Gli ultimi libri di Nadia Terranova sono: Gli anni al contrario (2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l’americano The Bridge Book Award), Addio fantasmi (Einaudi 2018, finalista al Premio Strega 2019), Come una storia d’amore (raccolta di racconti per Giulio Perrone Editore 2020), Non sono mai stata via. Vita in esilio di María Zambrano (rueBallu 2020, illustrazioni di Pia Valentinis).
Ha scritto molti libri per ragazzi, tra cui: Bruno il bambino che imparò a volare (Orecchio Acerbo 2012), Casca il mondo (Mondadori 2016), Omero è stato qui (Bompiani 2019, illustrazioni di Vanna Vinci, selezionato nella dozzina del Premio Strega Ragazzi) e Aladino (Orecchio Acerbo 2020, illustrazioni di Lorenzo Mattotti).
Nadia Terranova è stata tradotta in tutto il mondo.
Collabora con diversi giornali tra cui la Repubblica e Il Foglio.
Nadia Terranova “Addio fantasmi” è il titolo del suo ultimo romanzo. Se potesse incontrare uno dei fantasmi ai quali ha detto addio, cosa gli racconterebbe della Nadia Terranova di oggi?
“Se incontrassi uno di quei fantasmi gli direi, una volta chiuso il libro, di tornare alla dedica che è ai sopravvissuti e di pensare appunto che si sopravvive sempre.”
La ragazza in copertina è seduta su una valigia. Sembra pronta per partire verso l’orizzonte. Per me le copertine parlano. Cosa vuole dirci questa ragazza se potesse? Nadia Terranova se fosse lei in quale luogo andrebbe per trovare un po’ di pace nel frastuono di un mondo malato?
“Viaggiavo molto per il libro e in generale mi piace molto viaggiare, però, soprattutto da quest’anno, ho imparato che l’unico luogo dove c’è davvero un po’ di pace è il posto dove tu la porti la pace e in questo momento non chiederei altro che stare qui, nella casa che mi sono costruita, che mi rispecchia e mi somiglia. Vorrei soltanto metterci un po’ di natura intorno.”
Esistono vari tipi di perdite: un lutto, un amicizia, un amore,un cambio di città. Qual è il suo rapporto con la perdita?
“Vorrei che fosse quello di Elizabeth Bishop, dell’arte di perdere le cose. Vorrei quindi imparare a perderle con allegria, ma la verità è che è il mio rapporto è molto traumatico e lento.”
Nadia Terranova oggi il suo luogo del ritorno è ancora Messina o dopo tanti anni ha fatto pace col suo passato e si rifugia in altri lidi?
“Non ho litigato mai con il mio passato e quindi non ho fatto pace, perché credo che bisogna tenere un conflitto sempre aperto con le proprie origini, però torno volentieri a Messina ed è il mio luogo del cuore.”
Qual è il suo rapporto con la scrittura nel quotidiano?
“Scrivo tutti i giorni, un pochino ma tutti i giorni, tranne qualche momento di fisiologico distacco.”
Durante il momento creativo siamo a volte disturbati dal frastuono del mondo esterno. Nadia Terranova come difende il suo rapporto con l’ispirazione?
“Io cerco di entrare in modalità aereo mettendola davvero, cerco anche di entrarci mentalmente, mi isolo e me ne accorgo perché quando mi fanno una domanda non la sento e ci metto un po’ a realizzare che qualcuno mi sta parlando. Può essere negativo per chi mi sta intorno, ma è positivo per l’ispirazione.”
È proprio necessario, in generale, liberarsi del proprio passato o lo è stato per la protagonista del romanzo? Non potendolo cambiare lo si potrebbe accettare lasciando andare la rabbia verso ciò che ci ha ferito e quel che non siamo riusciti a realizzare.
“Credo che Ida più che liberarsi del suo passato, abbia imparato a non farsene schiavizzare e quindi l’ha accettato.”
Nadia Terranova quando viveva a Messina aveva il luogo dei segreti creativi? Quel posto, quella stanza dove nessuno doveva disturbarla mentre creava o questo posto in casa non le era concesso e lo cercava in città?
“Ho ancora un luogo segreto creativo a Messina, anzi, a dire il vero, ne ho più di uno però la verità è che io non ho mai scritto a Messina. Ne ho tratto linfa per la mia scrittura, ma ho scritto molto più a Roma e altrove. Avevo molti posti in casa, ne ho ancora, è la casa dove vive mia madre ora ed è molto grande. Il mio posto preferito era un divano blu, adesso a Roma è una poltrona viola. Sono sempre stata spinta a scrivere su poltrone e divani e anche quando andavo all’università studiavo lì.”
Per un siciliano c’è un altro lutto: la mancanza dell’isola. Come gestisce a livello poetico e sentimentale questo distacco?
“Vincenzo Consolo ha scritto una volta che gli scrittori siciliani sono tutti ulissidi, stanno sempre piangendo la mancanza dell’isola e io aggiungo che stanno sempre tornando a casa quando scrivono. Io gestisco questa distanza con la scrittura.”
Lei si sente ancora una sopravvissuta del suo passato, o grazie al suo presente ha costruito nell’oggi una Nadia che vive davvero?
“Nadia non è Ida e quindi la storia che racconto in Addio fantasmi è un’altra, però si, certo, mi sento una sopravvissuta come tutti.”
Nadia Terranova da adulta ha perdonato i suoi genitori per gli errori commessi nel passato, o qualcosa ancora la tormenta o la disturberà per sempre?
“Non devo perdonare nessuno, loro hanno fatto degli errori come tutti i genitori, ma sono contraria alla parola perdono: mi sembra che ponga qualcuno in una situazione di superiorità che poi non serve a nessuno.”
Continuerà ad ambientare altri romanzi a Messina?
“Certo, scriverò sempre di Messina.”