Se si sceglie di fotografare i risultati delle elezioni europee in modalità ‘panoramica’, si possono cogliere alcuni aspetti che, fino ad ora, sono stati sottovalutati dal dibattito in corso. Com’era prevedibile, infatti, le analisi del voto si sono concentrate sul significato delle percentuali ottenute dai diversi partiti a livello nazionale. La modalità prescelta è dunque quella del ‘grandangolo’ e la fotografia proposta rimane centrata sullo Stivale. In quest’ottica, è del tutto evidente il successo della Lega (34,3%), il crollo di M5S (17,1%), la ripresa del PD (22,69%, almeno rispetto alle consultazioni del marzo 2018), il ridimensionamento ulteriore di FI (8,79%), la crescita di FdI (6,46%). Il rovesciamento dei rapporti di forza tra i contraenti del cosiddetto Contratto di Governo pone interrogativi legittimi sulla futuribilità dell’attuale maggioranza. Ma, ad un livello più ampio, bisogna chiedersi cosa sia accaduto nella opinione pubblica europea ed anche quali effetti produrranno le elezioni sul nuovo Parlamento. Si è votato in 28 Stati (non solo in Italia) per eleggere 751 europarlamentari. Stando alle proiezioni più accreditate, i partiti tradizionali, vale a dire i popolari e i socialisti, pur assottigliando la loro consistenza numerica (i primi passano da 215 a 179 eletti, mentre i secondi da 188 a 150), mantengono una posizione egemone. È vero che la maggioranza consiste in 376 seggi e che PPE+SD raggiungono quota 329, ma è altrettanto vero e prevedibile che i gruppi politici affini, come i liberaldemocratici di ALDE e i Verdi, entrino in una coalizione ‘europeista’, portando una buona dote di seggi. Non sfugge la crescita di ALDE, che passa da 60 a 107, mentre i Verdi – che in Germania sono stati i più votati dopo la CDU di Angela Merkel – conquistano 70 seggi (+17, rispetto ai 53 della scorsa legislatura). La sinistra radicale del gruppo GUE/NGL può contare su 38 seggi (in calo rispetto al 2014 quando ne aveva 52) e, pur essendo critica nei confronti delle politiche della UE considerate neoliberiste e antipopolari, difficilmente dialogherebbe con le destre. Il fronte politico avversario, popolato da forze euroscettiche, sovraniste e populiste, come ENF (58 seggi, dove siederanno i leghisti accanto tra gli altri ai francesi del Fronte Nazionale), ECR (58 seggi, il gruppo a cui aderisce Fratelli di Italia insieme agli ungheresi di Fidesz, il partito di Orban), EFFD (54 seggi, famiglia politica europea di riferimento di M5S), totalizza 170 eletti. La forte affermazione della Lega e del suo Segretario, nonché Vicepremier e Ministro degli Interni, Matteo Salvini, rappresenta un dato eclatante per la politica interna, che tuttavia non si riflette in alcun modo né sui rapporti di forza interni al Parlamento europeo né su quelli tra gli Stati membri. Le opzioni politiche sovraniste ed euroscettiche, che talvolta arrivano ad immaginare e a proporre l’uscita dei singoli Stati dalla Unione (come è accaduto per Brexit) o dalla moneta unica, pur in crescita, rimangono minoritarie. La maggior parte degli europei vuole rimanere tale e auspica un processo di riforma (non di distruzione) delle istituzioni comunitarie. Le urne indicano precisamente la strada da seguire per le riforme future: maggiore crescita economica e attenzione all’ambiente e alla ecologia, temi sui quali la mobilitazione della svedese Greta Thunberg, con il suo Skolstrejk för Klimatet del venerdì, ha avuto un impatto considerevole. Vengono infine respinte le proposte politiche percepite come estreme, eversive, dirompenti, a favore di un moderatismo che non è conservatorismo o amore per lo status quo, quanto piuttosto gestione razionale dei problemi enormi del nostro tempo, come la crisi economica e sociale, che attraversa alcuni Stati e alcuni strati sociali direzionando il voto verso i partiti populisti e sovranisti, e le migrazioni. Sui migranti, che rappresentano uno dei cardini della propaganda sovranista quando descrive una invasione inesistente, molte persone chiedono di governare accoglienza e integrazione piuttosto che di erigere muri.
Foto tratta dal sito www.triesteallnews.it