L’UE scatena “l’opzione nucleare” contro Orban per aver disubbidito ai diktat europei.

Non una bomba, ovviamente, quella che ha colpito oggi il Ministro ungherese o almeno non nel termine classico della parola; ma se i potentati europei hanno scelto questo nickname per indicare la misura resa possibile dall’articolo 7 del Trattato di Lisbona, che punisce gli Stati che non rispettano i valori fondanti dell’UE vuol dire che con essa si intende radere al suolo le libertà, la sovranità, e l’indipendenza del paese contro cui la si adotta.

Ma per avere una visione d’insieme, diversa da quella che ci propongono i media mainstream, su ciò che è accaduto oggi al Parlamento europeo contro Viktor Orban – e indirettamente contro tutti coloro che intendono lottare per difendere la propria sovranità ed i propri confini – bisogna fare un passo indietro, spiegando chi è il Primo Ministro ungherese e in che modo ha sfidato il Cartello finanziario internazionale che muove le fila dell’Unione Europea.

E’ una lanterna nel buio, Viktor Orban nella sua lotta per la sovranità del proprio paese: l’Ungheria. È una lanterna nel buio, col suo discorso in cui dichiarò di “aver respinto gli attacchi ed aver dato qualche botta ai piagnoni del Parlamento Europeo” quelli che oggi hanno provato a chiuderlo all’angolo; è una lanterna nel buio, per la sua lotta contro le multinazionali e le banche straniere, colpevoli di essere “lo strumento mediante il quale gli ungheresi si impoveriscono, a favore dei potentati finanziari europei al cui vertice ci sono la finanza speculativa internazionale e la grande industria tedesca, che sta imponendo la propria egemonia sull’Europa.”

Nei suoi più celebri discorsi il premier ungherese ha, infatti, evidenziato il predominio dei grandi stati membri all’interno dell’Unione Europea (in sostanza la Germania e la Francia) e della sua convinzione che il Cartello finanziario internazionale, in realtà, stia sfruttando i paesi piccoli, drenando via da essi risorse finanziarie ed umane. “L’obiettivo per l’Ungheria”, dice Orbán, “è quello di prevenire e contrastare tale sfruttamento e la fuga di cervelli” e di contenere con ogni mezzo l’immigrazione clandestina”.

Questa è l’essenza della strategia nazionale ungherese. Orbán ha un grande carisma, una personalità che ha conquistato gli ungheresi e non solo, visto che in molte parti d’Europa, Italia compresa, viene visto come modello per una rivoluzione politica e pacifica che ridia sovranità ai popoli. Ottimi i rapporti con Matteo Salvini e Giorgia Meloni che hanno provato a difenderlo anche in questo ultimo e vergognoso assalto contro di lui da parte del Parlamento Europeo.

Il suo Governo, in carica dal 2010, si è contraddistinto per un braccio di ferro contro la Commissione Europea, e soprattutto contro la BCE ed il FMI; Orbán, infatti, ha in passato rigettato i termini proposti dal Fondo Monetario Internazionale, rifiutandosi di tagliare le pensioni a copertura di un prestito al suo paese, ed ha quindi invitato quelli del FMI a chiudere gli uffici nel suo paese.

Dopo la riforma della Costituzione del suo paese, infatti, Orbán ha risposto agli attacchi dell’Unione Europea in maniera secca e decisa: “Siamo uno stato di diritto, il Governo sta rispettando le norme europee, il potere costituente spetta solo al Parlamento ungherese. Siamo sovrani, decidiamo noi.”

Tutto questo, per anni gli ha scatenato contro una feroce campagna mediatica nella quale è stato dipinto come un nuovo dittatore che sta restringendo le libertà civili nel paese magiaro. Ma la campagna non ha attecchito, anzi, ha fatto crescere la popolarità di Orbán in tutta Europa, ed il suo partito è stato riconfermato alle successive elezioni con un consenso sempre maggiore. Cosa che ha spinto il Cartello finanziario, che muove le istituzioni europee, a prendere in mano la situazione scagliandosi contro di lui e addirittura facendo votare dal Parlamento europeo per la prima volta “l’opzione nucleare” nata per imbavagliare i leader euroscettici. Essa comporta, infatti, la perdita di voto nelle sezioni europee.

Di cosa lo accusa l’Unione Europea ? Ufficialmente di avere indebolito lo stato di diritto in verità lo punisce per aver messo in discussione il diritto del Cartello europeo di prevalere nel suo Stato.

