Oggi essere uomini con la U maiuscola richiede coraggio, passione, determinazione, tanta pervicacia e lungimiranza: tutte doti che già dalla tenera età fanno intravedere quello che sarai e che vuoi essere. Se all’essere uomo con la U maiuscola si aggiunge anche l’essere uomo di teatro con la T maiuscola, allora l’impresa diviene davvero ardua, impegnativa ma, soprattutto ottima, se perseguita con successo.
Per Daniele Monterosi, attore italiano di successo, che vanta nel suo curriculum collaborazioni con importanti registi, quali, per citarne alcuni, Michele Placido, Luca Verdone, Ivan Cotroneo, Piero Maccarinelli, Giancarlo Sepe, Malcolm Mackay, Robert Dornhelm, Jeoffrey Barish e molti altri, il mestiere del “teatrante” era già in lui fin da quando, con una performance in giovanissima età, girava un ciak con il piglio dell’adulto e si vedeva a parlare ad un vasto pubblico, non solo ad esibirsi per la sua adorata famiglia che lo acclamava e applaudiva, senza mai fargli mancare apporto e sicurezza nei suoi mezzi.
Dalla sedia da bambino, su cui recitava una poesia, al palco di un teatro, o ad un ambiente cinematografico, il passo è breve e il nome di Daniele si va ad associare a molti altri, in ruoli importanti per fiction, cinema e non solo, in Italia e all’estero.
Raccontare storie con cui insegnare, educare ed ispirare è difficile e sublime al tempo stesso perché, ci spiega Daniele, “C’è ancora voglia di ascoltare storie, che contengono messaggi che sappiano proiettarci sempre più in alto e con cui superare ed allontanare da noi ogni negatività.”
L’uso sapiente della parola ha sempre accompagnato il suo percorso ed anche ora, in tempo di Covid-19, Daniele non ha rinunciato a fare ciò che sa fare meglio: raccontare storie. Storie di gente comune che si è ritrovata nel suo sorriso, nella sua semplice schiettezza: la schiettezza di chi sa unire due calamai importanti per parlare in maniera chiara e per far arrivare un messaggio da ascoltare con il cuore e l’anima. Il cuore, infatti, respira il racconto, mentre l’anima lo fa divenire patrimonio di tutti.
Così è avvenuto per la recente serata di Ostia Antica, dove Daniele ha presentato lo spettacolo di successo “Bohemian Simphony-Orchestra, Queen Tribute”, interamente basato sulle musiche dell’indimenticabile gruppo britannico, dove aneddoti e curiosità hanno fatto sì che Daniele proiettasse su un vasto pubblico le pieghe insolite del racconto, davvero originali e inedite.
Un evento con uno stile a metà tra la “stand up comedy” ed il linguaggio di narrazione, con attimi poetici alternati a momenti in cui viene coinvolto il pubblico che, grazie alle descrizioni dei brani realizzate da Daniele, arriva poi ad indovinare il titolo del brano presentato.
Oggi Daniele sembra proprio ricalcare l’ideale dell’artista che non si arrende mai, nemmeno davanti al cambiamento più inaspettato e apparentemente negativo. Le sue storie portate avanti con garbo, umiltà e preparazione, diventano le storie di tutti: storie di umanità che un ragazzo, classe 1981, romano di nascita, ha fatto sue, perché in ciascuno di esse vi è un pezzetto di sé, un pezzetto di noi.
Mariangela Melato, attrice scomparsa nel 2013, sosteneva: “Recitare è un bisogno, come quello di amare o di andare in bagno”; per Daniele recitare è il filo conduttore del suo essere eternamente bambino e sognatore, ma al tempo stesso uomo dinamico, innamorato del suo lavoro e vincitore del suo futuro.