L’arte di narrare storie, raccontare emozioni e passioni, non conosce limiti e si sviluppa in tanti modi, alcuni dei quali sono veramente capaci di fondere immagini, parole e pensieri, come il fotoromanzo. Un genere che da sempre, anche senza saperlo ha avvolto e avvolge la vita e la carriera di Francesca Giombini, autrice marchigiana, con trascorsi a Roma e Parigi.
Nata in un piccolo paese delle Marche, Serra de’ Conti, Francesca sapeva leggere e scrivere già all’asilo ed era molto attratta sia da questo genere letterario, che dai fumetti. Lei stessa ammette:“In queste storie meravigliose, vedevo persone che si baciavano, cosa non facile da vedere nella vita quotidiana, perchè i costumi dell’epoca erano molto diversi da quelli attuali. Gli innamorati non si scambiavano effusioni in pubblico e quindi i fotoromanzi per me si coloravano di una nota trasgressiva. Da piccola gli unici canali esistenti in televisione erano Raiuno e Raidue ed io imponevo le mie scelte al resto della famiglia, ma quando finalmente ho potuto cominciare a creare i personaggi, ho costruito storie che amavo, di genere rosa, con un unico filo conduttore: l’amore. Mi piace l’idea di raccontare l’amore, che è qualcosa di sfuggente, su cui però confidiamo sempre perchè è la nostra linfa vitale che ci permette di andare avanti. Senza amore la nostra vita non ha senso.”
Crescendo Francesca si allontana dal mondo dei fotoromanzi e consegue la Laurea al DAMS di Bologna, per poi recarsi a Roma dove prova a lavorare nel mondo del cinema. La passione torna anzi ritorna con la conoscenza anche del maestro Mario Sprea, e di lì a poco solo un susseguirsi di macchie di inchiostro sulla pagina della sua vita; immergersi nei suoi personaggi per ritrovare un pò di sè, e per declamare il suo sentire. La prima pubblicazione è datata gennaio 1992: “Lupo solitario chiedi la luna”, nato dalla fusione dei titoli di due film, un’emozione unica profonda e indescrivibile. Vedere il proprio nome sul un testo vergine è come mettersi a nudo davanti ad uno specchio con i propri se e i propri desideri; è vedere quella ragazza che si immedesimava nella storia di Jo di Piccole Donne, suo libro amatissimo e seguito. Francesca ama le donne sognatrici, le donne volitive, le donne forti come Jo, come l’inarrivabile Anna Magnani donna che ha gioito anche dei suoi errori, declamando affetto, carezze e amore. La famosa attrice diceva così:“Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori.”
Lo stesso amore recitato come un film muto nei fotoromanzi e che vuole essere accolto nel 2020, con il suo perchè e il suo linguaggio; pur parlando d’amore, il fotoromanzo può in realtà anche affrontare diversi temi, proporre una commistione di stili e raccontare qualsiasi storia. “La Crepa”, un Photo Novel Spagnola, ne è un perfetto esempio: si tratta infatti di un vero e proprio reportage in cui gli autori raccontano la vita di frontiera su confini vigilati e spinati, con cui in molti paesi si tenta di regolare l’entrata dei migranti per raggiungere i territori dell’Unione Europea.
Recentemente, inoltre, ne è stato realizzato anche uno sul tema dei gillet gialli in Francia che ha avuto molti riconoscimenti; un linguaggio moderno, che parla a tutti, non solo ai giovani a chi vuole estraniarsi dal mondo, per non pensare o a chi nel mondo ci vuole rimanere per riflettere.
Francesca è abile in entrambi, con la tenacia di poter ricalcare questo genere nel futuro con maggiore dichiarazione di intenti, per cullarsi nel mondo della scrittura con delle righe amiche a fare compagnia. La sua è una carriera piena di amore e anche di follia perchè come sosteneva lo scrittore inglese William Shakespeare:”Se non ricordi che amore t’abbia mai fatto commettere la più piccola follia allora non hai amato”