Lo accusano di andare contro le istituzioni democratiche, in realtà lo puniscono perché lui, che è stato democraticamente eletto, non accetta diktat da istituzioni che non hanno investitura democratica (Commissione Europea, BCE). Lo accusano per le sue politiche anti-immigrazione; in realtà lo puniscono per non aver lasciato invadere l’Ungheria. Lo accusano di attacchi alla magistratura; in realtà lo puniscono per non aver permesso alla magistratura di essere politicizzata ed usata come braccio armato del Cartello finanziario come troppo spesso sta avvenendo in Italia. Come vedete la realtà viene completamente ribaltata dai media mainstream.

Non solo i dati elettorali, ma anche i dati economici danno ragione al “modello ungherese” di Orbán, che prevede finanziamenti a tasso zero per gli istituti di credito che si impegnino a finanziare a loro volta le piccole e medie imprese ad un interesse non superiore al 2%.

La sua carta vincente, che è poi quella che l’ha reso nemico da combattere per l’Unione Europea, è quella di porre sotto controllo governativo la Banca Centrale (vale la pena ricordare che l’Ungheria non fa parte dell’Euro), quindi sottraendola alle banche private manipolate dal Cartello finanziario. Mossa ovviamente aspramente criticata dalla BCE e dalla Commissione europea guidate da membri del Cartello stesso.

Il Governo ungherese ha assunto la sovranità della sua moneta. E questo per i potentati finanziari europei non è accettabile.

Orban ha anche rischiato un “grave incidente”. Durante una visita del premier ungherese in Romania; improvvisamente, un’auto è piombata sul corteo di auto centrando in pieno il mezzo blindato che precedeva l’auto nella quale si trovava il premier. Soltanto per una questione di attimi non ci sono state conseguenze irreparabili.

Sarà sicuramente una coincidenza che l’incidente sia avvenuto a pochi giorni di distanza dal suo messaggio contro il Fondo Monetario Internazionale e contro i potentati europei. Non intendo alimentare complottismi o dietrologie prendendo in esame ipotesi diverse da quelle del fortuito incidente.

Di certo il Cartello finanziario europeo sta provando a metterlo fuori dai giochi politicamente, prima con una campagna mediatica contro di lui che ha trovato subito sponda in tutti i media italiani. Basti pensare che su Repubblica viene definito “regime” quello di un primo Ministro democraticamente eletto più volte consecutive, dopo aver passato anche anni all’opposizione.

Addirittura l’ambasciatore di Ungheria in Roma, in data 24 maggio 2013, ha fatto pervenire una lettera al direttore del quotidiano Ezio Mauro, accusando il corrispondente da

Berlino del suo giornale di attribuire, in maniera faziosa, affermazioni al Primo Ministro Ungherese, che questi, in realtà, non ha mai pronunciato.

“Non vorrei commentare le accuse ridicole del vostro corrispondente (legge bavaglio, partito-stato, nazional-populista, regime)”, scrive indignato l’ambasciatore, “perché è stato tutto già smentito diverse volte da fori ed autorità europee, che ormai sono diventate scenografie permanenti nei suoi articoli. Esprimo però rammarico e delusione per il fatto che le mie lettere correttive non vengano mai pubblicate sul vostro giornale, ricordando che la fedele rappresentazione dei fatti è un requisito assoluto, inerente all’etica giornalistica universale”, conclude il rappresentante diplomatico ungherese.

In Ungheria, comunque, i cittadini hanno ritenuto opportuno manifestare per strada la loro solidarietà al Ministro ungherese con cartelli con su scritto “Abbiamo votato per Orbán e non per Goldman Sachs”, un messaggio che in una sola frase racchiude tutto quello che i nostri media non riporteranno mai.

Il resto è cronaca di oggi con l’attacco votato da Parlamento europeo. Un attacco che oggi colpisce Orban ma che vuole essere un’intimidazione verso tutti coloro che intendo difendere la propria patria, i propri confini, il proprio popolo e la propria economia. Chi oggi ha votato a favore della censura di Orban ha votato contro chi lotta democraticamente per la propria indipendenza e la propria sovranità. Questo voto ha segnato uno spartiacque. Finalmente sappiamo chi sta dalla parte dei popoli e chi dalla parte del Cartello finanziario.

La Lega ha dato l’ennesima dimostrazione del proprio impegno a sostegno della sovranità. I suoi alleati del Movimento Cinquestelle sono, invece, usciti allo scoperto dimostrando che l’ala sinistra del Movimento stesso, quella europeista, eurista, quella che in passato ha cercato l’alleanza con il Pd, quella pro immigrazione, capeggiata da Roberto Fico è tutt’altro che minoritaria e se oggi è aggrappata al Governo per i propri interessi, domani, con ogni probabilità, sarà la costola che tradirà il cambiamento

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