Rimanda al monito di Papa Benedetto XVI, che nella sua omonima enciclica richiamava ciascuno ad un ordinata interdisciplinarietà, in cui la verità fosse orientata e ordinata dall’Amore, il titolo dell’opera pubblicata dalle Edizioni Terra Santa, a dieci anni dalla morte del vescovo Luigi Padovese. Il 3 giugno del 2010, infatti, il vicario apostolico dell’Anatolia veniva ucciso dal suo autista.
Si tratta di una raccolta di omelie, scritti pastorali e riflessioni del presule, curate da monsignor Paolo Martinelli, vescovo ausiliare di Milano e frate minore cappuccino, e riproposte nel decimo anniversario dell’uccisione a Iskenderun, in Turchia. I testi, legati al suo ministero episcopale in Anatolia, sono raccolti secondo un ordine tematico e cronologico e sono completati da una prefazione del cardinale Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano che così commenta questa raccolta: «Le omelie e gli scritti pastorali contenuti in questa raccolta ci permettono di cogliere in sintesi questa singolare figura di teologo sapiente, esperto dei Padri della Chiesa e delle origini cristiane, e di pastore appassionato e sollecito nella cura pastorale del suo gregge, chiamato a svolgere il suo ministero nella terra che ha dato i natali a san Paolo e dove per la prima volta, come ci ricordano gli Atti degli apostoli, i credenti furono chiamati “cristiani”».
Prima che pastore in terre difficili, Padovese, milanese, era stato ordinato sacerdote nel 1973 con i cappuccini, ed era anche un importante teologo e patrista. Dal 1982 fino al 2010 ha insegnato in diverse Università, tra le altre, la Pontificia Università Antonianum, l’Istituto Francescano di Spiritualità, la Pontificia Università Gregoriana e l’Alfonsianum. Già da ricercatore aveva conosciuto e amato la Turchia, terra che ha dato i natali a san Paolo e dove per la prima volta i seguaci di Gesù sono stati chiamati “cristiani” ad Antiochia. Quando nel 2004, a quasi 60 anni, venne nominato vicario apostolico dell’Anatolia, accettò il nuovo incarico «con grande entusiasmo e fervore, spendendosi generosamente per la sua nuova missione con un impegno unanimemente riconosciuto», ha scritto ancora il cardinale Angelo Scola, legato a Padovese da una profonda amicizia.