Ballottaggi siciliani: avanti il M5S, brusca frenata leghista

Il “derby di governo”, come già lo chiamano alcune testate, è stato risolto a favore del Movimento 5 Stelle per due a zero. O, per meglio dire, per “due su due” contro “zero su due”. Tali sono gli esiti dei ballottaggi che, domenica 12 maggio, hanno definitivamente risolto il nodo delle elezioni comunali in Sicilia. Un nodo, lo si ricorda, fatto di alleanze situazionali e critiche alle stesse, e che ha visto le forze politiche mescolarsi a proprio piacimento anche a distanza di pochi chilometri fra un comune e l’altro.

Cinque i comuni andati al voto nel corso di questa sessione aggiuntiva di elettorato attivo, che ha visto prevalere i candidati del Movimento Cinque Stelle in entrambi i comuni per loro in ballo. Debacle della Lega, invece, che interrompe la serie di vittorie su scala regionale di recente ottenute: evidentemente la Sicilia non dimentica – come invece altri hanno fatto – la natura settentrionalista del partito oggi di Matteo Salvini.

Il M5S si appropria pertanto di Caltanissetta – unico capoluogo al voto – con Roberto Gambino a battere Michele Giarratana (cdx), e già qualche indiscrezione sondaggistica pare rivelare che verso il partito di Casaleggio siano confluiti i voti leghisti. Stesso risultato ottenuto a Castelvetrano, “casa” del boss di Cosa nostra Messina Denaro, dove Enzo Alfano ottiene addirittura il 64% dei voti contro il rivale Calogero Martire.

Le sconfitte della Lega, invece, arrivano da Gela e Mazara del Vallo. La prima cittadina era stata teatro di un comizio particolarmente intenso – e caratterizzato da poca affluenza – di Matteo Salvini, ma ciò presumibilmente non è bastato: a vincere, seppur di misura (52,4%) è stato il candidato del centrosinistra Salvatore Quinci. Mazara registra una sconfitta simile (52,5%), ma contro Lucio Greco, sostenuto da un centrodestra in questa occasione separato dalla Lega.

Monreale, dove i partiti di governo erano già stati esclusi al primo turno, ha invece restituito per risultato la vittoria di Alberto Arcidiacono (centrodestra) con il 55,5% delle preferenze su Piero Capizzi, sostenuto da una lista civica.

Non mancano, come di consueto, le polemiche, anche da parte di chi può dire di aver vinto la “prova”: Luigi Di Maio parla di un’alleanza tra Partito Democratico e Forza Italia che avrebbe dell’«inquietante», riferendosi alla situazione di Gela: il neosindaco Greco, di centrodestra, era infatti stato appoggiato anche dal centrosinistra di Zingaretti. Netta la replica di Gianfranco Micciché, che non vuole andare verso la strada del Nazareno ma, specifica, «i simili devono stare insieme. Sono arrivato a dire persino che io e Orlando siamo simili». In sostanza, niente più che un’alleanza contestuale dovuta più alla situazione regionale che non politica su larga scala. Ma, dall’una e dall’altra parte, la tipologia di scelta si dimostrerà effettivamente tale?

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