L’Umbria va a Donatella Tesei, ma è davvero una sorpresa? La candidata del centrodestra unito, con il suo 57,5%, ha surclassato di un 20% netto il rivale Vincenzo Bianconi, sostenuto invece dalle forze di maggioranza al governo. Gli altri candidati, fuori da ogni rilevanza, si situano tutti al di sotto del 2,3%. C’è già chi indica il vento che cambia, come lo stesso Salvini a capo di quella Lega che oggi è in Umbria primo partito con 150mila voti. Non sono mancate le esternazioni, da parte dell’ex ministro degli Interni, rivolte agli “ex colleghi” di governo pentastellati e ai loro nuovi soci del Pd: in particolare, da parte leghista si tiene a rimarcare la predominanza della Lega e si implica che essa dovrebbe stare al governo in quanto primo partito, diversamente dall’attuale coalizione giallorossa. Ciò, ovviamente, tralasciando il fatto che la Lega abbia perso quel diritto in seguito a un malriuscito trucchetto politico.
Altri due fattori concorrono a non far gridare, dopo le attuali elezioni in terra umbra, a un simile e decantato stravolgimento di fronti. Il primo sta nelll’andazzo generale dal Paese, già orientato verso il centrodestra unito nel corso delle ultime elezioni regionali e comunali. Certo, l’Umbria non è tradizionalmente una roccaforte destrorsa – tutt’altro – ma è forse l’ascesa di Giorgia Meloni (43mila voti, il doppio di Forza Italia) a sorprendere più di una già preventivata preferenza generica per la Lega.
Il secondo fattore sta nella figura del candidato d’opposizione, Vincenzo Bianconi, che venti giorni prima della chiamata alle urne è stato coinvolto in un presunto scandalo: Bianconi avrebbe abusato dei fondi destinati ai terremotati – tema sensibile, soprattutto in Italia centrale – per rinfoltire i bilanci delle sue imprese personali. Nello specifico, si tratterebbe di circa sei milioni di euro destinati agli alberghi di sua proprietà.
Bianconi – presidente di Federalberghi – era stato scelto a discapito di altri capaci amministratori in giro per la Regione, proprio per la sua capacità di mettere d’accordo Pd e M5s: fino all’ipotesi dello scandalo, l’imprenditore era considerato un simbolo della ricostruzione dopo il sisma del 2016. L’opinione pubblica, evidentemente, non ha apprezzato le accuse.
Al di là di questo, era noto e preventivabile che la Lega, nonostante lo scivolone di agosto, disponesse ancora di una marcia in più – vista, più che la non convincente azione di governo, la sua capacità di sfruttare media tradizionali e moderni per diffondere una forma di propaganda pervasiva e al passo coi tempi. In sostanza, quindi, nessuna sorpresa – ma nemmeno alcuna certezza tale da far gridare alle elezioni anticipate.