fonte d’ispirazione per lo scrittore spagnolo, Lorca sogna Shakespeare in una notte di mezza estate riflette sul potere del teatro: Carnevali conserva il nucleo essenziale delle opere di Lorca, l’idea che la platea non sia un semplice insieme di osservatori, ma una comunità di soggetti critici, che possono contribuire a cambiare lo stato delle cose.
Lino Guanciale è in scena a Bologna con Dialoghi di profughi di Bertolt Brecht, prodotto da ERT e andato in onda lo scorso 15 giugno su Rai Radio3 in occasione della riapertura dei teatri dopo i mesi di lockdown. Lo accompagna la musicista Renata Lackó, che esegue una partitura di brani scelti dal repertorio classico della musica colta europea, da quello brechtiano e dalle sonorità “erranti” della tradizione Yiddish. Un vero testo della crisi, generato da uno stato d’emergenza: memore della propria esperienza dell’esilio, Brecht fotografa, con la consueta lucidità, il rapporto fra discontinuità esistenziale e necessità della metamorfosi, individuando nel soggetto strappato al proprio sistema di abitudini e sicurezze il propulsore ideale del cambiamento politico e culturale.
Prosegue a Bologna la collaborazione tra ERT e Arte e Salute Onlus con una nuova produzione, La dodicesima notte o Quel che volete di William Shakespeare, con la traduzione, l’adattamento e la regia di Nanni Garella e con Stefano Bicocchi, in arte Vito. Una commedia in cui i motivi poetici sono il travestimento e la follia e i folli sono gli unici saggi, i soli a vivere in un mondo nudo, reale, senza infingimenti.
Lavoro e comunità: questi i cardini dell’oltre ventennale percorso iniziato da Nanni Garella nel 1999 all’interno del Dipartimento Salute Mentale di Bologna, con l’ambizione di dare vita a un gruppo teatrale di attori professionisti. Alla base del progetto c’è una visione della cura psichiatrica non solo come terapia medica strettamente legata ad atti sanitari ma come attenzione costante alla soggettività delle persone, per scoprirne attitudini, talenti e capacità rimaste inespresse.
Il primo dicembre ricorre il compleanno del pittore, professore ed ex assessore alla cultura del Comune di Bologna Concetto Pozzati, scomparso nel 2017. Una data carica di segni, in cui l’artista era solito ritrovarsi con gli amici per un brindisi. L’Associazione Liberty di Elena Di Gioia fa rivivere questo rito d’affetto al Teatro Arena del Sole con Il pittore burattinaio, spettacolo di Angela Malfitano, che conclude il progetto Inventario Pozzati. Per un omaggio della città di Bologna all’artista Concetto Pozzati, previsto nel programma della scorsa stagione e sospeso a causa dell’emergenza sanitaria. Un’allieva ricostruisce la comunicazione interrotta con il Maestro: tra le opere in proiezione e in scena, ripercorre i suoi scritti come un testamento visionario che ci parla di futuro e del ruolo dell’arte oggi.
Elena Ferrante, figura amatissima del panorama culturale contemporaneo, con romanzi di successo da cui sono stati tratti diversi prodotti per cinema e televisione (l’ultimo, in corso di lavorazione, La vita bugiarda degli adulti, produzione Netflix con Fandango), è l’autrice di un ciclo di tre lezioni, La scrittura smarginata, organizzato Centro Internazionale di Studi Umanistici ‘Umberto Eco’ dell’Università di Bologna in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, che ha ripreso la tradizione delle Lezioni Magistrali iniziate da Umberto Eco, ora rinominate in sua memoria Eco Lectures. L’attrice Manuela Mandracchia veste i panni della Ferrante.
Dopo aver partecipato come drammaturga al Corso di Alta Formazione diretto nel 2016 da Antonio Latella che ha dato vita a Santa Estasi, Silvia Rigon torna a collaborare con Emilia Romagna Teatro Fondazione in veste di regista e dirige Diana Manea e Simone Baroni a Castelfranco Emilia ne La morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt, un racconto tagliente e tragicomico sulla fragilità umana. Il genio dello scrittore svizzero rilegge il personaggio della sacerdotessa del dio Apollo in chiave parodistica e grottesca.
Fondazione Collegio San Carlo ed ERT Fondazione continuano a Modena la loro ricognizione degli affascinanti paesaggi del pensiero filosofico moderno con Utopia (un reading) da Thomas More. Di utopia (e di distopia) si è parlato in filosofia e in letteratura, nel cinema e nel teatro, nelle religioni e nell’arte. Il termine è entrato nel linguaggio comune. La mise en espace – creazione collettiva a cura della Compagnia permanente su testi scelti da Carlo Altini – ripercorre la sua origine, per mano di Thomas More, che nel 1516 scrive un’opera dal titolo Utopia, inventando un lemma che fino ad allora non esisteva e immaginando lo scarto tra ciò che c’è e ciò che potrebbe esserci.
