“Cavalcare trasforma “vorrei” in “posso”. Questo sosteneva Peter Brown, importante storico irlandese, una voluntas in potere, in realizzazione. Una metafora della vita, o meglio della vita non di tutti, ma solo di alcuni pochi eletti che decidono di scommettere su se stessi e di cavalcare l’onda più bella ovvero la loro vita. Questo l’ha fatto e lo fa ogni giorno nella sua vita personale cavalcando, amando i suoi cavalli e facendo di uno sport un suo prolungamento di vita, ma anche della sua professione, il Restaurant Manager Gianmarco Panico, un giovane imprenditore di 29 anni oggi alla giuda di Adèle Lounge il rooftop presso lo Splendide Royal di Roma. La vita di Gianmarco inizia 29 anni fa, e come ogni inizio ha avuto un vagito che ben presto si è trasformato in urlo, in fame di fare, in fame di vita vera, che è una sola: amarsi e fare della propria esistenza un capolavoro. Il capolavoro con l’aiuto della sua famiglia, si delinea già con gli studi alberghieri e ,come tutti i grandi, con la gavetta, che lo porta a cavalcare i prima gradini, con sempre un’ asticella in mano, la più preziosa, l’umiltà. Oggi l’umiltà da sola descrive l’operato di Gianmarco, l’umiltà bagnata di un sorriso disarmante, di tanta grinta e resilienza, e di tanta voglia di apprendere e di creare, creare qualcosa di bello, per sé e per gli altri. Per lui l’altro è la declinazione più importante, ovvero l’ospite e ancor prima il suo staff, uno staff che lui stesso si è creato e plasmato, uno staff giovane, come quel ragazzo che incontrando la famiglia Naldi, proprietari della struttura, ha detto sì, facendosi travolgere da questa avventura professionale. Oggi Gianmarco ha 29 anni Adele ne ha 3, ma si equiparano in termini di produttività, di numeri, di successo, due anime in una sola, come lui con il suo cavallo, un sentire insieme una mission, e un ideale che non scalfisce e rimane intatto li, si può, si deve fare, e perché non farlo? La sua professionalità si misura da appena si varca la soglia della terrazza da sogno, appena si dialoga, con lui e con i suoi ragazzi, tutti una grande famiglia e dove con la complicità di Roma ci si perde nell’incanto del bello e del sublime. E se oggi una famiglia che ha perso un figlio lo ringrazia perché li ha regalato un sogno, non c’è da stupirsi se un giorno tutto lo staff, e la sua famiglia, lo avvolga in abbraccio senza fine, vedendolo cavalcare in un orizzonte professionale di successi in cui non vediamo il punto o la parola fine.
Foto Simone Paris