Sembra di entrare in un giardino segreto e misterioso, pare di andare a fondo, alla radice dell’Amore. Tutto grazie al libro, di pubblicazione indipendente, di Ferdinando Palladino che evoca mondi lontani e ragioni profonde, alla ricerca del senso e del significato profondo dell’Amore.
Fin dall’introduzione l’autore chiarisce il suo intento e spiega come l’amore si origina negli uomini in modi diversi fra loro. Tutte le sue forme sono il risultato di ciò che ogni uomo si porta dentro, ogni desiderio ed ogni mancanza plasmano il loro modo d’amare e lo rendono diverso, lo rendono speciale. L’amore è un desiderio, un desiderio che come ogni altro nasce dalle mancanze che vivide sbocciano dentro di noi. Cosi sulla base di queste mancanze edifichiamo e costruiamo la nostra personalità e con essa il nostro modo di amare che, in qualche modo, identifica e dice di noi molte, forse troppe cose, che apparentemente celiamo anche a noi stessi.
Lo stile e il linguaggio aulici potrebbero scoraggiare, ad un primo impatto, ma proseguendo nella lettura, facendosi guidare dalle rose che, in prima persone, vere protagoniste, definiscono o quanto meno indagano il senso di un sentimento, si assapora un po’ della magia che Palladino distribuisce abbondantemente nelle sue pagine.
L’opera ha avuto anche un riscontro dal famoso Premio Calvino e vale la pena citare la recensione ottenuta da “Ventiquattro rose” dal Comitato di Lettura della XXXII edizione del Premio Letterario Italo Calvino perché rivelativa del testo. “Ventiquattro rose è un’opera di difficile inquadramento, tanto che risulta più facile dire ciò che questo testo non è. Non siamo nell’ambito della narrativa, perché mancano dei veri personaggi e un serio tentativo di mettere in piedi una storia propriamente detta. Non siamo nell’ambito della poesia lirica, per quanto il linguaggio tenda all’aulico e per certi aspetti ricordi alcuni tentativi di prosa poetica. Potrebbe avvicinarsi all’ambito della filosofia, ma per quanto si tenti di definire cos’è l’amore, il linguaggio scelto tradisce un intento di questo tipo. Insomma, ci troviamo in una terra di mezzo tra vari generi, e questo non rappresenta certo un demerito, bensì un fattore d’interesse”.
L’opera, più simile ad un trattato filosofico che ad un romanzo o ad un’opera di narrativa in genere, e lontana anche dalla poesia sebbene la richiami e la rievochi spesso nello stile aulico e romantico, è divisa in due parti.
Nella prima l’autore descrive in forma metaforica, come se si trattasse di particolari generi di rose, le forme dell’amore, da quelle più belle, lievi, serene, a quelle patologiche o dolorose. Nella seconda parte, invece, Palladino associa a sentimenti forti e ad atteggiamenti caratteriali le precedenti forme dell’amor riconosciute e rappresentate.
Un testo complesso nel senso positivo del termine. Da scoprire, scavando a fondo.