Marilù Oliva, nata a Bologna, è scrittrice, saggista e docente di lettere.
“Biancaneve nel Novecento” (Solferino 2021) è un romanzo storico che parte a Bologna negli anni Ottanta e si alterna a Buchewald, dove una delle protagoniste viene costretta a prostituirsi nel bordello del lager. Per lo stesso editore è uscita “L’Odissea. Raccontata da Circe, Penelope, Calipso e le altre” (2020), una riscrittura del celebre poema omerico, fedele al testo originario, ma narrato dal punto di vista delle donne che si imbatterono nell’eroe.
Con HarperCollins ha pubblicato due thriller, il primo è “Le spose sepolte” (2018, diritti acquisiti per una serie TV), che ha inaugurato la saga della poliziotta Micol Medici, connotata da una mente scientifica e razionale ma dotata di un talento: di notte fa dei sogni, cui lei dà una spiegazione logica, che le rivelano dettagli preziosi per le indagini. Nel 2019 è uscito “Musica sull’abisso”, seconda avventura di Micol (ogni libro è autoconclusivo, quindi si possono anche non leggere in successione). L’autrice ha scritto in precedenza romanzi a sfondo giallo e noir, indagando sui lati oscuri della nostra società e sulle categorie più esposte, da lei definitive “non protette”. In particolare la Trilogia della Guerrera (“Tu la pagaràs”, “Fuego” e “Mala Suerte”) e la Trilogia del Tempo, più letteraria, (“Le Sultane”, “Lo Zoo” e “Questo libro non esiste”, che ha vinto il Premio dei Lettori Scerbanenco ), tutti usciti con Elliot.
Ha scritto un romanzo per ragazzi, “La Squola” (LiberAria).
Come saggista ha prodotto ricerche storiche sul Secondo Novecento, biografie intellettuali (ad esempio una su Grazia Deledda) e un volume, edito da Clueb, dedicato allo scrittore da lei più amato: “Cent’anni di Marquez, Cent’anni di mondo”. Nel 2019 ha co-curato per Zanichelli un’antologia sui Promessi Sposi in corso di adozione nelle scuole superiori. Da sempre si occupa di questioni di genere e di attualità, ha realizzato inoltre due antologie patrocinate da Telefono Rosa. Collabora con diverse riviste, tra cui MicroMega ed Huffington Post, ed è caporedattrice del blog letterario da lei fondato: Libroguerriero.
“Biancaneve nel Novecento” è il suo ultimo libro. Partiamo dal titolo e dalla copertina, una ragazza con un fiore bianco sulla camicia…
“Già dal titolo, il lettore sa cosa troverà: una storia ambientata in un secolo ormai trascorso, ma ancora vicinissimo. Incontrerà, alcuni solo trasversalmente o come eco dal telegiornale, eventi che hanno costellato il Novecento, anche se ho scelto di rievocare solo quelli che, a mio avviso, sarebbero stati funzionali alla storia. Poi illettore conoscerà Bianca, la ragazza rievocata in copertina, che negli anni Ottanta è una bambina infelice, costretta a rifugiarsi nel mondo delle fiabe per sfuggire a una famiglia disfunzionale.”
“Biancaneve nel Novecento” è uno dei pochissimi libri in cui si affronta il tema tabù dei bordelli nei campi di concentramento. Perché ha scelto di scrivere proprio di questo?
“Volevo richiamare alla luce una parte della storia delle donne in questo caso trascurata, almeno nei primi decenni dopo la Liberazione, anche dalla storiografia ufficiale. Una realtà terribile, quella dei bordelli nei lager: l’inferno nell’inferno. Le ragazze costrette a prostituirsi finivano per essere vittime multiple: del lager, degli aguzzini e dei prigionieri, dei pregiudizi, dei loro sensi di colpa. Il perdurare del disprezzo nei loro confronti anche nei decenni successivi è indicativo, le si considerava le sole responsabili del trattamento subito, come se davvero avessero avuto molta possibilità di scelta.”
Le piacerebbe che “Biancaneve nel Novecento” diventasse un film?
“Mi piacerebbe molto e ci sono già diverse case di produzione che sembrano interessate. Ma questo non significa ancora nulla perché, nel nostro ambito lo sappiamo, tra il dire il fare c’è di mezzo un bel contratto.”
Ha in mente una nuova storia?
“Certo, ho sempre in mente nuove storie che mi ronzano per la testa. Ma per scaramanzia non le posso dire.”
Quando e come nasce l’idea de “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre”?
“Questo libro ha avuto una gestazione lunga, perché ero intimidita all’idea di toccare un mostro sacro come Omero. Però ero anche convinta che i personaggi femminili, già rivoluzionari, potessero risaltare ancora di più. La scelta di un ricambio corale di voci mi ha permesso di dare luce a Calipso, Circe, Penelope, Nausicaa, Atena ma anche a personaggi secondari come le Sirene o la nutrice Euriclea: questo ha la funzione di trasmettere immediatamente le emozioni ma consente di lasciare come oggetto narrativo un eroe affascinante come Ulisse.”
Come hai ricostruito, a livello di struttura narrativa, le diverse voci femminili che compongono il paesaggio dell’Odissea?
“Ho cercato di mantenere, per quanto possibile, la struttura originale. In tutto il progetto, la linea è stata quella di restare il più fedele possibile ad Omero.”
Come difende il momento creativo, la fantasia, dalle distrazioni esterne?
“Il momento creativo per me è la distrazione assoluta, il mondo fatato entro cui mi rifugio. Non ho bisogno di difenderlo, è il resto della vita, semmai, che dovrebbe difendersi da lui, nel senso che spesso io mi assento per dedicarmi alla scrittura (con tutto ciò che essa comporta: progetti, sogni, revisioni, etc).”
Quale rapporto ha con la scrittura? Scrive ogni giorno?
“Magari non scrivo ogni giorno, ma ogni giorno trovo il modo di dedicarmi ai libri, anche solo col pensiero.”
Il lockdown è stato un periodo particolare a livello sociale. Come ha vissuto il lockdown? È riuscita a scrivere?
“L’ho trascorso angosciata per la situazione generale, ma non ho rinunciato a scrivere, perché scrivere è la mia panacea.”
Luisa Carrada ha scritto un libro dal titolo “Il mestiere di scrivere”. Lei crede che scrivere sia un lavoro, o c’è qualcosa di più alto nello scrivere di una semplice definizione di “mestiere”?
“Scrivere è una passione e una dannazione insieme. Diventa mestiere quando, come nel mio caso, ne fai l’epicentro della tua vita lavorativa.”
Che Paese è, a suo avviso, l’Italia contemporanea per quanto riguarda la parità di genere?
“Tanti passi in avanti sono stati fatti nel Novecento, ma siamo ancora condizionati da una mentalità patriarcale che va svecchiata al più presto e che investe ogni spazio della donna: non solo quello del diritto all’esistenza e a non subire alcuna forma di violenza, ma anche quello fisico e quello delle capacità. Mi riferisco alla reificazione del suo corpo e alla svalutazione che la donna subisce ancora in diversi ambiti, basti pensare al gender gap e ad altre realtà avvilenti, come i famigerati soffitti di cristallo o il tasso di disoccupazione o la tendenza ad assegnare a una donna ruoli non all’altezza delle sue capacità. Quante di noi sono state sottovalutate o svalutate? Considerate non abbastanza brave e competenti o almeno: non tanto quanto un uomo? Moltissime, credo, anche senza indagare il sommerso.”