È piuttosto difficile far poesia e, a maggior ragione, recensirla. Troppe le “licenze”, le libertà stilistiche, le variabili emozionali (di chi scrive, ma anche di chi legge). E se la poíesis già ai tempi di Erodoto coincide con un atto di creazione, è comprensibile come esprimere un giudizio su di un mondo immaginario “fatto dal nulla” sia un arduo compito.
Ma Lisa Di Giovanni, con la sua opera omnia intitolata Daylight, più che creare osserva. Guarda all’interno di se stessa, trasferendo i propri pensieri senza filtri o costruzioni morali in versi, strofe, racconti brevi e paragrafi dal sapore di aforismi. In ognuna delle sezioni in cui è diviso il volume c’è un mondo fatto di riflessioni puramente personali, che a fronte all’intensità delle emozioni di cui si rivestono acquistano significati generali, universali. Il cielo diventa così la culla di un ricordo, la notte la cassa di risonanza di un sentimento di malinconia, l’inverno l’emblema di una freddezza interiore. Il pessimismo, tuttavia, non la fa da padrone: pur all’interno di una tendenza a identificare una responsabilità cosmica, si ergono diversi emblemi di speranza. La fioritura di un tulipano, il volo spontaneo di una libellula, il fuoco di un dragone che arde come le passioni umane, che conducono alla bellezza salvifica della natura, dell’arte e della poesia.
C’è molto compiacimento in questa raccolta di pensieri, sparsi come fogli volanti apparentemente giustapposti un po’ per caso. C’è l’ammirazione nei confronti della propria anima, in grado di sviluppare diversi volti in costruttivo conflitto. C’è il piacere tratto dai sensi, che assaporano la natura (e gli altri). C’è una sorta di piacevole commiserazione persino nella nostalgia, nella sottile tristezza che avvolge le passioni quotidiane. Ma più di ogni cosa c’è l’amore, vissuto o lasciato, ricordato o ormai lontano, rosso come un fiore illuminato dalla luce del sole o fuggevole come l’effimera esistenza di una farfalla.
La varietà degli scritti dell’autrice conferisce un valore ambivalente a questa silloge. È facile, a prima vista, perdere la bussola nella miriade di spunti, accennati e non sempre argomentati, sparsi tra i versi e le righe; ed è altrettanto facile che le parole scorrano prive di peso, sospese nella dispersione tra stili e scelte lessicali tipica di una raccolta di questo genere. D’altro canto è però singolare come quest’apparente confusione ricami un mondo di pensieri spontanei, privi di freni e di qualsivoglia organizzazione, straordinariamente simile a ciò che ognuno di noi porta con sé. Rivivono, tra le parole, associazioni mentali tra simboli ed esperienze, tra oggetti ed emozioni, a ricalcare frammenti di vita, attimi che riaffiorano subitanei come remi tra le onde. La scrittura si fa così fortemente evocativa, e liberandosi di una struttura giustifica la disarmonia.
C’è il forte rischio, tuttavia, di sovraccaricare i contenuti. Talvolta chi prova a fare poesia dà per certa la capacità immaginativa dei propri lettori, considerando sufficiente costruire brevi righe farcite di toni elegiaci per creare livelli di profondità. Sta quindi a chi legge discernere tra il significante il significato (che non sono sempre inscindibili), riconoscendo o meno la reale qualità dell’opera. Di certo la Di Giovanni parla alla sensibilità di tutti: a chi, da giovane, ama incondizionatamente; a chi rievoca con nostalgia gli anni della spensieratezza; a chi ha il desiderio irrefrenabile di condividere le proprie parole, e a chi, invece, preferisce specchiarsi silenziosamente in un tramonto. E, un po’ come tutti, costruire la propria poesia.
Daylight. La libellula e il tulipano rosso di Lisa Di Giovanni
Autore: Lisa Di Giovanni
Editore: Youcanprint
Genere: poesia, racconto
Pagine: 224
Prezzo: € 15,90
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