“Non so cosa sia un incrocio. So che il vento mi ci ha portato. Dietro quell’angolo, ogni giorno,vivo sempre il rischio d’un nuovo incontro”. Così scrive Santino Mirabella, giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Catania e prolifico autore, nel suo ultimo libro, “Incontri occasionali… e altri connessi rischi”.
Un testo non solo da leggere, ma anche da ascoltare, perché allegato al volume è presente un cd con contributi interpretati dalle più belle voci del teatro siciliano, come Gino Astorina, Nanni Battista, Debora Bernardi, Edo Gari, Mariella Lo Giudice, Miko Magistro, Cristina Mirabella, Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina. Un audiolibro, insomma, che va ad aggiungersi agli oltre 20 titoli firmati da Mirabella, che spazia dalla prosa romanzesca a quella di settore professionale, fino alla poesia.
D’altronde Santino Mirabella ama la lingua italiana e la miriade di sfumature che è possibile cogliere dalle sue tante parole, «proprio come se stessimo dipingendo e i sinonimi fossero i colori in tutte le loro possibili varianti. Spesso, soprattutto per le influenze del mondo del calcio, abusiamo di termini inglesi ma, piuttosto che internazionali, sembriamo – a mio avviso – ancora più immersi nel provincialismo», ci racconta. Mirabella ama l’Italia e soprattutto la Sicilia. Ama la cultura non come elemento per sentirsi un eletto, ma come mezzo di consapevolezza, come strumento per emanciparsi. Per questo motivo fuori dal suo contesto lavorativo che, comunque, vive come una missione e non per convenienza, coltiva il suo mondo parallelo, quello della letteratura. Non solo nei panni di scrittore versatile, ma anche da presidente dell’Associazione Culturale “Efesto”, con la quale organizza l’omonimo premio letterario.
Quali sono i modelli a cui Santino Mirabella si ispira? I grandi nomi della letteratura siciliana: Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Camilleri. Scrittori molto diversi tra loro, nella forma e negli scopi, accomunati però da un uso della lingua raffinato e attento.
Ma con chi si incontra Mirabella nel corso delle pagine (e nelle tracce) di questo suo ultimo libro? «In una prima parte, faccio degli incontri “altisonanti”», ci dice. Infatti grazie agli espedienti letterari, l’autore si trova ad incrociare lungo suo percorso la Morte, la sua Ombra, il Diavolo, addirittura Dio. Dialoghi di pura fantasia che, però, hanno permesso a Mirabella di fare i conti con se stesso, «è a me che sono stati utili». La seconda parte affronta degli incontri più quotidiani: un amico e un amore scomparsi, l’amore attuale. Ad unire le due sezioni, a fare da fil rouge, la sensibilità del protagonista, l’io narrante che coincide con la penna autrice e che sentiva l’esigenza di raccontarsi e raccontare.
Attraverso queste storie Mirabella compie un’esplorazione del suo mondo interiore, fatto di percorsi che – necessariamente – non possono essere lineari e, nel loro svolgersi, assumono caratteristiche di irrealtà, perché frutto di dimensioni che esulano dalla semplice sfera del percettibile, pur essendo riconducibili alle esperienze di un uomo in carne ed ossa. Ma, d’altronde, cos’è la scrittura se non un modo, parola dopo parola, sillaba dopo sillaba, nero su bianco, di fare ordine nel caos?