Un intelletto artistico a dir poco multiforme quello di Emiliano Locatelli, giovane regista – anche se lui forse rifiuterebbe tale definizione come limitativa ed eccessivamente categorizzante– originario di Priverno (Latina). In effetti va detto che sono diverse le arti alle quali si è applicato nel corso del tempo – dalla scrittura alla musica al cinema – senza sceglierne nessuna come sua propria in via esclusiva ma piuttosto cercando di fonderle insieme in una sintesi feconda.
Fin da piccolo appassionato di cinema, a cui si avvicinò anche grazie all’interesse dei suoi genitori per la settima arte, dopo la laurea triennale in Lettere con indirizzo cinematografico conseguita alla Sapienza di Roma, Emiliano si iscrive all’accademia per filmmaker ACT Multimedia di Cinecittà: l’obiettivo iniziale era effettivamente quello di diventare un regista, ma durante i corsi della scuola fu decisivo l’incontro con il fonico Fabio Ancillai che, oltre ad essere il suo insegnante di suono, lo portò a lavorare con lui sul set, prima come microfonista e poi via via anche come fonico per varie produzioni, ed è quest’ultima l’attività che oggi Emiliano definisce come il proprio «lavoro», ciò di cui effettivamente vive, ma non si tratta, come in parte già accennato, dell’unico ambito al quale si dedica. Negli anni, infatti, si è impegnato, oltre che nel cinema – peraltro a volte come regista, segno che il richiamo della macchina da presa è sempre presente, ed è in effetti di un suo recente e fortunato cortometraggio che si parlerà più avanti – anche nella musica – sia come autore di pezzi di musica elettronica sia come regista di videoclip – e nella narrativa, essendo autore di un romanzo, “Io sono vendetta”, che peraltro, a conferma della contaminazione tra discipline di cui si diceva all’inizio, è stato trasfuso dapprima nel soggetto di una serie televisiva, poi non realizzata, e in seguito in un progetto, comunque ancora di là da venire, di lungometraggio.
Esiste comunque una coerenza di fondo in questo che può apparire un confuso caleidoscopio di esperienze artistiche, e, nelle parole dello stesso Locatelli, questa è data da due elementi: da un lato la costante attenzione alla scrittura, che, anche in ambito registico e musicale, si traduce nella preferenza accordata alla direzione di un prodotto, film o videoclip, in cui sia presente un suo contributo diretto, che sia totale o parziale, in termini, appunto, di scrittura; dall’altro lato, non si comprenderebbe l’opera di Emiliano Locatelli se non si tenesse conto dell’influenza su di lui esercitata, e appunto riflessa in tutte le espressioni della sua arte, da una precisa filosofia
economico – politica, il materialismo dialettico di Karl Marx, che ha pesato in modo decisivo sulla sua formazione umana e culturale.
Quanto al suo ultimo lavoro come regista, questo è un cortometraggio, “Solamente tu”, premiato all’ultima edizione del festival Cortinametraggio (marzo 2021) e attualmente in concorso alla prossima edizione del CineOff di settembre, che racconta la parabola sociale discendente di un manager di successo – impersonato da Enzo Salvi – al quale alla fine rimane solo il suo amatissimo cane, interpretato da Peggy, femmina di labrador di proprietà dello stesso Salvi. Il corto è nato dalla convergenza di idee dell’attore e del regista, che si conoscevano già da qualche tempo sia per aver lavorato insieme su diversi set – dove Locatelli era impegnato come tecnico del suono – sia per aver realizzato insieme alcuni piccoli video: in particolare, se Salvi ci ha messo la volontà di interpretare, per la prima volta in veste di protagonista, un ruolo drammatico, contribuendo in tal modo al primo abbozzo del soggetto, Locatelli ha innestato su quest’ultimo quel background filosofico – politico di cui si diceva, prendendo nello specifico spunto dai Manoscritti economico – filosofici del 1844 di Marx, un cui passaggio – casualmente riletto dal regista alla vigilia dell’inizio del lavoro sul corto – appare nel corso del film, alternandosi sottoforma di cartelli alle scene della pellicola, della quale accompagna quindi lo sviluppo.
