Mario Lavezzi il paroliere delle sette note La sua dedizione per la musica non finirà mai

Definire la sua attività è riduttivo, è – infatti – compositore, produttore, musicista, arrangiatore, talent-scout, promotore. Stiamo parlando di Mario Lavezzi, uno degli artisti più apprezzati del panorama musicale italiano, che festeggia 50 anni di musica d’autore. Vanta una carriera straordinaria, costellata da numerose collaborazioni con Lucio Battisti, Mogol, Ornella Vanoni, solo per citarne alcune.

Ha composto e prodotto capolavori come “Vita” di Dalla-Morandi e “E la luna bussò” della Bertè. Cinquant’anni di carriera. Un traguardo importante.

Mario Lavezzi, il suo ultimo tour si intitola “E la luna bussò”. Se fosse lei a poter bussare alla vita cosa le chiederebbe artisticamente da vorrebbe ancora realizzare?

“Chiederei tante cose, ma soprattutto di occuparmi di nuovi talenti perché le nuove generazioni vanno sostenute soprattutto quelle degli autori. Viviamo un periodo in cui si è fermata l’esecuzione pubblica e spero tanto che si possa tornare a suona presto, soprattutto per i giovani.

Faccio un esempio soltanto per quanto riguarda Sanremo 2020: Diodato ha vinto con una bella canzone, scritta e interpretata bene, ma purtroppo è arrivata questa pandemia che ha dovuto fermare tutto.

Da questo covid vorrei che se ne uscisse tutti rinforzati, ma soprattutto è importante riprendere le nostre attività.”

Ci racconti invece un aneddoto particolare dei suoi 50 anni insieme alla signora musica?

“Non posso raccontarglieli tutti perché sono troppi. Ad esempio il passaggio da un gruppo musicale chiamato I trappers ai Camaleonti. Quindi da un gruppo studentesco a un altro che aveva già avuto grande successo. Sono stato chiamato perché ritenevano che fossi un elemento che potesse sostituire Richy Maionchi che aveva lasciato il gruppo. A questo punto pensavo di avere davanti a me un autostrada luminosa infinita, e invece dopo due anni e mezzo ho dovuto lasciare il gruppo per fare il servizio militare.

Un aneddoto che ricordo con piacere è la scrittura della mia prima canzone intitolata Il primo giorno di primavera, scritta con Mogol, arrangiata e prodotta da Battisti e portata al successo dai Dick Dick. E da questo momento è iniziata la mia attività prevalente che è quella di compositore.”

Mario Lavezzi,una ricetta per rilanciare il Festival della canzone italiana che sembra sempre uguale a se stesso?

”Io tornerei alle origini. Ho visto che sul sito della Siae hanno messo una pubblicità del primo Festival che è stato fatto. Il meccanismo che avevano inventato gli editori di quegli anni era quello di andare a cercare per il Festival della canzone italiana la canzone migliore da mandare al Festival. Sono state scelte delle canzoni bellissime che poi hanno fatto il giro del mondo, e se ne potrebbe fare un elenco sterminato. Oggi è uno show televisivo, si rincorre l’odiens, purtroppo si scelgono prima le canzoni e poi si assegnano ai cantanti. Se poi una canzone è portata da un cantautore come Diodato che canta benissimo non c’è bisogno neanche dell’assegnazione. Ci sono molti interpreti che si sono fatti dei danni con la canzone che hanno portato.

Circa tre anni fa insieme ad altri cento autori abbiamo firmato una petizione, per far cambiare il meccanismo del Festival, che abbiamo mandato al direttore generale della Rai, al Presidente della Rai, al Direttore di Raiuno e al Ministero dei beni culturali”

Vuole parlarci del “Campus Band Musica”?

“È un concorso dedicato agli studenti appassionati di musica,sostenuto dalla Siae. Il vincitore riceverà la pubblicazione sul sito del concorso dell’inedito, e del video, che lo ha fatto vincere. E gli si dà la possibilità di avere il primo singolo pubblicato che poi è uno degli elementi necessari per accedere a Sanremo giovani.

In più ci sono anche due borse di studio. Le categorie sono: autori, compositori e interpreti; al vincitore della categoria autori gli si da la borsa di studi per frequentare il corso cpm, corso professione musica, invece al vincitore della categoria interpreti gli si dà una borsa di studio per partecipare al Cet, centro europeo tuscolano, di Mogol.

Io e Mogol ci stiamo impegnando molto per le nuove generazione, perché vorremmo che i giovani di oggi avessero le medesime possibilità che abbiamo avuto noi. L’era digitale è completamente diversa da quella che abbiamo vissuto noi. Oggi se un giovane vince Sanremo è difficile che ottenga grandi risultati economici, magari facendo concerti live però è dura. Oggi è quasi impossibile che una canzone rimanga in classifica per sei mesi.”

Mario Lavezzi, è uscito il suo libro autobiografico “E la luna bussò”, ce ne vuole parlare?

“È la storia di un musicista come me che ha attraversato le varie epoche, anche sociali, che vanno dalla beet generation, ai figli dei fiori, all’impegno politico, alla dance per poi arrivare fino ad oggi. Racconto queste epoche come le ho vissute: attraverso la musica ma anche attraverso proprio i momenti vissuti.”

Quale canzone dell’album “E la luna bussò” sente più sua?

“Non ce n’è una soltanto: Il primo giorno di primavera, E la luna bussò,Vita, In alto mare, Indocina.”

Mario Lavezzi, il libro, l’album e il tour si intitolano tutti “E la luna bussò”. A parte che essere un omaggio all’amicizia con Loredana Bertè, potrebbe voler con questo titolo ripetuto tre volte dire ai suoi ascoltatore di essere gentili verso la vita, e se si vuole qualcosa dalla vita bisogna con garbo chiederle il permesso?

“La vita bisogna assecondarla ma allo stesso tempo essere determinati, positivi che è fondamentale. Comunque bisogna cogliere anche nei momenti che possono essere tragici la parte più positiva, ci potrebbe essere una svolta anche nei momenti negativi.

Ognuno di noi deve affrontare la vita in termini positivi. Anche in questo momento sociale dobbiamo avere la speranza che questo Covid ci lasci il prima possibile, da parte nostra è molto importante rispettare le regole e così facendo facciamo del bene a noi stessi e agli altri.”

Durante la pandemia è nata una canzone o un progetto artistico?

“Come no. Dal primo lockdown a oggi ho scritto circa dieci canzoni, insieme all’autore Lorenzo Vizzini, e le stiamo proponendo. Non abbiamo problemi di tempo, ci sarà il momento buono per poterle pubblicare.”

Mario Lavezzi, un cantante col quale vorrebbe collaborare?

“Mi piace molto Marco Mengoni, è molto bravo; Tiziano Ferro; Jovanotti.

Tiziano Ferro e Jovanotti hanno la capacità di mettersi in gioco, non mai omologati, ripetitivi, sono fantasiosi.”

È più facile comporre musica per se stessi o per gli altri?

“È identico. Quando scrivi una canzone non la pensi per qualcuno, anche se con Mogol quando abbiamo scritto la canzone “Biancaneve” l’abbiamo per l’album di Celentano e Mina,dove c’era la canzone “Acqua e sale”.”

Mario Lavezzi, c’è un giovane cantante in cui crede in particolare?

“Mi piace molto Ultimo, Diodato, Sfera Ebbasta, Ghali, persone che hanno qualcosa da dire, del contenuto, che hanno qualità.”

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