Per la prima volta si esibisce a Cesena e in un teatro ERT Julian Rachlin: violinista, violista e direttore d’orchestra, uno dei musicisti più emozionanti e considerati del nostro tempo, il più giovane solista di tutti i tempi a suonare con la Vienna Philharmonic debuttando sotto la direzione di Riccardo Muti.
Con Sarah McElravy alla viola, Boris Andrianov al violoncello e Johannes Piirto al pianoforte, esegue musiche di Mozart, Dvorak e Brahms.
Il concerto inaugura la riapertura del Teatro Bonci dopo i lavori di ristrutturazione la cui conclusione è prevista per la fine dell’anno.
Dopo Mi chiamo Andrea, faccio fumetti sulla vita di Pazienza, per ERT Andrea Santonastaso si confronta con la regia firmando ABECEDARIO per imparare a vivere (in programma a Vignola, con il regista stesso e Simone Francia): uno spettacolo che con una pungente e raffinata ironia guarda alle nostre vite. In ordine alfabetico come in un dizionario, si passano in rassegna tutti i grandi temi del genere umano (Ambizione, Cambiamento, Libertà, Progresso, Verità…) per ridere di noi e della nostra incapacità di vivere.
Cinemalteatro – fino alla fine del mondo, con testi e regia di Loris Fabiani, in scena a Vignola con Michele Di Giacomo e Umberto Terruso, parte dalle trame dei grandi film del cinema, quelli conosciuti da tutti, le trascrive su carta, le riduce ad una sintesi e le porta dentro a uno spazio teatrale in dialogo con il pubblico. Nella sala, oltre agli attori ci sono gli spettatori, vivi e presenti, che vengono coinvolti con varie modalità di interazione.
Media partner della stagione 2020-2021 sono: RAI Radio3 con cui nascono Etimologie e Scienza, coscienza e conoscenza; RadioEmiliaRomagna/EmiliaromagnaCreativa con la rubrica Specchio delle mie trame, cinque puntate in podcast a cura di Piera Raimondi Cominesi in cui gli attori della Compagnia permanente ERT raccontano alcuni degli spettacoli in cartellone e la loro genesi. Si conferma la collaborazione con Il Resto del Carlino, che pubblica sulle sue pagine di Modena e Cesena le recensioni degli studenti coinvolti nel progetto di Teatro in classe.
CAMPAGNA ABBONAMENTI E BIGLIETTI
ERT Fondazione si pone come interlocutore del pubblico dell’intero territorio regionale promuovendo una relazione non solo tra i teatri delle città e i propri cittadini, ma che interseca tutti i pubblici dei teatri, offrendo la possibilità di spaziare tra le sale gestite e le loro programmazioni con abbonamenti a formula libera utilizzabili a Modena, Castelfranco Emilia, Vignola, Bologna e Cesena.
La campagna abbonamenti si apre giovedì 17 settembre: a partire da questa data e fino al 23, gli abbonati della stagione 2019/2020 potranno esercitare il diritto di prelazione. Da giovedì 24 settembre sarà possibile acquistare nuovi abbonamenti e biglietti.
In biglietteria il pubblico di ERT troverà importanti novità, pensate per promuovere il ritorno degli spettatori a teatro: nei primi mesi di programmazione sono state introdotte tariffe notevolmente agevolate sia per l’acquisto dei biglietti che per gli abbonamenti. Si confermano le riduzioni per giovani, studenti e over 60.
Per la prima parte della stagione (settembre 2020 – gennaio 2021) le capienze delle sale sono state riviste in modo da assicurare il distanziamento tra le persone, nel rispetto delle norme anti-contagio.
Oltre al biglietto singolo saranno in vendita biglietti per posti contigui riservati a persone tra loro congiunte.
Per l’acquisto degli abbonamenti e dei biglietti sarà possibile usufruire dei voucher emessi per gli spettacoli annullati causa Covid.
LovERT: la comunità delle aziende che sostengono Emilia Romagna Teatro Fondazione
Anche quest’anno è possibile sostenere l’attività della Fondazione con LovERT, una “chiamata” alle aziende, agli imprenditori e ai professionisti, che ne condividono gli intenti e scelgono di supportarla per un maggior benessere sociale, culturale, civile ed economico del nostro territorio, storicamente sensibile a questi valori e a quest’idea di sviluppo.