Che confusione, le primarie: la lunghissima corsa alla Casa Bianca dei democratici

L’asino azzurro non ha spiccato, come da proverbiale paragone, per arguzia. Il caucus in Iowa non è filato, per i democratici statunitensi, liscio come ci si sarebbe potuto aspettare. L’evento, il cui nome deriva dai “congressi” dei pellerossa, va oggi a intendere principalmente quella serie di incontri a livello partitico che negli Usa hanno luogo per decidere quale candidato andrà a rappresentare il partito nella corsa alla Casa Bianca.

La storia delle primarie americane è più densa sul lato democratico: solo di recente, e non senza eccezioni, i repubblicani sembrano aver aperto all’ipotesi delle primarie aperte come prassi. Infatti, un simile istituto è assolutamente facoltativo nel sistema politico americano. Eppure, nonostante i repubblicani siano tradizionalmente più chiusi e determinati a decidere “intra-partito” chi sarà il candidato per le presidenziali, si può in questo caso affermare che la maggiore esperienza dei democratici non abbia aiutato a venirne a capo più facilmente. Tanto che, come tuona il Corriere, è stato Trump a vincere le primarie dei dem in Iowa.

A fallire è stata innanzitutto l’app per telefono che il partito democratico aveva predisposto per permettere il voto ai suoi sostenitori: un errore scoperto troppo tardi, unito a quel che sembra uno “scherzo” da parte di sostenitori di Trump che avrebbero saturato le linee telefoniche del Paese nel corso delle primarie.

E poi, soprattutto, l’incertezza in fase di scrutinio. Ben quattro collegi sono rimasti fuori dal computo iniziale – in tre dei quali Bernie Sanders aveva ottenuto una maggioranza quasi bulgara sul diretto rivale Pete Buttigieg. Tanto che entrambi i candidati hanno inizialmente affermato di aver vinto questo round di primarie. Solo quattro giorni dopo il 3 febbraio, lo scorso venerdì, si è scoperto, al “rivelarsi” del quarto collegio mancante, che Buttigieg avesse in effetti prevalso su Sanders. Seppur di pochissimo.

Sanders ha in effetti ottenuto una maggioranza relativa maggiore, seppur la differenziazione dei collegi americani assegni un determinato numero di delegati in base al collegio stesso. Un fenomeno peculiare – presente anche in Italia, per certi versi – e spesso soggetto a critiche, la cui accezione negativa, volta ad accorpare distretti elettorali per favorire un certo candidato, è nota come gerrymandering. Sanders ha ottenuto 43mila voti contro i 37mila di Buttigieg, aggiudicandosi però solo 12 state delegates contro 13.

A seguire la Warren, Biden e Klobuchar – la cui kermesse con Buttigieg sembra aver fatto riguadaagnare terreno proprio a Sanders. Ma in un certo senso, con tutti questi scivoloni e una tendenza al “losco” che gli americani hanno dimostrato di non apprezzare molto, forse ha ragione il Corriere: l’uscente Donald Trump – che nel caucus chiuso dei republicans ha ottenuto il 97% – è il candidato più avvantaggiato dal caucus democratico.

 

Foto  Il dibattito dei candidati democratici. (La Stampa)

 

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