A Berlino la Conferenza di Pace per la Libia

La comunità internazionale guarda oggi con apprensione verso Berlino, dove si è svolta in giornata la Conferenza per la Libia. Il primo ministro Fayez Sarraj e il generale Khalifa Haftar, entrambi presenti, hanno avuto conversazioni separate con esponenti della politica mondiale, in primo luogo Angela Merkel, la quale ha svolto un ruolo di garanzia e affidabilità.

Dall’esterno si è percepito un clima relativamente sereno, che però non sembra corrispondere alla realtà libica delle ultime settimane. La tregua accordata dai due rivali Sarraj e Haftar è debole e mai a prova di errore, e Haftar ha compiuto una vera e propria provocazione proprio in vista della presente Conferenza.

Il blocco da parte del generale degli export di petrolio, pari al 70% della produzione, è infatti un atto avventato che è passibile di provocare serie conseguenze in chiave economica e produttiva, su larga scala. La chiusura dei porti di Brega, Ras Lanuf, Hariga, Sidra e Zueitina porterebbe una perdita di 800mila barili al giorno, circa 55 milioni di dollari persi quotidiantamente (secondo i dati della compagnia petrolifera nazionale).

Il generale Haftar, che attualmente controlla la Cirenaica, ha con ogni probabilità lanciato questa provocazione poche ore prima della Conferenza per potersi garantire un fattore di scambio in più attorno al quale negoziare. Eppure si potrebbe ben sostenere che questa mossa non vada nella direzione del dialogo, bensì l’opposto.

La situazione di Haftar, che si vociferava poco tempo fa vicino all’Italia, è controversa: sostenuto – non ufficialmente – dalla Russia, è l’interlocutore in Libia dell’Arabia Saudita ed è stato sostenuto con armi e uomini dall’Egitto.

Contro di lui, e con Sarraj, si schiera invece il resto della comunità internazionale: compresa l’Italia e, da qualche tempo, la Turchia, interessata a ricevere concessioni petrolifere in un’area, dall’altra parte del Mediterraneo, tradizionalmente oggetto di contesa tra Roma e Parigi.

Come finirà la guerra civile libica non è ancora dato sapere: c’è per ora da sperare che lo scacchiere non tenda a complicarsi ulteriormente, come spesso può accadere in simili contesti, e che le parti tendano a orientarsi progressivamente verso un compromesso unitario e mediato dall’Europa.

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