Laura Pariani, laureata in filosofia della storia alla Statale di Milano, è nata a Busto Arsizio nel 1951 sotto il segno dello Scorpione, è cresciuta a Magnago e vive a Turbigo (MI), dove ha insegnato in una scuola superiore fino al 1998. Negli anni settanta ha disegnato e scritto storie a fumetti d’ispirazione femminista. Il suo esordio narrativo avviene nel 1993 con la raccolta di racconti Di corno o d’oro (Sellerio), con cui si aggiudica il Premio Grinzane Cavour. I suoi libri successivi, nel 1995 Il Pettine e La spada e la luna, ottengono un unanime consenso di critica ed importanti riconoscimenti. Presso Rizzoli è uscito nel 1997 La Perfezione degli elastici (e del cinema), nel 1999 La signora dei porci, nel 2001 La foto di Orta e nel 2002 Quando Dio ballava il tango. Nel 2000 è apparso Il paese delle vocali edito da Casagrande, nel 2003 L’uovo di Gertrudina da Rizzoli, nel 2004 Il paese dei sogni perduti. Anni e storie argentine (Effigie) e nel 2005, per Casagrande, Tango per una rosa. Ha collaborato alla sceneggiatura del film vincitore del Leone d’oro a Venezia 1998, Così ridevano di Gianni Amelio. La predilezione di Laura Pariani va ai piccoli mondi perduti in spazi sconfinati, nella nebbia che avvolge le corti della piana di Busto o nel vento che batte gli altipiani dell’America Latina, e alle voci dei “puaritti” che affiorano da questi mondi. E a queste voci la Pariani offre nella scrittura una lingua-dialetto, che recupera i suoni del lombardo dei contadini, attraverso proverbi, cantilene, filastrocche.
Cosa vuole trasmettere emotivamente con l’immagine di copertina?
“Va chiarito che in genere la copertina non viene scelta dagli scrittori, ma dall’editore e dal grafico che lavora per la casa editrice. Quella che mi è stata proposta per Arrivederci, signor Čajkovskij rappresenta un panorama dell’isola di San Giulio, dall’alto del Sacro Monte di Orta. Il quadro è di Joseph Edward Southall, uno dei tanti pittori inglesi che soggiornarono sul Cusio: visto che il romanzo parla degli intellettuali stranieri che visitarono il lago d’Orta per trarne ispirazione poetica, mi è sembrato adattissimo.”
Hai qualche genere che prediligi come stile di scrittura? Ti senti più portata per un genere in particolare?
“Vengo da storie (di letture e scritture) diverse: un passato soprattutto di romanzi storici. Amo tantissimo il genere fantastico, tanto che ho accettato di condurre da aprile un corso di “letteratura fantastica” per la scuola di scrittura di Belleville.”
Il lockdown è stato un periodo particolare a livello sociale. Come lo ha vissuto? È riuscita a scrivere?
“Vivendo in un centro storico dove abitano solo 250 persone, sono abituata all’eremitaggio. Perciò non ci sono problemi particolari per scrivere nell’isolamento attuale. Ma mi mancano i festival, i convegni e, soprattutto, le presentazioni in libreria perché il rapporto con lettori e librai è il motore del nostro lavoro. “
Come difende il momento creativo, la fantasia, dalle distrazioni esterne?
“Ottiengo la concentrazione cominciando a disegnare i personaggi e gli ambienti della storia.”
Quale rapporto ha con la scrittura? Scrive ogni giorno?
“Mi piace mettersi a scrivere al mattino, sono una stakanovista. Scrivo tutti i giorni con orari da ufficio.”
Ha un suo luogo della scrittura?
“Scriviamo nella mia stanza circondata dai miei libri o dagli oggetti più cari. Per affrontare la pagina dobbiamo essere soli.”
Le piacerebbe che il suo libro diventasse un film?
“Mi piacerebbe senz’altro, tanto più che il paese di Orta San Giulio in cui la vicenda è ambientata ha conservato l’atmosfera ottocentesca che il compositore russo ha respirato qui nel 1878.”
Ha in mente una nuova storia?
“In questo momento impegnata nella presentazione del suo nuovo romanzo, Apriti, mare! – mi sono buttata in una graphic novel.”