“Fascisti d’America”:intervista a Federico Leoni

La galassia dell’estrema destra americana, venuta alla ribalta dopo l’assalto del 6 gennaio a Washington, spiegata senza fronzoli e con cura dei particolari da un esperto di politica statunitense: Federico Leoni, giornalista e caporedattore di Sky TG24. “Fascisti d’America”, pubblicato a febbraio 2021 da Paesi edizioni, racconta la genesi e la situazione attuale dell’“alt-right”, destra alternativa (per distinguersi dalla destra tradizionale del Partito Repubblicano), fornendo sia un approfondimento per gli esperti del settore, sia una fruibile mappa per chi vuole capire cosa stia succedendo in quello che rimane ancora oggi il Paese più potente del mondo.

Noi di Eventi Culturali Magazine abbiamo avuto il piacere di intervistare Federico Leoni a inizio febbraio, a pochi giorni dall’uscita di “Fascisti d’America”, e la prima domanda è stata: che ruolo giocheranno le diverse anime del variegato movimento della far-right durante la presidenza Joe Biden? “Che Joe Biden possa dialogare con l’estrema destra lo escludo. Biden ha già condannato più volte, e con parole molto dure, il suprematismo bianco e il razzismo in genere. L’ha fatto anche nel suo discorso di insediamento”. La sfida per il leader democratico, spiega Leoni, è quella di riconquistare almeno parte dei conservatori moderati, “quella parte non indifferente dell’elettorato che simpatizza con le idee di queste organizzazioni”.

L’autore avverte che non bisogna commettere l’errore di sovrapporre l’estrema destra con le manifestazioni di Capitol Hill. La situazione è più complessa: “Secondo un recente articolo dell’Atlantic, quasi il 90 per cento delle persone coinvolte nell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio non aveva alcuna affiliazione con gruppi paramilitari o gang della far-right”. A metà febbraio, commentando il voto del Senato che ha respinto l’impeachment di Donald Trump, nel quale era accusato di istigazione all’assalto del Congresso, Joe Biden ha parlato dei fatti di Capitol Hill come di un “triste capitolo della nostra storia”, che “ci ha ricordato che la democrazia è fragile” e che “deve essere sempre difesa”.

Proud Boys, Boogaloo man e QAnon, la lista dei gruppi dell’alt right è lunga, e questi nomi non sono da considerarsi sorpassati da quando, a gennaio, si è insediato il nuovo Presidente democratico Joe Biden. Di chi sentiremo più parlare tra le associazioni della alt-right americana? “Difficile dirlo”, spiega l’autore. “Sicuramente sentiremo ancora parlare di QAnon: il folle movimento che vede in Trump un agente segreto in lotta contro una setta internazionale di pedofili. Ha subito un duro colpo con l’insediamento di Biden, ma già nascono nuove teorie che cercano di inquadrare anche questo evento nella cornice cospirazionista del gruppo. Di QAnon si parla perché diffonde messaggi particolarmente deliranti, perché ha un numero incredibile di simpatizzanti (soprattutto se si considerano i contenuti che diffonde) e perché non si può escludere che la sua retorica violenta ispiri, come già successo, atti di violenza concreta”. Da tenere d’occhio sono anche i Boogaloo Boys, “una realtà molto poco strutturata che proprio per questo potrebbe essere usata come bandiera da chiunque abbia un’inclinazione criminale per il caos e la violenza”.

Donald Trump è pronto a entrare in campagna, a ricostruire il partito repubblicano, e io sono pronto a lavorare con lui”, ha affermato a Fox a metà febbraio il senatore repubblicano Lindsey Graham. Il grande sconfitto, ci spiega Leoni, “lasciando la Casa Bianca ha promesso di tornare, in un modo o nell’altro”. Il Tycoon è stato un protagonista della scena mondiale, unico presidente Usa a essere stato messo in stato d’accusa, impeachment, per due volte. L’alt-right americana fornirà voti per un eventuale ritorno di Trump, che forse si organizzerà al di fuori del tradizionale partito repubblicano? “Per qualche giorno, dopo l’insediamento di Biden, si è parlato di una possibile nuova formazione politica capitanata da Trump. Sembra che l’idea sia stata abbandonata, ammesso che abbia mai rappresentato un’opzione praticabile. Si tratta probabilmente di una semplice arma di ricatto nei confronti dell’establishment repubblicano, che avrebbe molto da perdere se nascesse un partito trumpiano. I repubblicani mainstream, chiamiamoli così, si trovano in una posizione piuttosto scomoda. L’elettorato di destra è infatti ancora molto fedele al Tycoon e il prossimo anno ci sono le elezioni di metà mandato: i repubblicani devono liberarsi dell’ingombrante figura di Trump, ma nello stesso tempo non possono scontentare quei conservatori che voterebbero ancora per lui e per coloro che condividono le sue idee. L’ombra di Trump si allungherà ancora sul partito. Detto questo mi pare difficile che l’ex presidente possa ricandidarsi nel 2024, ma sicuramente potrebbe farlo uno dei suoi figli, soprattutto Don Jr”. A noi di Eventi Culturali non resta che consigliarvi la lettura di “Fascisti d’America” per comprendere meglio questa particolare fase della storia a stelle e strisce.

 

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