WEGIL domenica 5 marzo 2023 ore 19,00 SONATA PER LAURA E PIER PAOLO

WEGIL

domenica 5 marzo 2023 ore 19,00

SONATA PER LAURA E PIER PAOLO

 con:

ELENA FANUCCI E MARCO RINALDI

TESTO ELENA FANUCCI

MUSICHE JOHANN SEBASTIAN BACH

VIDEO E IMMAGINE GRAFICA GIORGIO MORELLI

TECNICO LUCI-FONICA-VIDEO EMANUELE BOSCIONI

 

Chiude le celebrazioni per il centenario di Pier Paolo Pasolini, negli spazi di WeGil, hub culturale della Regione Lazio a Roma nel quartiere Trastevere, domenica 5 marzo, il reading “Sonata per Laura e Pier Paolo” di Elena Fanucci, testo che tenta di guardare al poeta da una prospettiva diversa da quella dell’uomo pubblico esposto ai media. L’idea è quella di osservarlo attraverso gli occhi di un’artista che più di altri gli è stata vicina, lo ha capito e amato e forse proprio in virtù di questo amore fuori dal comune, lo ha ricreato, “ripartorito”: Laura Betti. Da questa angolazione laterale, dalla visuale di chi, più che di fronte, gli sta di fianco e lo guarda con occhi di donna innamorata, l’uomo Pasolini appare sotto una nuova luce. E’ uno sguardo privato quello di Laura, acceso da un amore disperato, spesso accecato dalla gelosia, comunque sempre appassionato, estremo, tanto da trasformarla, dopo la morte di lui, in una sacerdotessa pagana, un’Erinni che rivendica per sé il ruolo di unica custode della sua memoria. Da questa prospettiva nasce un dialogo immaginario, fortemente onirico, in cui l’artista Pasolini dismette i panni del provocatore culturale, per mostrare il suo lato più intimo e umano. Il testo procede come una Sonata in quattro movimenti, accompagnata dalla musica di Bach, a sottolineare le due dimensioni che accomunano il musicista e il poeta: la concreta e urgente sensualità e l’astratta, metafisica religiosità, la carne e il cielo, il corpo e la preghiera. Quadri sonori evocati dal testo, che si propone come un’operina poetica e disperata, al servizio di un immaginario concerto per pianoforte, violoncello e voci.

Sonata per Laura e Pier Paolo di Elena Fanucci

L’autrice del testo  ha tratto ispirazione dal brano qui riportato che Laura Betti scrisse dopo la morte di Pier Paolo Pasolini

 

“Ricordo e so di un giorno molto lontano in cui, tra tanta gente di cui non ricordo e non so, entrò nella mia casa un uomo pallido, tirato, chiuso in un dolore misterioso, antico; le labbra sottili sbarrate ad allontanare le parole, il sorriso; le mani pazienti d’artigiano. Sapeva di pane e di primule. Il pane era il dolore, le primule l’amore. Ricordo quindi di aver deciso che quell’uomo era un uomo. E poi ricordo di aver deciso di impadronirmi del pane, tagliarlo a metà e metterci in mezzo delle risate forti, robuste, superbe, buone. Decisi anche, senza paura, di tuffarmi nelle primule. Ricordo e so che quell’uomo, che era un uomo, diventò il mio uomo. E il mio uomo nascondeva dietro gli occhiali neri l’ansia della scoperta di una possibile richiesta d’amore. Imparai perciò a camminare in punta di piedi per non spezzare il silenzio che accompagna il gesto dell’amore, per non farlo fuggire nel buio. E fu così che diventammo, “insieme”, soli. Ricordo e so quindi di aver iniziato a vivere una vita finalmente difficile. Una vita con la poesia che penetrava ogni angolo segreto della mia casa, del mio crescere, del mio diventare. Poi del mio ringhiare, del mio tirar calci, del mio proteggere, del mio minacciare, del mio circondare il mio uomo- che nessuno accettava fra gli uomini- da una rete di protezione colorata, truccata di cose buone da scoprire e da vivere…e di sole. Una rete con dei buchi larghi dietro i quali stavano in agguato bestie nere, templi senza fede brulicanti di merce nera, automobili nere, spiagge nere, giornali neri. Questi morti viventi stavano aggrappati alla rete colorata e piena di sole e io dovevo cucirne i buchi quando diventavano troppo larghi. Cucivo sempre, quasi tutti i giorni. Ricordo e so esattamente di aver perso un giorno ago e filo. Me lo avevano rubato ed io non avevo più la forza di comperare un altro ago e dell’altro filo. Intorno era tutto nero. E più era nero tutt’intorno, più la nostra piccola folle isola era immersa nel sole, nel fare, nel tessere, nel costruire, nella superba certezza che una vita programmata di tali e tante attività creative non poteva non essere inviolabile, sacra. Poi ci fu, invece, un giorno in cui il sole si macchiò di sangue e tutti i giorni, da allora, si chiamarono 2/11/1975. In quel giorno io triplicai il mio corpo per proteggere e accompagnare l’urlo crepato, infinito di una primula sbriciolata, di una bambina segata in due, tre, mille pezzi; una bambina che aveva dentro la pancia, caldo, un poeta segato in due, tre, mille pezzi tenuti insieme da un cordone ombelicale d’acciaio, atrocemente indistruttibile. Di me non ricordo, non so. Poi, in uno dei tanti giorni intitolati 2/11/1975, mi portarono il corpo del mio uomo e lo stesero sulla mia tavola, dove una volta stavano sempre cibi pronti per la sua allegra voracità. Questo corpo era a pezzi, sbranato, divorato. Mi misero in mano ago e filo per insegnarmi a ricucirlo. Fu così che cominciai a farmi vivere da una vita orfana e cieca e senza pane e senza primule. A tentoni cominciai a cercare il mio uomo di qua e di là, in silenzio, come le bestie. Poi, nel cercarlo, cominciai a scoprire il come e il perché di “noi” e il come e il perché di “loro”. Capii finalmente che per uccidere “loro”, avrei dovuto infilarmi dentro, ricucito, il mio uomo, affinché potesse parlarmi in segreto e spiegarmi. Ecco perché decisi – insieme a lui, come sempre – di non accettare, di disobbedire, di dare scandalo; di denunciare cosa può accadere ad un uomo pulito “in un paese orribilmente sporco”. (Da Laura Betti a Pier Paolo Pasolini)

 

Ingresso libero su prenotazione, fino ad esaurimento posti. Prenotazione su eventbrite.it

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares