Antonio Zirpoli:una cucina passata di mano in mano.

32 anni, una divisa, un credo, una passione e tanti, tanti sì:questo è Antonio Zirpoli.

Oggi chef, ieri un apprendista Chef, l’altro ieri ancora un bambino curioso che guardava nonna Lucia fare la pasta fatta in casa e si immaginava tra i fornelli: le foto in bianco e nero della sua infanzia vedono papà Nicola, mamma Carmela, la sorella Luana e la nonna Lucia.

Le foto oggi a colori del suo presente a parte la famiglia d’origine, vedono la moglie Maria, e la piccola figlia Greta il suo successo più grande: il rullino delle sua esistenza si è dispiegato nel mondo più brillante e luminoso possibile, ovvero con la realizzazione di tutti i suoi sì e di tutti i suoi sogni.

Il padre Nicola a Vietri di Potenza in Basilicata, aveva un ristorante e questo ha tracciato in Antonio sin da subito un percorso, a cui poi il suo cuore, e il suo talento hanno dato seguito, le prime stagioni a Forte Dei Marmi, dopo il conseguimento del diploma alberghiero, i primi maestri dopo suo padre,  ovvero Rocco Giubileo, presso il cui albergo ha lavorato, e Vito Amato,  e poi ancora le prime gestioni in proprio e con il padre anche, e infine nell’ottobre 2019 l’approdo all’Art Resturant e all’Art Ricevimenti, dei proprietari Francesco e Domenico, a cui oggi va il suo grazie sentito per aver concesso alle sue mani di creare, alla sua mente di abbellire e al suo cuore di raccontare piatti unici.

Da un baccalà ai peperoni cruschi con olio Evo e agrumi e gelato, ad un risotto vongole veraci , zafferano lucano, tartufo, porcini o ad un raviolo impastato al nero di seppia farcito con gamberi e lime e spadellato con vongole, zucchine e fiore di zucca, tutti i piatti di Antonio sono e rappresentano un viaggio dentro la sua regione e che fuoriescono in una alchimia di contaminazioni, di colori, di sapori, dove poi tutto alla fine trova riposo e armonia.

La sua è una cucina che abbraccia e risuona, abbraccia nei colori, nelle tonalità, nei gusti, in quelle singole materie prime che con semplicità lui stesso toccava da piccolo e si passava con la nonna, e risuona nel suo presente dove il passato torna e il profumo di casa si fa sentire con la modernità di oggi; questa è alla fine la sua grandezza, la sua capacità di leggere una storia sin da bambino con occhi da adulto e da adulto rielaborarla con il candore di quel  nipotino, di quel figlio di cui chi in cielo, chi qui accanto a lui, sa di  esserne orgogliosi. Una cucina che deve molto a tutto il suo estro e anche al suo staff,  i suoi validi collaboratori quale Maurizio Candela, persone come lui valevoli e lavoratori.

Tanti i progetti nella vita di Antonio, tante ancora le  fotografie da attaccare all’album della sua vita, tanti i cassetti da aprire per dare eco ai sogni; a raccontarli ci pensa non solo la sua parola, il suo sorriso, il suo temperamento calmo, la sua umiltà, ma soprattutto la sua cucina di cui i suoi piatti sono le pagine più belle.

 

 

 

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