Un cortometraggio, una vita, un racconto, un regista: l’amore oltre il tempo.
“L’amore oltre il tempo”è il titolo di un cortometraggio, prodotto dalla Vomerese Phoenix film production, ma anche di un sogno lungo quanto una vita… Un tempo masticato dall’amore e imbevuto di passione: è questa la realtà di Emanuele Pellacchia che, con il suo film breve, ha arricchito la sua storia con un premio prestigioso, il 60° Globo d’oro.
In un’epoca come quella in cui viviamo, protesa verso una costante ricerca di perfezione, ciò che conta veramente è realizzare i propri sogni, col cuore e con entusiasmo, per volare e raggiungere traguardi ambiziosi, proprio come Emanuele fa ogni giorno con la sua vita e col suo lavoro.
La sua Napoli, il suo amore per i racconti senza tempo, il suo maestro Giuseppe Ferrara: ecco i primi corti della sua vita con cui, in bianco e nero, Emanuele traccia il frame del suo io. Totò, la comicità agre dolce di un ambiente partenopeo, il suo, sono poi i film a colori del suo presente…
Un presente raggiante, solare, che oggi, anche grazie alla moglie Luna Cecilia, vede un suo sole, un suo perché: una donna volitiva, in grado di far viaggiare la sua anima con quella del marito in un film senza tempo.
La famiglia è stata sempre un pilastro fondamentale per Emanuele e la moglie un supporto imprescindibile, essendo anche la co-sceneggiatrice del corto e la compositrice della musica del finale.
“La vittoria del premio è stata per me un sogno che si realizza – racconta Emanuele – un’emozione indescrivibile”; la sua è una commedia d’altri tempi, con all’interno un messaggio che sa far vibrare le corde dell’anima ed accarezzare il cuore.
Per Emanuele le sfide non sono mai minacciose, ma, anzi, più sono pericolose più divengono affascinanti e tenaci: un messaggio questo per chi vuole non solo accarezzare un sogno, ma vederlo proiettato nel cinema della propria vita.
Nelle sue vene scorre anche l’amore per il grande Antonio De Curtis: “Napoli e Totò sono quasi la stessa cosa ed io ho avuto l’onore di poter girare un cortometraggio su uno spaccato della sua vita; così ho potuto capire ancora di più quanto Napoli sia legata a Totò. Totò è l’uomo, la maschera, il cuore della città e tutti i napoletani, in fin dei conti, sono un po’ Totò.”
Nel film della sua infanzia, vi sono poche scene di cinema muto, poche di cinema noir, ma tanto calore e colore; un cinema che ha la giusta conclusione nel premio e l’apoteosi più bella nel suo sorriso.
Due persone che in epoca diversa, per un interferenza telefonica si incontrano, oltre il tempo, oltre lo sguardo, oltre il perché: questo il cortometraggio di Emanuele. Il cortometraggio della sua vita ripropone l’immagine di due persone che si incontrano: lui e il suo cinema, lui e la sua famiglia, lui e la vita e divengono un unico film, il cui regista è Emanuele.
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