A distanza di un mese, dopo aver vinto il prestigiosissimo Premio Apoxiomeno 2021 nella categoria “Sociale”, il prof. Francesco Pira ha ricevuto un altro meraviglioso riconoscimento: il Premio Navarro 2021.
Il 6 Novembre a Sambuca di Sicilia (Borgo dei Borghi 2016), presso la sala convegni della Banca Sicana, il Club Lions Sambuca Belice ha riproposto il XII Premio Internazionale Navarro, ideato e coordinato da Enzo Randazzo, scrittore e Presidente Lions, in concomitanza con il 5° Convegno di Studi Navarriani, con la partecipazione di studenti, dirigenti, docenti ed espressioni culturali dell’Interland e con gli interventi di autorevoli studiosi.
Un evento dedicato alla celebrazione dei Navarro nei luoghi che sono diventati il simbolo della loro stagione creativa. La location arredata con preziosi documenti navarriani e dipinti di Pippo Vaccaro su Personaggi Navarriani ha fatto da sfondo ad un momento indimenticabile.
Il Cerimoniere del Club Sambuca Belice Dr. Antonino Ciancimino ha curato il Cerimoniale Lionistico, l’I.I.S.S.”Amato Vetrano” di Sciacca ed il Leo Club Sambuca Belice si è occupato dell’accoglienza degli ospiti, la curatrice scientifica della manifestazione Prof. Gisella Mondino ha coordinato la cerimonia di Premiazione, in sintonia con il Presidente di zona dei Lions avv. Loretta Abruzzo e con il PastPresident Prof.ssa Teresa Monteleone.
I premi speciali sono andati a Nuccio Fava già direttore del TG1 e del TG3, per la sua brillante carriera giornalistica e per la sua passione civile, alla scrittrice italo-americana Marcella Nardi per l’impulso innovativo dato al genere Giallo – Legal thriller, alla scrittrice italo- argentina Maria Josefina Cerutti, per Vino Amaro, storia emblematica sull’emigrazione italiana e sull’ingiustizia della dittatura argentina. Un Premio per l’impegno socio umanitario è andato anche a Grazia Giammusso, vicesindaco di Caltanissetta e a Calogero Catanzaro, presidente dell’associazione Vigili del fuoco in congedo di Sciacca. Un riconoscimento speciale all’editore Natale Gianfranco, per l’impegno profuso nella valorizzazione della cultura siciliana
Il prof. Francesco Pira è stato premiato per l’intelligente sostegno alle vittime del cyberbullismo, del sexting, del revenge porn, del cutting, delle fake news, della violenza e Raimondo Moncada per la capacità di riflettere con umorismo su profonde tematiche esistenziali.
Il prof. Pira ha scritto un libro stupendo “Figli delle App” e lo ha dedicato proprio alle vittime del cyberbullismo, del sexting, del revenge porn e del cutting. Un lavoro di ricerca che affronta un percorso attraverso generazioni che si sono evolute all’interno di ambienti sempre più tecnologici, spesso in assoluta solitudine, dove esiste l’evidente dicotomia tra connessione e relazione. Insomma, una Generazione Z figlia delle App che va supportata dagli adulti alla scoperta del mondo virtuale.
Credo sia doveroso ricordare che il prof. Francesco Pira sociologo, è professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi. Insegna comunicazione strategica e giornalismo web presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina, dove è Delegato del Rettore alla Comunicazione e Coordinatore Didattico del Master in “Esperto in Comunicazione Digitale per PA e Impresa”. È Visiting professor presso l’Università Re Juan Carlos di Madrid in Spagna e Docente Erasmus presso l’Università di Wroclaw in Polonia. Svolge attività di ricerca nell’ambito della sociologia dei processi culturali e comunicativi. Il quotidiano Avvenire l’ha definito uno dei maggiori analisti italiani del fenomeno Fake News. Nel novembre 2020 è stato nominato componente del Gruppo di Lavoro istituito dal Ministero della Funzione Pubblica sulla Social Media Policy nazionale. Nel giugno 2020 è stato nominato Presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle Fake News di Confassociazioni. Nel luglio 2020 componente dell’Osservatorio Internet e Soggetti Vulnerabili di Corecom Sicilia. È componente del Comitato Promotore e componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale di PA Social e Istituto Piepoli.
Ho voluto con molta gioia e orgoglio intervistare il prof. Pira, poiché il suo lavoro e i suoi sacrifici stanno ottenendo il meritato riconoscimento.
Prof. Pira continuano i successi e il premio Navarro è davvero importante. Ci racconti quali sono le sue emozioni e le sue sensazioni.
