«Il diabete? La Pandemia del Nuovo Millennio». I consigli del dottor Attilio de Rosa e l’importanza di rivolgersi ad uno specialista

Il diabete: sappiamo davvero cos’è? Tantissime persone scoprono di soffrirne ed è assolutamente da sfatare l’idea di un disturbo che appartenga solo alla terza età. Non è semplicemente l’avere “troppo zucchero nel sangue” e sottovalutarne i rischi significa andare incontro a problematiche gravi. Avere il diabete significa che i livelli di glucosio nel circolo sanguigno aumentano perché c’è carenza nella quantità – spesso accompagnata anche da un’inefficacia biologica – dell’insulina, un ormone prodotto dal pancreas. Parliamo di una malattia molto complessa che contiene sotto il suo termine-ombrello molteplici sindromi cliniche, accomunate dall’effetto di possedere un alto livello di glicemia. Infatti, esistono più tipologie del diabete, spesso asintomatiche o evidenziate da piccoli disturbi che in un primo momento si riconducono ad altro, come astenia (stanchezza), dimagrimento improvviso oppure obesità, polidipsia (sete intensa) o poliuria (necessità di urinare spesso); tant’è vero che nella maggior parte dei casi il diabete viene diagnosticato casualmente quando un paziente stia effettuando analisi e controlli medici per altri tipi di problema.

Ma quando ci troviamo a diventare pazienti affetti da diabete, come comportarsi? Affidarsi ad uno specialista è la soluzione migliore, come il dottor Attilio De Rosa, diabetologo ed internista dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma, il quale non ha dubbi: il diabete è la pandemia del nuovo Millennio. «Si stima che solo in Italia esistano 3 milioni di persone che ne soffrono e, in base alle proiezioni, sono destinate a raddoppiare, se non triplicare, entro il 2025. Colpisce tra il 3 il 5% della popolazione adulta e circa il 10% di quella in età avanzata, al punto che ai pazienti diabetologici è destinata la maggior parte della spesa pubblica del Ministero della Salute: tra il 15 e il 20%. Ecco perché è così fondamentale fare informazione in campi coma la medicina: significa salvare vite umane. Conoscere vuol dire vivere più a lungo».

Innanzitutto, infatti, è importante avere piena padronanza del problema: «Il diabete è uno squilibrio tra l’efficienza dell’insulina e capacità della stessa di rispondere a quello che deve essere il suo effetto, oppure si manifesta come una sua carenza assoluta. È importante, per far capire quanto sia vitale non sminuirne gli effetti, ricordare che si tratta di una malattia cardiovascolare e che, quindi, va ad interessare tutti vasi, e di conseguenza tutti gli organi, danneggiandoli. Quando la glicemia nel nostro sangue supera i 126 mg/dl, ecco un campanello d’allarme per il diabete».

Prevenire è possibile? Sicuramente, facendo attenzione: «Per prevenire il diabete dobbiamo innanzitutto guardare alla nostra famiglia di origine, perché esiste una componente ereditaria e se un nostro congiunto diretto (genitore o fratello) è un diabetico, allora noi siamo più a rischio. Ma anche i comportamenti che mettiamo in essere ogni giorno devono farci riflettere, ecco perché parliamo di una malattia da “Nuovo Millennio”. Il benessere, fomentato da pubblicità che invogliano a consumare prodotti alimentari di ogni genere in grandi quantità, ci fa alimentare ogni giorno in maniera sbagliata, abituandoci a dei pasti assolutamente incongrui rispetto a quelle che sono le nostre reali necessità (parliamo, infatti, di iper-alimentazione). Tutto questo ci porta innanzitutto all’obesità, e il diabete ne è diretta conseguenza. Un’altra sindrome famosa in ambito medico è quella plurimetabolica, rappresentata da ipertensione, obesità, dislipidemia (variazione dei lipidi circolanti nel sangue) e glicemia alta. Ma per individuarla servono gli “occhiali” giusti e quindi bisogna recarsi dal medico».

Inutile dire che la quantità di zucchero presente i tutti gli alimenti raffinati che consumiamo senza neanche accorgercene sia un fattore scatenante ad alto rischio: «Parliamo, in questo caso, di alto indice glicemico e una tipologia di alimenti molto caratterizzati da esso è quella delle farine. Più ne consumiamo più facciamo produrre insulina al nostro pancreas che, prima o poi, si stanca, ed ecco che subentra il problema».

Una volta che, però, ci viene diagnosticato il diabete, che cosa possiamo fare? «La notizia cattiva è che i danni provocati dal diabete possono diffondersi a tutto il corpo e che dal diabete non si “guarisce” in senso stretto, come da un’influenza; quella buona è che questi danno progrediscono lentamente, dunque è possibile intervenire efficacemente. Studi recenti hanno dimostrato che se ci si cura correttamente, la riduzione dell’incidenza del diabete può arrivare anche fino al 58%. Ma curarsi bene non significa solo assumere dei medicinali, ma essere disposti a cambiare il proprio stile di vita».

Resta fondamentale rivolgersi a chi abbia conoscenze specialistiche: «Il medico diabetologo ha cognizioni di medicina cardiovascolare, angiologia, ecografia; deve sapere vedere un fondo oculare, saper fare e leggere un elettrocardiogramma e un ecodoppler. Solo così potrà fare una visita completa, dare una cura appropriata e raggiungere quello che è il fine: ridurre gli effetti collaterali dell’iperglicemia e migliorare la prognosi».

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