È partita ufficialmente l’avventura del Conte bis: al beneplacito di Sergio Mattarella è seguito ufficialmente il secondo incarico a Giuseppe Conte, che ha formato il proprio governo e condito la cerimonia di apertura del primo Consiglio dei Ministri con un’insolito passaggio di consegne: ha infatti ricevuto la canonica campanella non dal premier uscente – sé stesso – bensì dal Segretario di Palazzo Chigi, per poi passarsela da una mano all’altra e suonarla.
Da mercoledì, i social si sono subito scatenati su quello identificato come l’“anello debole” della nuova squadra di governo: nello specifico, il Ministro all’Agricoltura Teresa Bellanova. Alla Bellanova, oltre a insulti imperdonabili e fuori luogo sull’aspetto fisico, è stato rimproverato il fatto di avere la sola licenza media. È stata una bella sorpresa, in questo senso, constatare come non solo i partiti di governo ma anche dell’opposizione si siano schierati in blocco a difesa di Bellanova, bracciante agricola che ha combattuto il caporalato in Puglia e si è resa leader di importanti movimenti sindacali, fino ad arrivare dove è oggi. Non avrà il diploma o tantomeno una laurea, ma la figura di Bellanova è certamente adatta al Ministero che va a occupare.
Il resto del “totoministri” è andato risolvendosi in una quasi completa spartizione basata sui seggi in Parlamento: dieci ministeri al Movimento 5 Stelle, nove al Partito Democratico e uno a Liberi e Uguali. Oltre alle conferme di Bonafede alla Giustizia e Costa all’Ambiente, c’è anche il nome di Luigi Di Maio agli Esteri come risultato finale delle contrattazioni col Pd. Forse il nome che convince di meno in assoluto – diversamente dalla Bellanova – dati il disinteresse e l’inesperienza del leader politico pentastellato per il settore, oltre alla mancanza di titoli correlati e difficoltà di base con la lingua inglese. Con l’arresto della presunta spia russa a Napoli, passibile di estradizione verso gli Usa, questo Di Maio “di mondo” avrà subito la sua prima, importante gatta da pelare.
Il Ministero degli Interni, dopo la nefasta esperienza salviniana, è stato invece affidato a un tecnico: Lucia Lamorgese, prefetto dal 2003 e personaggio competente. La Lamorgese, proveniente dalla pubblica amministrazione anziché dai social network, non usa nemmeno i social network: evidente come si sia voluto dare un messaggio di “reistituzionalizzazione” del Ministero dopo le dirette social dal Papeete e i “bacioni” del precedente inquilino.
Degni di nota anche l’esordio del giovane Peppe Provenzano come Ministro per il Sud e il ritorno di Franceschini alla Cultura, mentre Speranza alla Salute e Bonetti alle Pari Opportunità sembrano voler indicare un netto cambio di corso rispetto alle precedenti esperienze politiche. Un occhio di attenzione va anche a Lorenzo Fioramonti all’Istruzione, che intende dare un miliardo alle università con microtributi sul cibo spazzatura e i voli aerei.
Una squadra importante, scelta forse con più attenzione di quella del primo governo Conte: reggerà alla prova del Parlamento? I numeri direbbero di sì, ma i sondaggi sembrano dare al governo – al momento – una preferenza del solo 48% tra i cittadini, con una “bocciatura” di maggioranza. C’è da osservare, però, come un po’ tutti i partiti siano calati nei sondaggi, anche quella stessa Lega che da una caduta del governo avrebbe da approfittare. Confidando che il Parlamento non faccia scherzi lunedì, insomma, la nuova stagione politica si apre nel segno della diffidenza. Ora bisognerà parlare meno e agire di più, se si intende invertire la rotta.