“Sono molto grato al professor Enzo Randazzo patron del Premio Internazionale Navarro giunto nel 2021 alla XII edizione. Una grande kermesse che si è svolta in uno dei borghi più belli d’Italia e che ha visto premiate eminenti personalità del mondo della cultura. Ricevere un Premio per l’impegno sociale è uno stimolo a non fermarsi neppure per un attimo in una battaglia di civiltà a salvaguardia soprattutto dei bambini e degli adolescenti. Grazie”.
Lei è impegnato in una campagna di informazione per promuovere un uso consapevole delle tecnologie che coinvolga tutti gli attori della società e da mesi continua a ripetere che serve agire subito. In queste ultime settimane sta spopolando una nuova serie tv “Squid Game”, trasmessa su Netflix. Può dirci la sua opinione e cosa bisogna fare per arginare i comportamenti aggressivi tra i preadolescenti e gli adolescenti.
“Sì, Squid Game è già un fenomeno mediatico, nessuno si aspettava che avesse cosi tanta rilevanza e tantomeno Netflix, ed è arrivato nelle scuole. Il Corriere della Sera riporta che è già allarme in diversi istituti scolastici e che i giochi violenti hanno raggiunto le scuole elementari e le scuole materne. Purtroppo, i bambini hanno iniziato ad emulare le scene della serie tv. Il fenomeno si è diffuso così rapidamente da convincere la polizia di Stato a intervenire e a dare dei suggerimenti ai genitori per riuscire ad affrontare le conseguenze sui più piccoli. Un articolo pubblicato dal portale Today.it, scritto da Annalisa Felisi, affronta proprio l’annosa discussione delle petizioni per bloccare Squid Game. Bisogna chiedersi perché i bambini riescono a vedere una serie vietata ai minori di 14 anni e perché hanno accesso ad internet in maniera incontrollata.
Sappiamo bene che anche sul social network del momento, Tik Tok, i bambini riescono ad avere il loro profilo e a creare i loro video. Eppure c’è un divieto… Credo che la censura “vecchio stampo” non sia la soluzione più giusta e più adatta, perché senza controllo dei genitori bloccare i contenuti non avrebbe alcun valore. Ricordiamoci che i ragazzi facilmente riescono a trovare un modo per aggirare il divieto. Oggi è necessario puntare sulla formazione a scuola sia per i ragazzi che per i docenti. Ormai è essenziale spendere ogni energia sull’educazione ai sentimenti e sull’educazione al rispetto di sé stessi e degli altri. La diversità ci arricchisce e non ci toglie assolutamente niente, ma non siamo ancora coscienti della ricchezza che possiamo ottenere dal confronto costruttivo con il prossimo”.
Che cosa è successo ai vecchi modelli educativi?
“I vecchi modelli educativi sono ormai inapplicabili e la Generazione Z va guidata e supportata in maniera diversa. La vera sfida non è quella di Squid Game, ma la nostra in quanto adulti che ci ostiniamo a vestire i panni degli “adultescenti”. Ci vuole un nuovo processo culturale che coinvolga: la politica, l’informazione, l’istruzione, la conoscenza e le competenze. La formazione costante non può essere tralasciata e le figure che devono accompagnare i ragazzi, nella realtà contemporanea, devono ritrovare la propria autorevolezza e il proprio ruolo nella società”.
Quale ruolo devono avere gli adulti in questo momento?
“Noi adulti abbiamo il dovere, il compito, di vigilare e di trasmettere l’importanza di un uso consapevole del web. Non vietare, ma seguire ed educare i preadolescenti e gli adolescenti. Non serve vietare, perché se i nostri figli vogliono vedere i contenuti a loro proibiti possono chiedere ad amici o conoscenti di scaricarli o di vederli insieme. Un modo per aggirare il divieto lo trovano sempre. Un’attenzione particolare la meritano anche gli smartphone su cui è possibile individuare foto erotiche o messaggi pieni di odio. Oggi, non è accettabile che le famiglie non conoscano nemmeno il parental control, per vedere a quali siti accedono e quanto tempo navigano i loro figli in rete”.
In questo continuo divenire di trasformazioni della società Marck Zuckeberg, proprietario di Facebook, Intagram e Whatsapp, ci ha spiegato che cambierà nome al suo social più conosciuto e si occuperà del Metaverso. Infatti, il nome che ha tirato fuori, uno degli uomini più ricchi del mondo, per il suo gioiello di famiglia è Meta abbreviazione di metaverso. Secondo lei quali saranno gli effetti, e le conseguenze, di questo nuovo percorso intrapreso da uno dei più importanti colossi dei Social Media?
