Umberto Cicconi, giornalista, fotoreporter, racconta in questo libro alcune vicende della vita di Bettino Craxi. Suo fotografo personale, suo amico fino ai suoi ultimi giorni. Un esilio forzato, dovuto, ad Hammamet in Tunisia. Un processo ingiusto e la malattia dell’ultimo periodo. Umberto si ritrova a scrivere questo libro in un momento di chiusura di una storia personale, si trasferisce in un luogo di mare, e riceve l’ispirazione di raccontare qualcosa della sua vita. Vuole ricordare i momenti vissuti, raccontare la sua versione della storia. Conobbe Bettino Craxi nel 77 a Torino, non gli era rimasto subito simpatico, ma lo incuriosiva. A 19 anni era un po’ rivoluzionario e fotografo dilettante presso l’Alleanza Nazionale dei Contadini. Il presidente era un ex partigiano di Afragola. Loro come filocomunisti guardavano a questo signore, nuovo segretario del partito socialista, cercando di comprendere le sue intenzioni. Lo aveva visto strappare un drappo rosso dove appariva un garofano e spariva la falce e martello, sempre più piccola. Umberto amava essere un freelance e non aveva impegni e contratti con nessuno. Ama la libertà tuttora, tanto che ha preferito non impegnarsi in amori, che poi sarebbero risultate storie negative. In Bettino cominciò a rivedere la figura del padre, carattere simile, un po’ burbero, orso, ma poi anche timido, pazzoide e che talvolta si vergognava. Quando nel 93 dissero che rubava, erano tutte falsità e lui si chiuse nella sua solitudine, nel silenzio. Ad Hammamet in Tunisia l’esilio. Umberto ricorda la volta che volle salire sul terrazzo, nella direzione dell’Italia, Pantelleria, anche se era buio e non si vedeva nulla, ma poteva immaginarla. Piangeva per il dispiacere, allora Umberto gli propose di fare un ufficio proprio lassù, per vedere meglio. Craxi aveva problemi alle gambe e faticava a salire sul terrazzo e quindi poche volte vide il bel panorama. Voleva vedere Milano, come era cambiata e si raccomandò ad Umberto affinché l’andasse a fotografare. Umberto Cicconi aveva il permesso di rientrare in Italia per sole 24 ore, ma trovò il modo di andare a Milano, fare le foto, scrivere in rosso “W Craxi, torna Craxi”, anche a rischio di essere fermato e accusato di reato. L’aveva aiutato Sophia e nonostante il suo cappottone era tutto infreddolito. Il padre di Umberto, Edoardo, una volta aveva affrontato Bettino Craxi dicendogli che quello era il suo di figlio e non voleva che i suoi veri figli (di Bettino) se la prendessero con lui, quando non ci sarebbe stato più! Bettino era un personaggio importante, influente. Si inserì in un periodo storico in cui Andreotti era dalla parte della Chiesa e Cossiga per l’America. Era ben accetto, anzi gli Americani lo responsabilizzavano di incarichi. Tutti avevano bisogno di lui. C’era da buttare giù il muro di Berlino e lui si dava da fare. Erano dei veri pilastri, ma ad un certo punto è come se Bettino avesse tradito l’America. Il suo carattere, il suo orgoglio non l’aiutarono. Bettino non è stato tradito dai suoi compagni o dai suoi avversari, ma forse più dalla sua famiglia. Bettino cercava sempre Umberto, come amico e confidente. Gli aveva mostrato il lato suo più intimo, il lato umano imprevedibile, affettuoso, sempre alla ricerca dell’essenziale fino all’ultimo momento della sua vita, anche durante la malattia. Una bella storia di amicizia che Umberto porta nel cuore con grande affetto.