Proprio il riferimento ai cartelli offre il destro di citare uno dei modelli di Locatelli per questo e altri lavori, ovvero Jean – Luc Godard: si pensi ad esempio a “Due o tre cose che so di lei”, dove però il testo che accompagna le scene è letto da una voce fuori campo, mentre in “Solamente tu” i passi di Marx appaiono a video e sono lasciati alla lettura del pubblico, con una scelta che ha voluto esaltare la forza narrativa dei cartelli e la loro fusione organica con le scene del corto. Ancora da Godard – si pensi a “Fino all’ultimo respiro” – ma anche dal Bertolucci di “Prima della Rivoluzione” (il regista di Parma è un altro dei riferimenti di Locatelli), deriva poi al regista l’uso dello scavalcamento di campo, tecnica di ripresa che, essendo un sovvertimento delle regole della continuità cinematografica e in particolare della cosiddetta “regola dei 180°”, può, se collocata in determinati momenti, funzionare come una sorta di “schiaffo” dato allo spettatore, proprio come avviene nelle tre occasioni in cui tale tecnica è impiegata in “Solamente tu”. Altra scelta di carattere cinematografico che Emiliano Locatelli sottolinea di aver compiuto in “Solamente tu” è quella legata alla volontà di affrontare tematiche di forte impatto e attualità socio – economica ricorrendo ad attori e caratteristi noti al grande pubblico – dallo stesso Enzo Salvi a Leonardo Bocci, diventato famoso grazie a Youtube e ugualmente coinvolto nel corto – facendo leva sulla loro popolarità per far arrivare il messaggio del film ad una platea più ampia possibile. Questo desiderio di sdoganare tematiche anche scomode è ripreso da Locatelli sia da alcuni esempi del grande cinema italiano degli anni ’60 e ’70 – il regista fa l’esempio di “Indagine su un cittadino al
di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri che, pur scomodissimo, non solo vinse l’Oscar come miglior fil straniero ma fece anche registrare un grandissimo successo al botteghino – sia da più recenti modelli del cinema internazionale, di cui apprezza anche la capacità di fondere la denuncia sociale a linguaggi e arti innovative (gli esempi fatti da Locatelli vanno dal “Joker” del 2019, che usa il fumetto per parlare delle conseguenze sociali della crisi economica degli anni ’70, a due film premi Oscar come “Parasite”, che dipinge il conflitto di classe tra una famiglia benestante e i suoi domestici, e “Judas and the Black Messiah”, sul leader delle Pantere Nere Fred Hampton).
Merita inoltre menzione il fatto che, anche in “Solamente tu”, Locatelli non ha rinunciato a coinvolgere, in ruoli che vanno dalle musiche a brevi apparizioni sulla scena a ruoli di supporto della troupe, suoi amici di lunga data provenienti da Priverno, scelti, sottolinea il regista, non per «mancanza di alternative» bensì per la sua fiducia nel collettivo e in un lavoro di squadra agevolato e rafforzato proprio dal preesistente legame di amicizia. E proprio gli amici, ma come loro l’intera comunità che vi ha preso parte, hanno espresso apprezzamenti per il lavoro di Locatelli in occasione della prima proiezione in assoluto su grande schermo di “Solamente tu”, tenutasi proprio a Priverno lo scorso 23 luglio, alla presenza del regista e di Enzo Salvi e in occasione della riapertura del cinema – teatro comunale della cittadina laziale.
Quanto ai progetti di Emiliano per l’immediato futuro, questi dovrebbero concretizzarsi in lungometraggio e, in ogni caso, in un rinnovato impegno nella regia, attività rispetto alla quale Locatelli ha avuto, come si è visto, positivi riscontri da parte tanto della critica quanto del pubblico, e dedicandosi alla quale intende anche recuperare la componente più “artistica” del suo lavoro nel cinema, che sente di aver in qualche modo trascurato con la sua attività di fonico.