“L’idea è quella, annunciata a tutto il mondo in grande stile, di una piattaforma online tutta nuova, capace di attrarre come una calamita il popolo del web. Su questa nuova infrastruttura si concentreranno le menti a disposizione del proprietario di questo impero economico che investirà tanti dollari. A tutti i giornalisti della terra è stato spiegato perché Meta.
Questo prefisso in tutte le lingue occidentali il prefisso deriva dal greco antico metà, “μετά”, che significa “con”, “dopo”, ma anche “in mezzo a”. E proprio in mezzo a rende l’idea chiara del metaverso, un ambiente pensato a metà tra la realtà e il virtuale che già conosciamo sulla rete. Per dirla con Eric Sadin: “c’è chi si dice molto spaventato dall’instaurazione di una controllocrazia”. Una sorta di monitoring algoritmico che permette al Grande Fratello di sapere tutto di noi e di spingerci a comportamenti precisi. Il tutto nella nuova dimensione del metaverso. Tra reale e virtuale, tutto assemblato, tutto quasi vero, tutto da scoprire. Probabilmente diventerà sempre più difficile distinguere l’online dall’offline”.
So quanto per lei sia importante la donna e il suo ruolo nella società. Qualche settimana fa si è svolta la “Fashion Week” e non sono mancate le polemiche. Le modelle sono apparse troppo magre, filiformi, esili e fino al rischio di mal nutrizione. Questo problema negli anni era stato più volte sollevato e si collega esattamente con quello che è il bisogno di apparire sul web. Come mai non si riesce ad arginare il dramma dell’anoressia e anzi appare sempre più diffuso?
“A un processo di costruzione identitaria basato sulla conoscenza e sull’etica si sta sostituendo una rappresentazione del sé tutta volta a ottenere la migliore performance possibile presso il proprio pubblico. Quindi, queste giovani donne pur di far diventare il proprio corpo magro si sottopongono a delle diete che non sono sopportabili da un essere umano, ma l’importante è ottenere un corpo perfetto utile per le sfilate, utile per essere youtuber e utile per essere un instagrammer. Quello a cui non pensano sono anche i risultati delle pesanti critiche mosse sul web dai tanti leoni da tastiera che possono essere pericolosi e devastanti, poiché generano il cyber bullismo, sconvolgendo la stabilità emotiva della persona che finisce in questa terribile trappola. Gli odiatori seriali non risparmiano nemmeno una ragazza che appare magrissima e sono pronti a demolirla psicologicamente, rendendola ancora più fragile. I social, come ha scritto Castells, sono il luogo della democratizzazione del privato, dell’autorappresentazione, dell’autonarrazione, dell’autocomunicazione di massa, dove si realizza la proiezione che ciascuno vuole dare di sé stesso agli altri ed anche il luogo per eccellenza dove gli altri attraverso il loro gradimento ci ridefiniscono. Potremmo definirla una “passerella virtuale”, dove mettersi alla prova. Nel frattempo la propria salute viene messa a rischio e accade che tutte le campagne di “body positive” per far vedere che, in qualche modo, qualche grammo in più non crea alcun problema sembrano completamente allontanarsi rispetto a quello che è invece il grande tema ossia il rischio anoressia per queste ragazze che non riescono ad avere nessun tipo di controllo sull’alimentazione o che quasi non si alimentano per avere questo corpo perfetto e invidiabile. Purtroppo, dalla settimana della moda esce fuori questa necessità di ripensare a tutto quello che noi produciamo in termini di richieste come consumatori e quanto poi queste richieste non diventino un rischio per la vita dei nostri ragazzi e dei nostri figli. Forse dovremmo riflettere su questi modelli che per essere emulati possono davvero far cambiare in negativo la vita di queste ragazze che, molto spesso, sono poco più che adolescenti.
Forse un po’ più di carne e un po’ meno di “Vetrinizzazione” a tutti i costi, dovrebbe farci comprendere che non accade nulla e che non succede nulla di particolarmente sconvolgente. Stiamo molto attenti, perché la direzione intrapresa va verso una società che vive per il consumo e trasforma tutto in merce da vendere. Noi continuiamo ad assistere inermi, non lottiamo abbastanza e non ci sono abbastanza stimoli per farlo. Non aspettiamo altri casi di cronaca, ma agiamo “qui e ora” non c’è più tempo da perdere”.
Prima di salutarla voglio complimentarmi con lei attraverso una citazione di Lev Tolstoj: “Non v’è grandezza dove non vi sono semplicità, bontà e verità”.
“La ringrazio – conclude il prof. Pira – ma io sogno un mondo dove le categorie più fragili possano essere rispettate e amate da tutti. È un nostro dovere impegnarci per aiutare quanti vivono ai margini della società. Lo dobbiamo a noi stessi e alle generazioni future”.